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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
17.12.2024 Noi ebrei lasceremo l’Europa
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 17 dicembre 2024
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Noi ebrei lasceremo l’Europa»

Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Noi ebrei lasceremo l’Europa".


Giulio Meotti

Con l'islamizzazione dell'Europa occidentale, gli ebrei se ne andranno. Emigreranno verso Israele e verso quei paesi dell'Europa orientale, meno islamizzati, dove Israele e gli ebrei sono più rispettati. Ma gli islamici non si accontenteranno di una Europa senza ebrei, poi vorranno dominare sui cristiani e annientare gli atei. E l'Occidente non si accorge di nulla!

Da anni, scrittori come Douglas Murray, il compianto Christopher Hitchens e Ayaan Hirsi Ali (di lei consiglio “Così Mister Consenso ha mandato in fumo la nostra civiltà”) ci mettono in guardia che l’Islam radicale è la più grave minaccia per l’Occidente, per la nostra sicurezza culturale e fisica. “Non devi essere paranoico o bigotto per allarmarti”, disse Hitchens.

E il canarino nella miniera di carbone occidentale è l’Europa, che si disintegra in enclave, mentre i numeri dell’islamizzazione continuano a crescere.

“L’Islam avanza e vedo in Occidente una volontà di scomparire” dice Michel Houellebecq al Corriere della Sera, secondo cui in appena dieci anni sull’Islam la situazione è molto peggiorata e che l’Occidente si suicida.

Manifestazioni per l'instaurazione della sharia in Germania, Olanda, Inghilterra e Francia

Intanto la repressione intellettuale si fa sempre più sfacciata. Due casi clamorosi questa settimana.

Nella Parigi dell’autore di Sottomissione, romanzo-distopia diventato cronaca quotidiana, è stato appena segnalato alla magistratura il celebre filosofo Pierre Manent, reo di aver detto che “il numero di musulmani in Francia non può essere lasciato crescere a ritmo indefinito. La laicità può più facilmente spostare una statua di san Michele che trasformare l’islam. Non agire, potrebbe portare a un dramma che nessuna versione della laicità ci metterà in grado di affrontare”. I deputati della sinistra lo hanno denunciato. “Incitamento all’odio”. Articolo 40 del codice penale. “Manent è uno dei nostri più grandi pensatori vittima di un processo stalinista degno di Kravchenko” scrive il caporedattore di Le Figaro, Guillaume Perrault.

Il sistema sembra aver paura della verità ed è disposto anche a trascinare in tribunale, come in Francia i comunisti al soldo di Mosca al tempo di Kravchenko.

L’altro caso è appena successo in Olanda, dove un tribunale dovrà stabilire se è legale “discutere di antisemitismo nel contesto della cultura musulmana”, dopo che un vice primo ministro, Mona Keijzer, è stata accusata di “incitamento all’intolleranza” per aver detto in tv: “Quello che si vede è che molti richiedenti asilo provengono da paesi di fede musulmana. Sappiamo che l’odio per gli ebrei lì è una parte della cultura”.

“Vittime dell’antisemitismo e dell’islamismo, unitevi! È tornato il tempo dei pogrom, gli ebrei lo sanno e lo dicono da tempo”, denuncia lo scrittore-coraggio Boualem Sansal. In California, due bambini di una scuola cristiana sono rimasti gravemente feriti in un attacco a colpi di fucile: l’attentatore voleva “vendicare la Palestina”.

 

Almeno nella testa dei nemici dell’Occidente, le vittime dell’antisemitismo e dell’islamismo sono unite.

A Londra una ragazzina ebrea di 14 anni è finita in ospedale per le ferite riportate in un assalto. In quella Londra dove nei muri dei quartieri ebraici sono apparse strane scritte: “Sionisti, lasciate il paese o sarete massacrati”. Un po’ come l’Isis con i cristiani in Iraq. E intanto veniva attaccato un autobus di studenti ebrei. Ecco perché un mese fa la città aveva inaugurato una linea di autobus speciale per gli ebrei.

