Foibe, Mattarella bacchetta comunisti e sinistre Cronaca di Tommaso Montesano
Testata: Libero Data: 11 febbraio 2025 Pagina: 1 Autore: Tommaso Montesano Titolo: «Foibe, Mattarella bacchetta i comunisti. Meloni: «Battuto il silenzio»»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/02/2025, a pag. 1, con il titolo "Foibe, Mattarella bacchetta i comunisti", la cronaca di Tommaso Montesano.
Tommaso Montesano
Mattarella nel Giorno del Ricordo bacchetta i comunisti per le Foibe. Non ci sono vittime dei totalitarismi di serie A e di serie B e i comunisti italiani trattarono i profughi istriani e dalmati come nemici. Non a caso, ancora oggi, le sinistre non vogliono ricordare le Foibe.
La tragedia degli esuli istriani e dalmati, quei 300mila italiani costretti a lasciare le loro terre pur di non disconoscere le loro radici, «fu sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta».
Quegli italiani costretti a prendere la via dell’esodo sotto la minaccia della «furia omicida dei comunisti jugoslavi», oltre a fare i conti «con stenti, sistemazioni precarie, povertà», dovettero subire anche l’umiliazione della «diffusa indifferenza» e della «diffidenza» una volta tornati nel nostro Paese. Non solo. «Da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito», ovvero i comunisti italiani, gli esuli ricevettero addirittura «ostilità».
È netto il discorso con il quale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, celebra al Quirinale il Giorno del ricordo. Un’occasione solenne, scandisce Mattarella, «per conservare e rinnovare la memoria delle sofferenze degli italiani d’Istria», di cui la tragedia delle foibe fu «il simbolo più tetro».
LE TESTIMONIANZE
Il capo dello Stato interviene alla conclusione di una cerimonia dove le testimonianze dei reduci si uniscono alle ricostruzioni storiche. Sul Colle si leggono due brani tratti dal libro «Le foibe spiegate ai ragazzi», di Greta Sclaunich, ma è toccante soprattutto la testimonianza di Egea Haffner, la «bambina con la valigia» da cui è stato tratto un film, di cui alcuni estratti sono stati proiettati. «Ricordo bene l’attimo in cui mi venne scattata quella fotografia. Avevo indossato il vestito della domenica, mi avevano fatto i boccoli e zio Alfonso mi aveva consegnato la famosa valigetta con su scritto: 30.001. Pola, la mia città, contava 30mila abitanti. Zio Alfonso aveva già capito che saremmo andati via tutti da quel luogo».
Egea aveva quattro anni e la sua storia è prima diventata un libro e poi un film, trasmesso ieri sera su Rai1. Mentre ricorda la sua storia e quella della sua famiglia - il padre portato via dai miliziani titini - la premier Giorgia Meloni si commuove. Egea, suo padre Kurt ucciso a 26 anni e quella valigia sono il simbolo delle tragedie avvenute nelle zone del confine orientale. Dove «dopo l’oppressione fascista», ricorda Mattarella, «si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone». E «nessuna squallida provocazione», assicura il presidente della Repubblica pensando all’atto vandalico del giorno prima alla foiba di Basovizza- dove ieri si è recato il ministro della Giustizia, Carlo Nordio - «può ridurne ricordo e dura condanna».
«La furia omicida dei comunisti jugoslavi si accanì su impiegati, intellettuali, famiglie, sacerdoti, anche su antifascisti, su compagni di ideologia, colpevoli soltanto di esigere rispetto nei confronti dell’identità delle proprie comunità», ricorda ancora il capo dello Stato.
TROPPO SILENZIO
Sul Colle, oltre alla premier Meloni, ci sono il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La presidente del Consiglio sui suoi canali social posta la foto di Palazzo Chigi illuminato con i colori del Tricolore: «Ricordare è un dovere di verità e giustizia.
L’Italia non dimentica». La storia degli esuli fiumani, istriani e dalmati «è patrimonio di tutta la Nazione». Soprattutto grazie alla legge che il 30 marzo 2004, nel secondo governo Berlusconi, istituì il Giorno del ricordo celebrato ieri. Ed è a questo che si riferisce Meloni quando ricorda con orgoglio che la storia di quegli “italiani con la valigia”, e di chi trovò la morte delle foibe titine (le vittime furono tra le 6mila e le 9mila, ma la stima è ancora approssimativa), «ha sconfitto la congiura del silenzio» e «nessun tentativo negazionista o giustificazionista potrà mai più nasconderla o cancellarla».
Al recupero, faticoso, di una memoria finalmente patrimonio nazionale si riferisce anche il presidente del Senato. «L’eccidio delle foibe e l’esodo di migliaia di italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia sono stati negati, ignorati dai libri di scuola, cancellati dalla memoria nazionale per troppo tempo», dice La Russa, ma adesso «la memoria di quelle sofferenze è tornata a far parte della coscienza nazionale».
«Per anni, una certa sinistra ha negato, minimizzato, giustificato. Ancora oggi, qualcuno tenta di riscrivere la storia, tra vergognosi oltraggi e atti di vandalismo, ma la memoria di quegli innocenti non può essere cancellata», concorda il vicepremier, e leader della Lega, Matteo Salvini.
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