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La Repubblica Rassegna Stampa
14.01.2025 Gli Usa si rendono conto solo adesso chi è Abedini: Trump, attento!
Analisi di Paolo Mastrolilli e Rosario di Raimondo

Testata: La Repubblica
Data: 14 gennaio 2025
Pagina: 8
Autore: Paolo Mastrolilli e Rosario Di Raimondo
Titolo: «Delusi dall’Italia. Ora gli Usa chiedono rogatoria su Abedini»

Riprendiamo da LA REPUBBLICA di oggi, 14/01/2025, a pag. 8, con il titolo "Delusi dall’Italia. Ora gli Usa chiedono rogatoria su Abedini", l'analisi di Paolo Mastrolilli e Rosario Di Raimondo.

Paolo Mastrolilli - North America ...
Paolo Mastrolilli

Rosario Di Raimondo
Mohammed Abedini, l'ingegnere dei pasdaran, liberato dall'Italia in cambio di Cecilia Sala. Ora gli Usa si dicono molto delusi del nostro paese e chiedono di nuovo di incarcerare Abedini, per vie giudiziarie internazionali. Trump si renderà conto di chi abbiamo lasciato a piede libero. Intanto Abedini è libero in Iran!

“Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti - dice il portavoce a Repubblica - è deluso dalla decisione di revocare l’arresto provvisorio di Mohammad Abedininajafabadi, che ha portato al ritorno di Abedininajafabadi in Iran”. Quindi aggiunge che gli Usa non rinunciano a portarlo davanti alla giustizia: “Abedininajafabadi resta accusato nel distretto del Massachusetts di aver complottato per procurarsi tecnologia statunitense sensibile da utilizzare nel programma iraniano di attacco letale con droni e di aver fornito supporto materiale alle attività terroristiche del Corpo delle Guardie rivoluzionarie iraniane, attività che hanno provocato la morte di tre militari statunitensi nel gennaio 2024”. Sangue americano, che non puo’ essere dimenticato. Quindi un disappunto tecnico, oltre che politico, destinato a restare anche con l’arrivo di Trump.

Abedini oggi compie 39 anni. Può festeggiare il compleanno in Iran, assieme alla moglie e al figlio: con loro ha trascorso le prime ore di libertà dopo l’udienza-lampo che domenica mattina ha permesso la sua «immediata » scarcerazione dal penitenziario di Opera. Sono bastati una decina di minuti e un paio di pagine per imbarcarlo su un aereo per Teheran. Di lui, in Italia, resta un trolley. Ggli americani non hanno ottenuto l’estradizione di Mohammad Abedini Najafabadi, «l’uomo dei droni» e vogliono almeno il contenuto di quella valigia conservata in una cassaforte della procura di Milano. In attesa — è una delle ipotesi — di una rogatoria degli Usa.

Ore dieci di domenica 12 gennaio. Tribunale di Milano, quinta sezione penale della Corte d’appello. I corridoi sono deserti, o quasi. Al giudice di turno presente in ufficio quel giorno si affiancano altre due toghe per formare un collegio. I magistrati sono stati allertati nelle ore precedenti. Il ministro della Giustizia CarloNordio, avvalendosi di una sua prerogativa, chiede «la revoca di ogni misura cautelare» per Abedini, cittadino iraniano «che parla e comprende la lingua inglese», arrestato il 16 dicembre all’aeroporto Malpensa su mandato di cattura internazionale a stelle e strisce. E collegato, inevitabilmente, alla reclusione nel carcere di Evin della giornalista italiana Cecilia Sala, arrestata il 19 dicembre e liberata lo scorso 8 gennaio.

Per il caso in esame non serve neppure il parere della procura generale. Le toghe non possono fare altro che fermarsi e «prendere atto» di una richiesta frutto di «una decisione politica», come la definisce lo stesso presidente dell’Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia. Nelle due pagine firmate dal collegio presieduto da Flavia Nasi, si legge che «ai sensi dell’articolo 718 comma 2» del codice di procedura penale, «la misura coercitiva è revocata di diritto su richiesta del ministero della Giustizia». E si evidenzia come «debba essere immediatamente revocato il regime cautelare» e si «ordina l’immediata liberazione» del detenuto.

Passa un’oretta e domenica mattina Abedini è libero. Un aereo dell’Aise lo riporta in patria. E oggi il suo avvocato Alfredo De Francesco racconta: «È contento e molto sereno, anche se non ha praticamente dormito ». Da quando è rientrato a casa «si è dedicato molto al figlio piccolo».

Nel trolley sequestrato all’uomo dei droni al momento dell’arresto, e ora sotto custodia della procura di Milano, c’erano computer, smartphone, chiavette, documenti. In linea strettamente teorica, lo stesso avvocato dell’ex detenuto iraniano potrebbe chiedere la restituzione del bagaglio.

Ma viste le accuse all’ingegnere iraniano, è scontato che quel materiale interessi a chi gli dava la caccia e possa essere oggetto di rogatoria internazionale da parte degli Usa. Alla procura guidata da Marcello Viola, al momento, non sono arrivate richieste. Passerebbero prima dal ministero.

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