Chiudere l’UNRWA è il primo passo Analisi di Ben-Dror Yemini
Testata: israele.net Data: 08 febbraio 2025 Pagina: 1 Autore: Ben-Dror Yemini Titolo: «Quella menzogna vecchia di quasi 80 anni: l’UNRWA non serve affatto per riabilitare la condizione dei profughi palestinesi»
Riprendiamo dal sito www.israele.net - diretto da Marco Paganoni - l'analisi di Ben-Dror Yemini tradotta da YnetNews dal titolo "Quella menzogna vecchia di quasi 80 anni: l’UNRWA non serve affatto per riabilitare la condizione dei profughi palestinesi".
Ben-Dror YeminiL’Unrwa serve per tenere in vita all’infinito la rivendicazione di un inesistente “diritto" a insediarsi dentro Israele, che equivarrebbe alla distruzione dello stato ebraico, le democrazie occidentali smettano di finanziare il terrorismo, chiudere l'Unrwa è solo il primo passo
Questa è la prima settimana in Israele senza UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi: una svolta che potrebbe segnare il possibile inizio di un nuovo capitolo in Medio Oriente.
Una delle menzogne più vecchie è che l’UNRWA si occupi dei profughi palestinesi. Non è così. Si occupa dei loro discendenti: una questione che sta al cuore del conflitto.
Nel dicembre 1948, al culmine della guerra d’indipendenza d’Israele, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò la risoluzione 194, che all’articolo 11 diceva: “I profughi che desiderano tornare alle loro case e vivere in pace con i loro vicini dovrebbero essere autorizzati a farlo il prima possibile” (la risoluzione non nominava in nessun punto un right “diritto” al ritorno ndr).
Tutti gli stati arabi votarono contro, poiché la risoluzione riconosceva implicitamente l’esistenza di Israele.
Oggi – vedi l’ironia – arabi e palestinesi sostengono a gran voce quella risoluzione. Ma non perché siano preoccupati per la condizione dei profughi. Già nel febbraio 1949, il ministro degli esteri egiziano Muhammad Salah al-Din dichiarava: “La rivendicazione del ritorno dei profughi è una richiesta di distruzione di Israele”.
Questo non è mai cambiato. Il cosiddetto “diritto al ritorno” è sempre stato una richiesta di distruzione di Israele.
Nel dicembre 1949, l’Onu istituì l’UNRWA non perché fosse necessaria un’agenzia separata. L’Onu aveva già l’Organizzazione Internazionale per i Rifugiati (IRO), che in seguito divenne l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR). Questi organismi furono creati per risolvere le questioni di profughi in tutto il mondo.
Ma gli stati arabi pretesero e ottennero un organismo politico separato non per risolvere, bensì per perpetuare il problema dei profughi palestinesi.
Altre risoluzioni dell’Onu volte a reinsediare i profughi sono state sistematicamente bloccate dagli stati arabi (ad eccezione della Giordania, che ha concesso loro la cittadinanza).
L’obiettivo non è mai stato quello di risolvere la questione dei rifugiati, ma di mantenerla aperta come uno strumento nella lotta contro Israele.
Nel corso dei decenni, le iniziative di pace sono fallite non a causa di confini o insediamenti, ma perché i palestinesi non volevano uno stato arabo-palestinese. Volevano due stati arabo-palestinesi: volevano che milioni di palestinesi non vivessero nello stato palestinese (da creare accanto a Israele ndr), bensì all’interno dello stesso Israele.
Nel 2002 Farouk Qaddumi, alto esponete dell’OLP (Organizzazione per la liberazione della Palestina) e di Fatah, all’epoca un potenziale successore di Yasser Arafat, sintetizzò con queste parole la posizione palestinese in risposta alla proposta di pace avanzata dall’Arabia Saudita: “Il diritto al ritorno è più importante di uno stato”.
Il che segnò la condanna dell’iniziativa saudita, che venne trasformata nella cosiddetta “Iniziativa di pace araba” che sanciva il “diritto” dei discendenti dei profughi a insediarsi in Israele come perenne ostacolo alla pace.
La definizione di profugo accettata a livello internazionale esclude coloro che ottengono la cittadinanza in un altro paese. La definizione dell’UNRWA è diversa. Milioni di discendenti palestinesi sono stati naturalizzati, principalmente in Giordania dove 2,3 milioni di palestinesi hanno la cittadinanza. Eppure l’UNRWA li classifica ancora come “profughi” (e qualifica come “profughi” anche quelli che vivono in Cisgiordania e Gaza, quindi all’interno della Palestina, sebbene a qualche km di distanza dalle case dove vivevano i loro nonni e bisnonni ndr)
L’inganno continua. Secondo l’UNRWA, il Libano ospita 493.207 profughi. È falso. Uno studio del 2010 dell’Università Americana di Beirut ha rilevato che il numero effettivo era di circa 270.000, e da allora non ha fatto che diminuire.
L’ultimo censimento ufficiale del 2017, ne contava in Libano 174.422: quasi tutti non profughi, ma discendenti di profughi. All’epoca, il 69% dei giovani palestinesi in Libano voleva emigrare. Molti lo hanno già fatto. In realtà, il Libano probabilmente non ospita più di un quarto di coloro che ancora figurano negli elenchi dell’UNRWA. Eppure il mondo continua a pagare.
La maggior parte del budget dell’UNRWA negli ultimi anni è stata destinata all’istruzione. Sembra una buona idea? Purtroppo non è così.
Le ricerche rivelano che i libri di testo su cui studiano centinaia di migliaia di palestinesi discendenti di profughi promuovono il “diritto al ritorno” come unica via d’uscita, istigano all’odio e glorificano la violenza.
L’UNRWA non ha mai avviato un solo progetto di riabilitazione, perché il suo obiettivo non è mai stato lo sviluppo o il reinsediamento, ma la distruzione di Israele attraverso l’invasione demografica.
Ora sappiamo anche che dipendenti dell’UNRWA hanno partecipato al massacro del 7 ottobre, che agenti di Hamas erano sul libro paga dell’UNRWA e che le sue strutture sono state utilizzate per immagazzinare armi e lanciare razzi contro Israele. L’ostaggio da poco liberata Emily Damari ha riferito di essere stata tenuta prigioniera in un edificio dell’UNRWA.
È tardi, ma perlomeno dalla scorsa settimana è entrata in vigore la nuova legge israeliana che vieta le attività dell’UNRWA nel paese.
La legge è stata approvata con una maggioranza senza precedenti di 92 membri della Knesset (su 120). Anche solo questo fatto è degno di considerazione.
Eppure per decenni Israele ha ufficialmente collaborato con l’UNRWA, per tenere in vita un’illusione di quiete e demandare a qualcuno la responsabilità per i discendenti dei profughi: un errore di proporzioni storiche, molto simile a quello di lasciar arrivare finanziamenti a Hamas.
Ora, con la legge in vigore, Israele deve fare pressione per uno sforzo internazionale che smantelli l’UNRWA e trasferisca le sue responsabilità all’UNHCR.
Nel giro di pochi anni non ci sarebbero più palestinesi in condizione di “profugo” perché questo è lo standard globale per tutti i profughi.
Fin dalla sua istituzione, l’UNRWA ha ricevuto circa 30 miliardi di dollari di finanziamenti, più che sufficienti per costruire alloggi, zone industriali e fornire occupazione.
Chiudere l’UNRWA non risolverà la questione palestinese. Ma è un primo passo fondamentale.
(Da: YnetNews, 2.2.25)
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