Assassini di ebrei e cristiani, cittadini onorati in Italia Newsletter di Giulio Meotti
Testata: Newsletter di Giulio Meotti Data: 10 febbraio 2025 Pagina: 1 Autore: Giulio Meotti Titolo: «Assassini di ebrei e cristiani. Cittadini onorari in Italia»
Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Assassini di ebrei e cristiani. Cittadini onorari in Italia".
Giulio Meotti
Hanno ucciso sistematicamente ebrei e anche cristiani (come padre Georgios), adesso sono liberi. I palestinesi scarcerati in cambio degli ostaggi sono ancora un pericolo pubblico. E in Italia la politica si mobilita solo per loro, come se fossero vittime.
Georgios Tsibouktzakis è nato e cresciuto nella cittadina greca di Evosmos, che significa “profumo gradevole”. La famiglia Tsibouktzakis era povera perché, dopo aver completato la scuola elementare, a 12 anni, Georgios ha messo da parte gli studi e trovato lavoro in una fabbrica di tessuti. Il giovane Georgios ha sperimentato un risveglio religioso. Ha adottato uno stile di vita umile, donando i suoi beni, incluso il suo bene più prezioso, la sua bicicletta, per entrare in un ordine religioso greco-ortodosso.
Dopo aver studiato all'Università Aristotele di Salonicco, Georgios ha deciso di andare in Israele. Perché no? Il cristianesimo è nato nella terra di Israele. La Bibbia cristiana è piena di riferimenti alla Giudea (no, non c'è menzione della “Palestina”). Da devoto uomo di fede, voleva trascorrere il resto della sua vita lì. Nel 1990, Georgios arrivò in Israele e riprese gli studi religiosi in un seminario greco ortodosso. Dopo tre anni, divenne monaco e gli fu dato il nome di Padre Germanos. Fu ordinato sacerdote e diacono. Gli fu assegnato di vivere al monastero di San Giorgio, non lontano da Gerusalemme nel deserto della Giudea. Per molti anni, Padre Germanos fu l'unico residente del monastero che sorge là dove si apre, nelle altissime pareti rocciose, una caverna; la Bibbia racconta che vi trovò rifugio il profeta Elia, dissetato dalla sorgente e sfamato dai corvi che gli portavano cibo. II monastero, visitato da molti turisti, è una costruzione bianca di calce aggrappata alla roccia ed è ricca di reliquie di santi, antichi manoscritti e icone dono di zar russi.
Padre Germanos
Padre Germanos trascorreva le sue giornate pregando e studiando. Quando necessario, si recava in auto a Gerusalemme per fare commissioni. Era un'esistenza umile e pacifica. Fino al 22 giugno 2001.
Quella sera, il sacerdote stava tornando da Gerusalemme. Un terrorista arabo con un fucile da cecchino si nascondeva sopra l'autostrada vicino all'uscita della comunità ebraica di Ma’ale Adumim. Quando l'auto di Padre Germanos apparve nel campo visivo, il terrorista vide la targa gialla israeliana. E aprì il fuoco. Perché se hai una targa israeliana, probabilmente sei ebreo, e se sei ebreo, meriti di essere assassinato. Così, la vita del sacerdote è finita a 34 anni.
Questa settimana Ismail Raidadeh, il terrorista che ha ucciso Padre Germanos, è uscito dal carcere israeliano (assieme a decine di altri ergastolani, alcuni con 45 ergastoli, come Mohammed Abu Warda, responsabile della strage dell’autobus in via Giaffa a Gerusalemme).
A ordinare a Raidadeh di uccidere il sacerdote era stato Marwan Barghouti, che sconta 5 ergastoli.
Intanto da Gaza arrivavano tre ostaggi israeliani, torturati e affamati. Zigomi pronunciati, occhi infossati, clavicole prominenti, deperimento muscolare: dov’è lo scandalo? “Sembra che sia stato a Bergen Belsen”, dicono i familiari di uno degli ostaggi.
Immagini agghiaccianti che evocano tempi noti e bui. Ma la macchina della propaganda antisemita, stavolta per la prima volta oliata dalla gente “perbene”, riuscirà a convincere l’opinione pubblica che gli ebrei sono gli unici responsabili del loro aspetto.
E la Croce Rossa si dava la mano con i terroristi islamici di Gaza.
Scrive su Le Figaro un magnifico spirito libero come Michel Onfray: “Quando la sinistra era di sinistra, uno dei suoi segnali distintivi era la critica alla tortura. Ma questo era prima che il nichilismo lo contagiasse. La prova: il coro dei ‘progressisti’ non finisce mai di elogiare i terroristi di Hamas, trasformati in santi del palestinismo, in eroi della resistenza al sionismo globale, che praticano la tortura, la mettono in scena, la drammatizzano in cerimonie trasmesse in tutto il mondo come quelle di Norimberga, e che permettono al governo di mostrare il suo potere attraverso la sua crudeltà. Il fatto che la sinistra possa accettare la tortura di un bambino di due anni colpevole di essere ebreo dimostra cosa è diventata la religione del progresso: un veleno che lavora contro il progresso! Una regressione presentata come un grande balzo in avanti, ma che in realtà è un grande balzo verso l'abisso etico e politico”.
Onfray ha detto tutto quello che c’era da dire e la stampa italiana può soltanto invidiare la Francia per avere una mente libera come lui.
