Israele e l’attuale scenario mediorientale Analisi di Antonio Donno
Testata: Informazione Corretta Data: 12 gennaio 2025 Pagina: 1 Autore: Antonio Donno Titolo: «Israele e l’attuale scenario mediorientale»
Israele e l’attuale scenario mediorientale Analisi di Antonio Donno
Dopo aver inflitto durissime lezioni sia ad Hamas che a Hezbollah, Israele deve risolvere la questione degli Houthi, il gruppo terroristico, anch’esso sostenuto militarmente dall’Iran, che si colloca nello Yemen, sullo Stretto di Bab el-Mandeb, punto di ingresso nel Mar Rosso, costituendo con i suoi attacchi un pericolo costante per Israele. Allo stato attuale, il Mar Rosso presenta due punti cruciali per la navigazione delle navi degli Stati occidentali, in particolare quelle degli Stati Uniti, e soprattutto quelle di Israele. In attesa della possibile ricostruzione militare e umana di Hamas e di Hezbollah, il gruppo terroristico degli Houthi si incarica di attaccare le navi di Israele, grazie anche al permesso del governo di Sanaa, capitale dello Yemen, anch’esso nemico dichiarato di Gerusalemme. Questo è il primo punto cruciale di attacco a Israele a sud del Mar Rosso, al confine marittimo con il Golfo di Aden. Di recente, l’aviazione americana e quella israeliana hanno portato duri attacchi alle postazioni degli Houthi, insufficienti, però, per cancellare definitivamente la presenza del gruppo terroristico.
Più a nord del Mar Rosso – secondo punto da analizzare – è presente uno scenario di non semplice interpretazione, ma probabile fonte di una seconda crisi politico-militare, il Sudan. In questo Stato, da anni, è in corso una guerra civile che non tende ad esaurirsi. All’interno del Sudan operano le Rapid Support Forces, gruppi paramilitari sudanesi che hanno avuto il compito di agire nella guerra del Darfur, commettendo atroci crimini contro la popolazione di quella regione. Terminato apparentemente lo stragismo nel Darfur, le Rsf si sono emancipate dal governo sudanese di Khartoum e, sostenute anche dagli Emirati Arabi Uniti e dall’Egitto, oggi tentano di rovesciare il governo e impadronirsi del potere.
Tutto ciò potrebbe rientrare all’interno conflitti inter-africani, se non vi fossero interessi politici e militari di altri Stati. Infatti, l’Iran sembra essere interessato alle questioni sudanesi in corso, sostenendo, per ora soltanto politicamente, la difesa del governo sudanese contro le forze delle Rsf.
Perché Teheran osserva attentamente gli sviluppi della guerra civile in Sudan, ponendosi dalla parte del governo? Si fa sempre più evidente, secondo molti osservatori, il coinvolgimento dell’Iran in quella guerra, anche perché si sono riaperte le relazioni tra Teheran e Khartoum, dopo la rottura avvenuta nel 2016. Ora, invece, è nell’interesse dell’Iran di puntare ad una propria presenza nel Mar Rosso in modo sostanziale e l’azione degli Houthi è solo la premessa di una politica concreta di Teheran. Ecco, quindi, che il sostegno iraniano al governo sudanese è un primo passo per avere un accesso nel Mar Rosso grazie all’alleanza con il Sudan. Nonostante la grave crisi economica e le batoste militari ricevute da Israele, l’Iran non demorde dal suo progetto di espansione politica in altre aree.
Israele segue attentamente l’evoluzione della politica estera di Teheran. Un eventuale avvicinamento politico tra Sudan e Iran non può essere gradito da Gerusalemme. Il salto politico di Teheran dalle sponde del Golfo Arabico a quelle occidentali del Mar Rosso sarebbe un fatto strategico che Israele non potrebbe ignorare, anche perché ne potrebbe derivare una sorta di accerchiamento dei Paesi arabi degli “Accordi di Abramo” (Emirati arabi, Bahrein), che con Israele hanno firmato gli Accordi, con l’avallo di Washington. Se l’Iran dovesse portare a compimento un avvicinamento con il Sudan, una vastissima regione che si affaccia sul Mar Rosso potrebbe divenire un punto strategico importante nella lotta iraniana con lo Stato ebraico.
È fondamentale che Israele ponga il problema al nuovo governo repubblicano di Donald Trump, il quale ha sempre preso nella dovuta considerazione i fatti mediorientali e le ragioni di Israele. Si tratterebbe di un passaggio molto importante dalle incertezze colpevoli di Biden ad una politica realistica sulla situazione del quadrante del Medio Oriente, in cui l’Iran – nonostante i colpi durissimi ricevuti nel 2024, insieme ai gruppi terroristici sostenuti militarmente – continua ad essere un pericolo costante per Gerusalemme.