Intanto gli ebrei stanno lasciando l’Occidente. E chissà che un giorno in Europa non si dirà degli ebrei come si dice di loro oggi in Siria.

I giovani ebrei inglesi se ne stanno andando dal loro paese.

E se ne va anche il rabbino capo sefardita d’Inghilterra.

Un terzo di tutti i medici ebrei dell’Ontario, in Canada, sta facendo le valigie.

Oltre 2.000 ebrei francesi sono già partiti per Israele nei primi dieci mesi del 2024, un aumento del 95 per cento rispetto al 2023.

“Credo che sia un vero peccato perché gli ebrei sono costitutivi del popolo francese, in qualche modo, sono qui da sempre, dall’invasione dei Romani che ha fondato la civiltà gallo-romana, e quindi la Francia” dice Houellebecq al Corriere della Sera. “Sono una parte di noi. Dopo il 7 ottobre pensavo sinceramente di vedere un grande movimento di empatia nei confronti degli ebrei, invece è esattamente il contrario che si è prodotto. Il peggio del peggio è che è successo anche in Germania. Una volta sono persino andato a una manifestazione pro-Palestina, per capire. Non c’erano molti arabi, a dire il vero. C’erano soprattutto giovani antagonisti, qualcuno dei loro genitori bobo. Era talmente contronatura. Perché non possiamo certo dire che l’Islam auspichi l’emancipazione dei poveri. È così lontano dalla logica marxista che era quella della gente di sinistra. Quella gente aveva letto Marx, erano strutturati. Strutturati in senso marxista, un po’ ottusi, ma strutturati. In quel che succede oggi non riesco a vedere altro che una specie di senso di colpa, di volontà di scomparire, di pulsione suicida”.

E ovunque è lo stesso scenario.

Intanto a Berlino il capo della polizia Barbara Slowik agli ebrei e ai gay consiglia di nascondersi. Situato nel quartiere berlinese di Neukölln, dove vive una grande comunità di immigrati islamici, il caffè Bajszel è diventato uno dei simboli della nuova ondata di violenza. Per aver organizzato manifestazioni a sostegno degli ostaggi rapiti da Hamas e degli uccisi durante il festival Nova, questo caffé è stato vittima di un tentativo di incendio. Da allora, ogni sera, è sottoposto a sorveglianza della polizia.

“Berlino attribuisce grande importanza al fatto di essere percepita come una città diversa, liberale, tollerante, cosmopolita, che offre a tutti le opportunità di sviluppo che conosce solo dalle serie televisive” commenta sulla Welt il geniale Henryk Broder. “Colazione 24 ore su 24, parchi con offerta integrata di farmaci e corse automobilistiche notturne sul Kurfürstendamm. Se l'attuale capo della polizia sottolinea ora i pericoli che minacciano alcuni gruppi in determinati quartieri, allora la situazione deve essere grave. Non c'è nulla che suggerisca che la signora Slowik voglia danneggiare la reputazione di Berlino e spaventare i membri delle minoranze minacciate. Semplicemente non pensa che abbia senso aspettare fino a quando il Ministero degli Esteri non emetterà un avviso ufficiale di viaggio per Berlino. Come in inverno sui sentieri innevati e non sgombrati, ora il capo della polizia potrebbe iniziare ad affiggere grandi cartelli ai margini di ‘alcune aree’ con sopra solo una frase: ‘Procedi a tuo rischio e pericolo!’”.

“L’aumento dell’antisemitismo sta mettendo alla prova i valori liberali dell’Europa”, avverte The Economist. L’uccisione di un rabbino negli Emirati Arabi da parte di una cellula islamica è quello che ora potrebbero affrontare gli ebrei d’Europa, dove “le strade sono territori occupati” come scrive Joseph Puder.

Dalla cronaca emerge lo “scenario 1979” verso cui sta andando l’Europa.