Ma lasciamo stare per un attimo Gaza, che è la parte peggiore di quelli che la comunità internazionale chiama “territori palestinesi” e che altro non sono che un buco infernale di Jihad, sottomissione e morte. Barghouti è stato scelto dai nostri media e politici per essere la parte “buona”, quella della Cisgiordania e dell’Autorità Palestinese finanziata da Europa e America.
Barghouti è cittadino onorario della città di Palermo. La città delle stragi mafiose, di Falcone e Borsellino (quanta retorica), ha onorato un assassino che mandava ogni giorno giovani tanzim carichi di chiodi e tritolo a farsi saltare in aria su autobus o in ristoranti pieni di ebrei, pazienza se c’erano pure cristiani, ciò che importava era ucciderne il maggior numero possibile. Ovviamente in nome della “pace” e “due stati due popoli”, giusto?
Parlamentari come Lapo Pistelli e Vincenzo Vita del Partito Democratico hanno partecipato a una giornata che ha chiesto la scarcerazione di Barghouti nella sede dell’Unione Europea a Roma. Per la liberazione di Barghouti si battono le ong italiane. Anche l’Anpi (poteva mancare?) si associa alla campagna per l’ergastolo assieme all’Arci e a Sinistra Ecologia Libertà.
In Francia numerose città gli hanno intitolato strade e piazze, come Valenton. Una piazza in suo nome è stata inaugurata a Coulounieix-Chamiers. Il comune socialista ha votato a larga maggioranza la proposta di nominare il piazzale del Castello di Izards in onore del terrorista palestinese. Una foto di Barghouti è stata esposta al municipio di Stains. All’arciterrorista è stata concessa la cittadinanza onoraria da venti città francesi, come Ivry-sur-Seine. E poi Gennevilliers, La Courneuve, Pierrefitte-sur-Seine, La Verrière, Vitry-sur-Seine (qui il video della cerimonia d’onore col sindaco).
Deputati francesi di sinistra sono anche andati a rendere omaggio a Barghouti in carcere. Deputati del Parlamento belga hanno lanciato una campagna per candidare Barghouti al Nobel per la pace.
Nella cittadina francese di Bezons fra i cittadini onorari c’è anche Majdi al Rimawi, capo della cellula di terroristi che ha ucciso il ministro israeliano del Turismo, Rehavam Ze’evi. Di Ahmad Saadat, il capo del Fronte per la liberazione della Palestina implicato nell’uccisione del ministro, chiede invece la liberazione Amnesty International, la ong dalla reputazione compromessa.
La famiglia Sharabi: moglie e figlie uccise abbracciate da Hamas ed Eli dopo la prigionia a Gaza
In cambio di questi assassini di ebrei e cristiani da Gaza è uscito, tra gli altri, Eli Sharabi, 52 anni, il 7 ottobre è stato rapito da casa, nel kibbutz Be’eri, a nove chilometri dalla Striscia. Quel giorno, i terroristi di Hamas hanno ucciso la moglie Lianne, 48, e le figlie Yahel, 13, e Noiya, 16, e il loro cane. Le tre donne sono state trovate nella stanza di sicurezza, senza vita, strette in un abbraccio. “Nostra figlia ha protetto le ragazze con il suo corpo fino alla fine”, hanno raccontato i genitori che vivono a Bristol. E hanno aggiunto: “Non sappiamo nemmeno se Eli sa che cosa è successo alla sua famiglia”. Prima di essere uccisa, Lianne ha scritto in un messaggio ai fratelli: “Ci sono terroristi nel kibbutz, gridano ‘muori Israele’”.
Lo gridano da quindici mesi anche pezzi malati e persi d’Occidente.
Nelle città che intitolano strade a Barghouti si costruiscono mega moschee finanziate dal Qatar. Ad Aubervilliers, città a maggioranza islamica, dove Barghouti è diventato cittadino onorario appena 48 ore dallo sgozzamento di padre Jacques Hamel, tirano le bombe molotov contro le scuole ebraiche. Sono città da cui gli ebrei sono scappati in questi anni. Da Stains, le famiglie ebraiche sono passate da 250 a 50, a La Courneuve da 300 a 80…
Come a Gaza: dal 2005 non ci sono più ebrei e gli unici sono quelli nei tunnel di Hamas.
Il settimanale Marianne ci porta a Stains: “Il sindaco di questo comune della ha scelto di collocare il suo mandato sotto la bandiera di un forte ‘palestinismo’, anche se ciò significa allinearsi alla propaganda di Hamas. Nel frattempo gli abitanti ebrei della città se ne vanno. Una delle strade è ribattezzata con il nome di una delle mogli del profeta Maometto. Una nuova moschea sarà costruita su un terreno messo a disposizione dal comune tramite un contratto di locazione a lungo termine. Sarà costruita su tre livelli per ospitare più di 1.000 fedeli. Nel corso degli anni la cittadina si è svuotata dei suoi abitanti ebrei. L’unica sinagoga della città sembra essere scomparsa dal panorama sociale. Una sinagoga? ‘Non so nemmeno se ce n'è una’, confessa un agente comunale che vive a Stans”.
La cittadina fuori Parigi di Argenteuil è gemellata con Kobar, il villaggio natale di Barghouti. Argenteuil è la capitale del salafismo francese. Città conquistata dall’Islam.
“A volte”, scrisse Blaise Pascal, “impariamo più dalla vista del male che da un esempio di bene”. L’Europa che si schiera con i terroristi si scava la fossa da sola.
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