Putin uccide i suoi soldati. Zelensky: li tratta come carne da macello Analisi di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 01 febbraio 2025 Pagina: 17 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Ritirata coreana»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 01/02/2025, a pag. 17, l'analisi di Anna Zafesova dal titolo "Ritirata coreana".
Anna Zafesova
Soldati nordcoreani ritirati dalla prima linea in Ucraina: troppe perdite. Putin li usa letteralmente come carne da macello- dice Zelenky- con il consenso del dittatore Kim Jong-un
Sono almeno tre settimane che i soldati nordcoreani non si fanno vedere sulla linea del fronte a Kursk. Secondo il New York Times, i militari di Pyongyang, inviati l'autunno scorso da Kim Jong Un ad assistere le truppe di Vladimir Putin, «sono stati ritirati a causa di numerosi caduti». Una notizia confermata ieri dal colonnello Oleksandr Kondratenko delle Forze delle operazioni speciali di Kyiv: «Molto probabilmente hanno subito troppe perdite e sono stati costretti a retrocedere», ha dichiarato alla Ukrainskaya Pravda.
Erano stati almeno 11 mila, secondo diverse fonti, i militari di Pyongyang inviati a novembre in soccorso alle truppe russe. Dislocati principalmente nella regione di Kursk, il territorio russo occupato dall'agosto scorso dagli ucraini (probabilmente per evitare a Kim nuove sanzioni per aver invaso il suolo dell'Ucraina), all'inizio erano stati raccontati dai soldati di Kyiv che li avevano fronteggiati in battaglia come «estremamente feroci». A Mosca si diceva che il dittatore nordcoreano avesse mandato sul fronte ucraino i suoi uomini migliori, le truppe speciali che avevano ricevuto il miglior addestramento ed equipaggiamento: «Sono splendidamente preparati e totalmente indifferenti alla morte», raccontava pieno di ammirazione l'inviato propagandista russo Yury Kotyonok. Alla prova dei fatti, però, gli ucraini sono rimasti delusi: i nordcoreani erano «estremamente disorganizzati», ha rivelato un funzionario anonimo del governo di Volodymyr Zelensky al New York Times, e i video girati dei soldati finiti prigionieri mostravano personaggi molto lontani dall'immagine di Rambo. «Combattono come 70 anni fa, vanno avanti mentre gli sparano contro», nel tentativo di rovesciare le linee nemiche, raccontava il giornalista ucraino Yury Butusov.
Spinti probabilmente più dal terrore dei loro comandanti, i nordcoreani si erano trovati in grande difficoltà, in un territorio sconosciuto di cui non parlavano la lingua, e non erano stati inseriti adeguatamente nella catena di comando russa, forse per la reciproca diffidenza degli ufficiali di Mosca e di Pyongyang, o forse perché considerati dai russi non all'altezza dei compiti. Molti testimoni sostenevano che i nordcoreani erano stati utilizzati principalmente nelle retrovie di Kursk, in compiti di sostegno che permettevano di liberare le truppe russe, oppure venivano lanciati contro le linee ucraine in «assalti da macello» come fanteria non qualificata. Il risultato, secondo il comandante delle truppe ucraine Oleksandr Syrsky, è che almeno metà degli 11 mila soldati di Kim sarebbe ormai fuori gioco. Fonti occidentali e sudcoreane parlavano già un mese fa di almeno 3000 vittime tra i nordcoreani, di cui un migliaio di morti. Tassi di mortalità paragonabili a quelli della fanteria russa, ma probabilmente aggravati nel caso dei nordcoreani da una preparazione che poteva venire considerata "d'eccellenza" soltanto per i parametri della dittatura di Kim. Che peraltro cerca di isolare i suoi soldati da quelli russi, perché preoccupata che si facciano corrompere dai costumi della Russia, decisamente più liberali di quelli di Pyongyang.
Il Cremlino non commenta la notizia, ma il portavoce della presidenza russa Dmitry Peskov ha ammesso ieri che nell'articolo del giornale americano ci sono «affermazioni sia corrette che sbagliate». Intanto, lo spionaggio di Seul sostiene che Kim è pronto a inviare a Kursk una nuova partita di suoi militari. Nonostante il numero dei nordcoreani al fronte non sia elevatissimo, per Putin infatti rappresentano comunque un aiuto importante: il numero dei volontari russi disposti ad arruolarsi, nonostante il continuo aumento delle paghe per i soldati, non è sufficiente a colmare le enormi perdite russe, e il Cremlino non vuole dichiarare una nuova mobilitazione per paura di perdere i consensi. Già quella precedente, nell'autunno 2022, aveva spinto decine di migliaia di maschi russi ad accalcarsi alle frontiere, e le famiglie continuano a denunciare sempre più casi di soldati di leva costretti con le minacce ad arruolarsi come "volontari" in Ucraina. Gli ufficiali ucraini intervistati dal New York Times non escludono infatti che i nordcoreani torneranno a combattere: gli eventuali vantaggi offerti da Mosca – tra cui, come temono a Washington, i segreti dei missili intercontinentali e delle testate atomiche – potrebbero sembrare a Kim più interessanti di qualche migliaio di soldati da far uccidere.
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