A volte basta un graffito perché la terza città più grande del Belgio si schieri con l’odio. Un gruppo di atleti israeliani di frisbee avrebbe dovuto giocare in una competizione internazionale a Ghent quando un vandalo ha dipinto con lo spray un graffito antisemita vicino al campo: “Boicottate Israhell ora!”. In modo folle, il sindaco e la polizia della città hanno reagito cacciando la squadra israeliana dalla competizione. La città sta abbracciando una tacita politica di jüdenrein che sta diventando fin troppo comune in tutta Europa.

E ora un festival cinematografico belga ha annullato per le minacce la proiezione di un documentario sui palestinesi Lgbt fuggiti in Israele, dove c’è la famosa “apartheid”. Il Cinemamed Brussels Mediterranean Film Festival ha annunciato che non avrebbe proiettato La Belle de Gaza di Yolande Zauberman.

Apeldoorn in Olanda sarà anche una delle “città più sane d'Europa” secondo un recente sondaggio. Ma per le strade di Apeldoorn, a un’ora da Amsterdam, sono apparsi anche adesivi che dichiarano la città “libera dagli ebrei”. Libera dallo smog e dagli ebrei. Joden vrij. Sembra La città senza ebrei di Hugo Bettauer, romanzo profetico pre nazismo.

“L’Europa diventerà jüdenrein”, dice Abe Foxman, sopravvissuto alla Shoah e storico capo dell’Anti Defamation League.

In quel caso forse vedremo realizzata la proposta di Ahmed Marcouch, il sindaco di un comune a ovest di Amsterdam, che ha chiesto che una parte della città fosse dichiarata “zona privilegiata per i musulmani”. Un’enclave riservata ai musulmani nella capitale.

Intanto anche gli ebrei olandesi stanno preparando le valigie. Chi conosce la storia, sente aria da déjà-vu. Paul Ehrenfest, scienziato ebreo olandese e uno dei decani della fisica del primo Novecento, nel settembre 1933, in preda ai tormenti indotti dagli eventi occorsi in Germania, uccide il suo figlio più giovane, affetto da sindrome di Down, e finisce sé stesso (per chi voglia leggere la sua storia consiglio il magnifico romanzo Maniac, Adelphi).

In gioco c’è ben più dei “valori liberali dell’Europa”, che già non sarebbe comunque poco.

“L’Europa potrebbe presto essere considerata territorio arabo ostile per gli israeliani”. Così l’apertura del principale quotidiano israeliano, Yedioth Ahronoth. Un’inchiesta da brivido che traduco nella sua interezza tanto è lucida, informata e coraggiosa. Non se ne leggono sulla stampa italiana.

