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Libero Rassegna Stampa
06.02.2025 Zelensky vuole sicurezza durante le trattative
Cronaca di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 06 febbraio 2025
Pagina: 13
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Putin si sblocca: parlerei con Zelensky»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/02/2025, pag. 13, con il titolo "Putin si sblocca: parlerei con Zelensky", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

Zelensky, per la prima volta, apre alla trattativa diretta con Putin, nella sua intervista a Piers Morgan, giornalista britannico. E anche Putin contempla la possibilità di un negoziato diretto con il presidente ucraino, opzione sinora esclusa. Speriamo che Trump dia una mano!

 «Se questa è l'unica opzione per portare la pace ai cittadini ucraini e a non perdere vite, sicuramente opteremo per questa scelta», ha detto Zelensky rispondendo a una domanda su eventuali negoziati diretti con la Russia che il giornalista britannico Piers Morgan gli ha posto in un’intervista andata in onda su YouTube.
Ed è una risposta clamorosa, sia perché è la prima volta che il presidente ucraino apre a trattative dirette con la Russia, sia perché nel 2022 vietò con un decreto qualsiasi negoziato con la Russia finché Putin fosse rimasto al potere. Tale veto peraltro era stato imposto anche da Mosca che ha sempre considerato Zelensky un presidente illegittimo e aveva posto come condizione sine qua non per eventuali trattative che prima si svolgessero in Ucraina regolari elezioni.
Anche Mosca tuttavia sembra decisa a passare oltre, tanto che il portavoce del Cremlino Peskov pur sottolineando i «grossi problemi in termini di legittimità» di Zelensky, ha sottolineato che «la parte russa rimane aperta ai negoziati». «I contatti stanno venendo portati avanti a livello di determinati dipartimenti e si sono intensificati di recente», ha riferito Peskov confermando una notizia che era stata anticipata da Trump nei giorni scorsi, ma ovviamente non sarà una trattativa facile.
Zelensky nella stessa intervista ha chiarito che Kiev non è disposta a riconoscere alcun territorio ucraino occupato come territorio russo, mentre Peskov ha chiarito che le richieste di Mosca affinché cessi immediatamente il fuoco rimangono le solite, ovvero che Kiev abbandoni «le nuove regioni russe», che si smilitarizzi, che adotti «uno status neutrale, non allineato e non nucleare» e che rinunci ad entrare nella Nato.
Quest’ultimo punto è probabilmente quello che più preoccupa Zelensky. Nell’intervista a Morgan si è chiesto che cosa l’Ucraina dovrebbe fare qualora «il processo di adesione all'Alleanza si trascinerà per anni o decenni, non per colpa dell'Ucraina, ma per colpa dei suoi partner».
«Quale sostegno riceveremo?», si chiede Zelensky che propone che nel caso a Kiev vengano restituite le armi nucleari a cui aveva rinunciato nel 1994, dopo il crollo dell'Urss, in cambio delle disattese garanzie di sicurezza iscritte nel Memorandum di Budapest sottoscritto anche da Stati Uniti e Russia. Prima della firma del memorandum, con 176 missili balistici e 400 testate ereditate nel 1991 dall’Unione Sovietica l’Ucraina era di fatto la terza potenza nucleare del mondo. Gran parte di queste armi erano anche state prodotte nello stesso territorio ucraino.
Un altro punto di discussione è la famosa questione delle terre rare ucraine che avrebbero attirato l’attenzione del presidente americano Trump. Se il presidente degli Stati Uniti «è interessato alle terre rare trovate nel sottosuolo ucraino, l'Ucraina è aperta agli investimenti statunitensi», ha confermato Zelensky. In cambio delle terre rare, Trump ha promesso la continuità degli aiuti militari americani, una condizione che il cancelliere tedesco Olaf Scholz aveva subito bollato come «egoista». Ma il leader ucraino ha fatto sapere di averne già parlato con lo stesso Trump, e che nulla osta a che le imprese americane assumano un ruolo guida nell'estrazione in territorio ucraino.
Anche Mosca è intervenuta nella diatriba, sottolineando il cambio di rotta di Washington che non è più disposta ad armare Kiev gratis. Anche se, ha detto sempre Peskov «sarebbe meglio che gli Usa non fornissero alcuna assistenza», perché in tal modo «aiuterebbero a mettere fine al conflitto». Il leader ucraino ha detto che comunque avrebbe accettato una «riunione con quattro partecipanti», riferendosi probabilmente a Ucraina, Stati Uniti, Ue e Russia.
Ma la prossima tappa dei negoziati dovrebbe essere la Conferenza sulla sicurezza di Monaco in programma dal 14 al 16 febbraio, in cui Keith Kellogg, l'inviato di Trump, discuterà con gli alleati le proposte del presidente americano per mettere fine al conflitto. Secondo Bloomberg tali proposte includono un potenziale congelamento dello status quo nei territori occupati dalle truppe russe in cambio di garanzie di sicurezza per l’Ucraina in modo che Mosca non possa attaccare di nuovo. «Incontrerò gli alleati che sono pronti a lavorare con noi» ha scritto su X Kellog.

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