Come il Mossad: una rete di spie ben infiltrate ha ucciso un generale a Mosca Analisi di Micol Flammini
Testata: Il Foglio Data: 18 dicembre 2024 Pagina: 1/III Autore: Micol Flammini Titolo: «Come una rete di spie ben infiltrate ha ucciso un generale a Mosca»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 18/12/2024, a pag. 1/III, con il titolo "Come una rete di spie ben infiltrate ha ucciso un generale a Mosca", l'analisi di Micol Flammini.
Micol Flammini
Erano le sei del mattino quando da un’abitazione sulla Prospettiva Ryazansky di Mosca il generale Igor Kirillov usciva con un suo assistente. Una macchina lo attendeva fuori dall’edificio per condurlo al primo appuntamento di giornata, ma nell’uscire Kirillov, uomo abituato a molte cautele di sicurezza, non aveva notato un monopattino parcheggiato proprio vicino all’ingresso. Poteva sembrare anonimo, usuale. Invece, non appena Kirillov ha messo un piede fuori dalla porta, il monopattino è esploso: aveva attaccata una bomba che probabilmente è stata azionata da remoto da qualcuno in attesa che poteva controllare l’uscita del generale. Kirillov era il capo della divisione RKhBZ, che sta per armi chimiche, biologiche, radiologiche dell’esercito russo. Era sanzionato dal Regno Unito e dall’Ucraina e accusato di aver usato la cloropicrina contro i soldati di Kyiv, un agente tossico che durante la Prima guerra mondiale veniva utilizzato come gas lacrimogeno: ha l’odore pungente e funge da soffocante.
Kirillov era anche l’uomo di riferimento per le accuse russe agli Stati Uniti di nascondere laboratori di armi biologiche in Ucraina. Durante i suoi briefing aveva detto che gli americani pianificavano di trasportare zanzare infette tramite droni per poi rilasciarle vicino alle basi dell’esercito russo, aveva accusato Kyiv di aver raccolto ceppi di influenza aviaria per creare una nuova pandemia. Mosca ha spiegato la sua morte come il tentativo dell’occidente di eliminare un uomo abituato a dire scomode verità, a rivelare i segreti e non addetto a pianificare armi illegali. La portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova ha detto: “Kirillov ha sistematicamente denunciato le provocazioni della Nato con armi chimiche in Siria, le manipolazioni del Regno Unito con sostanze chimiche proibite, le provocazioni a Salisbury… le attività mortali dei laboratori biologici americani in Ucraina… Ha lavorato senza paura, non si nascondeva, camminava a testa alta per la patria, per la verità”. Mosca è già pronta a fare di Kirillov un martire, le parole della Zakharova vanno lette al contrario: fu la Russia assieme al regime siriano a usare armi chimiche contro la popolazione, a Salisbury l’ex spia russa Sergei Skripal fu avvelenata da due agenti dell’intelligence militare russa, Gru, che avevano trasportato sul suolo britannico un potente agente nervino, il novichok. Il Cremlino ha promesso una vendetta rapida, è preoccupato per le operazioni sul suo territorio contro militari e propagandisti che possono rivelare quanto in profondità una rete di spie contrarie al regime sia in grado di agire e ha subito accusato l’Ucraina di aver orchestrato ed eseguito l’omicidio del generale.
Kirillov è l’ufficiale russo più alto in grado a essere stato ucciso da un’esplosione in Russia, Kyiv non ha mai detto ufficialmente di essere dietro la sua morte né lo ha fatto per altre esplosioni sul territorio russo che si sono succedute dall’inizio dell’invasione contro l’Ucraina. Nell’agosto del 2022 a Mosca venne uccisa Daria Dugina, figlia del propagandista Aleksander, una bomba era stata piazzata sotto la sua macchina; nell’aprile del 2023 il blogger militare russo Maksim Fomin, conosciuto come Vladlen Tatarsky, è stato ucciso in un caffè di San Pietroburgo: in un busto che lo raffigurava era stato posto un ordigno, lo prese in mano come fosse un trofeo e morì per l’esplosione. Nel 2024, a Mosca, l’ufficiale Andrei Torgashov rimase ferito: una bomba era stata posta vicino alla sua macchina. La scorsa settimana, secondo il Kyiv Independent, Mikhail Shatsky, esperto del programma missilistico russo, sarebbe stato ucciso nella foresta Kuzminsky, nella regione di Mosca, per il momento mancano conferme.
I servizi segreti di Mosca si sono concentrati sulla guerra contro l’Ucraina, hanno dimostrato molte lacune anche nel comprendere fino a che punto potesse spingersi la resistenza di Kyiv, ma anche dal punto di vista interno, basandosi su una repressione profonda, i servizi segreti potrebbero aver sottovalutato la creazione e la formazione di una rete di spie. Il capo dell’intelligence ucraina, Kyrylo Budanov, è un estimatore dei metodi del Mossad, i servizi segreti esteri israeliani. Il giornalista americano Yaroslav Trofimov, quando intervistò per la prima volta Budanov, trovò sulla sua scrivania una copia di “Uccidi per primo” di Ronen Bergman, la raccolta più dettagliata e minuziosa che esista delle operazioni conosciute dei servizi segreti di Israele. In altre occasioni, Budanov si è mostrato con alle spalle libri di autori israeliani e ha fatto sua l’idea di andare a cercare “il nemico ovunque”: lo ha promesso e minacciato. Le uccisioni mirate sul territorio russo rivelano che gli ucraini probabilmente non agiscono da soli, hanno una rete locale, hanno saputo creare contatti con la popolazione stanca del regime seguendo un copione che gli israeliani hanno messo a punto in Iran. La capacità di Israele di penetrare nel territorio di Teheran denota che ha una sua squadra non soltanto di israeliani in grado di confondersi con gli iraniani, ma anche di iraniani oppositori che per accelerare il crollo del regime hanno deciso di aiutare Israele, come avvenuto nel caso dell’uccisione di Mohsen Fakhrizadeh, mente del programma nucleare iraniano eliminato con una mitragliatrice automatica azionata da remoto, o per la morte di Ismail Haniyeh, capo di Hamas ucciso in un palazzo controllato dai pasdaran con un ordigno posizionato sotto al letto che qualcuno aveva introdotto.
La rete di spie interna è sempre il segnale di un dissenso difficile da controllare, che può maturare con lentezza, ma è pronto a tutto.
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