“Il pogrom di Amsterdam si aggiunge alle innumerevoli bandiere che indicano la crescente minaccia islamica che germoglia sul suolo europeo; il continente è lento a rispondere ai cambiamenti demografici e deve ancora realizzare appieno la portata della minaccia. Questa nuova realtà ci presenta un quadro chiaro: il continente classico, che viene rappresentato come un pacifico territorio occidentale pieno di villaggi pittoreschi, cattedrali gotiche, treni a vapore e attrazioni turistiche come la Torre Eiffel, il Palazzo di Schoenbrunn e la Torre di Londra, sta gradualmente subendo una trasformazione. Il cambiamento nella demografia e nella civiltà stessa in Europa ha preso forma negli ultimi decenni e a un ritmo accelerato nell'ultimo decennio. Di fronte a questa realtà, l'Europa, per la maggior parte, è indifesa, lenta a rispondere e deve ancora realizzare appieno la portata della minaccia che è entrata nel ventre della bestia. Aiutati e favoriti dalle autorità, milioni di immigrati dal mondo islamico sono arrivati, rimodellando il continente con i loro piedi. Oggigiorno non è raro passeggiare per Berlino, Bruxelles, Amsterdam, Parigi, Barcellona o Londra e sentire come queste città così familiari, pubblicizzate come mete turistiche e culinarie, siano state avvolte da interi ghetti e riempite da grandi comunità di immigrati che stanno rafforzando la loro presa su questi luoghi. Manufatti culturali come cartelloni pubblicitari in arabo e minareti di moschee stanno diventando sempre più una caratteristica della vita quotidiana. ‘Siamo diventati la Gaza d'Europa’, si è lamentato amaramente il leader olandese Geert Wilders. ‘Mi rifiuto di accettarlo’. Ma la realtà è che il 30 per cento della popolazione di Birmingham è musulmana, circa la metà di quella di Bruxelles è di origine non belga e il nome più comunemente dato ai neonati è Muhammad. Tutto ciò si sposa con la realtà di molte altre città europee, ma incontra una profonda cultura di negazione tra gli europei. L'ultima volta che sono stati pubblicati dati demografici sulla prevalenza dell'Islam in Europa è stato nel 2016. Per qualche ragione, negli ultimi otto anni, non sono state pubblicate cifre aggiornate. Intanto l’agitatore simpatizzante di Hamas Muhammad Hanoun in Italia sta ancora guidando manifestazioni antisemite senza che la sua cittadinanza venga revocata o lui venga deportato, nonostante il Dipartimento di Stato americano abbia imposto sanzioni contro di lui. Il governo in Italia di Giorgia Meloni sta ancora lavorando al suo Piano Albania senza alcun risultato tangibile, e persino i governi di destra appena insediati in Austria e nei Paesi Bassi sono lenti nell'implementare una politica di immigrazione efficace. Paesi come la Francia o la Svizzera preferiscono, da un lato, approvare leggi che mettono al bando i burka o i minareti delle moschee nella sfera pubblica, mentre dall'altro consentono a centinaia di migliaia di immigrati di entrare nei loro paesi e rimanervi permanentemente. Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca sono gli unici paesi che si rifiutano di seguire la politica di ricongiungimento familiare e le politiche pro-immigrazione del resto d'Europa, politiche che hanno visto l'ammissione di milioni di immigrati nel continente con il più basso tasso medio di natalità al mondo. I risultati sono evidenti: un'assenza quasi totale di incidenti antisemiti, anche in vista della guerra in Medio Oriente, in netto contrasto con l'ondata di tali incidenti nel resto d'Europa. L'Europa è ancora profondamente negazionista. Circa la metà degli insegnanti in Francia evita di discutere di certi argomenti per paura di provocare gli studenti musulmani, in particolare dopo l'orribile omicidio dell'insegnante Samuel Paty. Gli attacchi terroristici a Parigi, Barcellona e Londra, gli assassinii di artisti critici nei confronti dell'Islam, come nel caso del regista olandese Theo Van Gogh, o l'attacco contro la rivista Charlie Hebdo a Parigi, tutto questo incontra ancora un pubblico europeo compiacente, dove solo il 32 per cento dei cittadini intervistati è disposto a combattere per difendere il proprio paese. Il resto degli intervistati è più preoccupato per i cambiamenti climatici che per le questioni di sicurezza. L'Europa potrebbe arrivare a essere considerata uno spazio arabo ostile e viaggiare lì potrebbe essere classificato a un livello di rischio pari a quello dei viaggi nei paesi arabi. Gli israeliani, che finora si sono accontentati di alcune semplici misure come evitare di parlare ebraico in pubblico o non indossare nulla che indichi la loro identità ebraica, saranno costretti a ricalcolare ulteriormente le loro mosse. Potrebbero scegliere di evitare di viaggiare in Germania, allo stesso modo in cui evitano di viaggiare in paesi come l'Egitto. Si può solo immaginare uno scenario peggiore in cui questi elementi si impadroniscono dei centri di potere. Gli stati europei farebbero meglio a svegliarsi, prima che sia troppo tardi”.

Che sia troppo tardi per molti paesi europei si capisce facilmente anche dal video in cui il sindaco di Amsterdam, la verde Femke Halsema, incontra i manifestanti palestinesi col passamontagna e la fascia verde delle brigate militari di Hamas.

I dirigenti europei sanno che la situazione è compromessa.

