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Libero Rassegna Stampa
13.01.2025 Iran, condanna a morte: già 40
Cronaca di Matteo Legnani

Testata: Libero
Data: 13 gennaio 2025
Pagina: 7
Autore: Matteo Legnani
Titolo: «Gli ayatollah condannano a morte volontaria curda»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/01/2025, a pag. 7, con il titolo "Gli ayatollah condannano a morte volontaria curda" la cronaca di Matteo Legnani.

Pakhshan Azizi, attivista curda, condannata a morte in Iran. Le esecuzioni capitali sono già 40 nelle prime due settimane dell'anno. Le democrazie occidentali non si muovono neanche a parole!

Razha Pahlavi, il 64enne figlio primogenito dello scià di Persia spodestato nel 1979 dalla rivoluzione khomeinista, all'indomani della morte del presidente Ebrahim Raisi nel maggio scorso e ancora dopo le elezioni che a giugno hanno designato come suo successore il “riformista” Massoud Pezeshkian, aveva lanciato un monito sui social: «Non lasciatevi illudere dal fatto che Pezeshkian sia o si professi un moderato. Perché lui non è altro che un esponente del regime feroce a autoritario che da più di 40 anni sta sprofondando nelle tenebre e affamando il popolo iraniano. E finché quel regime non verrà eliminato, nulla cambierà in Iran».
Non inganni la recente liberazione di Cecilia Sala, la giornalista italiana tornata in Italia la scorsa settimana dopo essere stata arrestata e detenuta per tre settimane in carcere. Ieri, infatti, il regime di Teheran ha confermato la condanna a morte di una delle attiviste più note, tra quelle finite in carcere dopo le rivolte del 2022-2023 in cui centinaia di persone erano state ferite ed arrestate ed era stata uccisa Masha Amini.
Pakhshan Azizi, 40 anni, finirà giustiziata per impiccagione. Il 4 agosto 2023 era stata arrestata a Teheran assieme al padre, la sorella e il cognato. I suoi parenti erano stati rilasciati dopo qualche giorno, lei invece è rimasta per quattro mesi in cella di isolamento e Evin, lo stesso carcere in cui è stata detenuta Cecilia Sala, per poi essere trasferita nella sezione femminile dello stesso centro di detenzione.
La Azizi era stata già arrestata una prima volta nel 2009 durante un raduno di protesta di studenti curdi presso l'Università di Teheran contro le esecuzioni politiche in Kurdistan. Dopo quattro mesi di detenzione era stata rilasciata su cauzione e alla fine aveva lasciato l'Iran, risiedendo prima nella regione del Kurdistan iracheno e poi, dopo l'attacco dello Stato Islamico al Kurdistan siriano, aveva lavorato per diversi anni come assistente sociale nei campi profughi in Siria. In Iran era tornata nella primavera del 2023.
Nel febbraio 2024, dopo due comparizioni presso la Sezione cinque della procura pubblica e rivoluzionaria di Teheran, è stata accusata di «insurrezione armata», reato che in Iran prevede la pena di morte. La prima e la seconda udienza si sono tenute il 28 maggio e il 16 giugno 2024 presso la sezione 26 della Corte rivoluzionaria islamica di Teheran, presieduta dal giudice Iman Afshari. Il 23 luglio 2024, a oltre un mese dal verdetto, i suoi avvocati sono stati informati della sua condan na a morte.
Nella sentenza si afferma che da «appartenente a gruppi di opposizione attraverso la militanza nel Partito per la vita libera del Kurdistan» la Azizi «è entrata nel paese per infiammare la situazione in Iran, ha contattato le famiglie di coloro che sono stati uccisi nelle rivolte del 2022-23, ha spiegato loro gli obiettivi e i programmi del gruppo di opposizione e li ha incoraggiati a continuare le loro proteste e a non rinunciare alla vendetta di sangue per i loro figli». Il verdetto è stato confermato dalla Corte Suprema iraniana.
I numeri delle esecuzioni nel Paese degli ayatollah continuano ad essere agghiaccianti: nel corso del 2024 il regime ha mandato a morte 901 persone, tra le quali ci sono state 34 donne. Un terzo delle pene capitali sono state eseguite sotto la presidenza del “riformista” Pezeshkian. E nei primi dodici giorni del 2025 le esecuzioni sono già state 40.

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