Intanto ad Amsterdam il sindaco vieta una manifestazione contro l’antisemitismo: non è possibile garantire la sicurezza. Le bandiere palestinesi sventolano ogni giorno in Piazza Dam, la principale della città olandese. Nel luogo in cui viene commemorato l'assassinio degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Ma la stessa piazza è vietata per una manifestazione contro l’antisemitismo. Cita “problemi di sicurezza”, ma il sindaco di Amsterdam semplicemente accontenta il suo elettorato islamico.

Non solo. La procura di Amsterdam, su centinaia di persone che hanno aggredito i tifosi ebrei il 7 novembre, ne ha indagati solo 45 e ne ha portati 5 davanti al giudice, accusati di violenza e, in un solo caso, di tentato omicidio. Da parte della procura, nelle accuse, non c’è traccia di antisemitismo né di odio razziale. Gli atti di violenza sono motivati da ciò che Israele sta facendo a Gaza. Questo è un virgolettato del procuratore : “Tutti i fatti accaduti sono il risultato di rabbia , impotenza e tristezza per la situazione in Israele e Gaza”.

Le istituzioni occidentali sono conquistate dall’interno. L’Islam avanza sul corpo consunto della cultura europea.

Il Wall Street Journal ha un lunghissimo articolo in cui si racconta come l’Est Europa è diventato un rifugio per gli ebrei rispetto a quella occidentale sulla via dell’islamizzazione.

Binyamin Jacobs, il rabbino capo dei Paesi Bassi, racconta di aver smesso di usare i mezzi pubblici 15 anni fa dopo che la polizia lo aveva avvisato delle minacce da parte dei musulmani. La sua casa è dotata di telecamere a circuito chiuso installate dalla polizia. “A casa, mi hanno rotto le finestre e i musulmani mi hanno urlato 'Jehud', in arabo ebreo, per strada. A Budapest non c'è niente del genere, nessun pericolo”. Nella settimana successiva alla recente violenza ad Amsterdam, Jacobs afferma di aver ricevuto dieci richieste per la prova rabbinica di ebraismo di cui gli ebrei hanno bisogno per trasferirsi in Israele. “Di solito ricevo 10 richieste in un anno”, ha affermato. “Gli ebrei hanno fatto le valigie e sono pronti a partire”.

In Francia ad esempio per la prima volta, il 30 per cento delle nascite oggi proviene da genitori entrambi nati fuori dall’Unione Europea. Una rivoluzione demografica che sarà foriera di uno stravolgimento culturale e sociale.

Leon de Winter

“Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale gli ebrei sono stati nuovamente cacciati ad Amsterdam”, scrive il famoso scrittore olandese Leon de Winter sulla Neue Zürcher Zeitung.

Autore di 15 romanzi, tra cui numerosi bestseller (come Il diritto al ritorno), Leon de Winter, i cui genitori sono sopravvissuti all’Olocausto, è a mio avviso uno dei migliori osservatori dell’Europa. Qui è a colloquio con la newsletter (c’è anche l’audio).

Ho letto quanto ha scritto sul Wall Street Journal. Cosa rappresenta questo evento per gli ebrei olandesi?

Un grande shock. L’antisemitismo è stato parte della cultura olandese per secoli, ma mai è stato violento, a parte la Seconda guerra mondiale. Potevi essere un bravo cittadino e un antisemita. Dal VI secolo, gli olandesi hanno sviluppato un modello di convivenza fra religioni diverse. La tolleranza e l’indifferenza erano i pilastri di questo modello, ma le cose sono cambiate dall’immigrazione dal Nord Africa e dal Medio Oriente, perché portano con sè una religione che impedisce la coabitazione con altre religioni.

Cosa faranno gli ebrei? Se ne andranno? Si nasconderanno?

Da anni gli ebrei non vogliono essere riconosciuti come ebrei nelle strade. Molti di loro non prendono i taxi, perché i tassisti sono spesso musulmani. E devi aspettarti uno scontro. Non vuoi essere riconosciuto come un ebreo. Dalla Seconda guerra mondiale, gli ebrei sono ancora ‘nascosti’. In 20-25 anni, gli ebrei se ne saranno andati dall’Europa. Forse più di una generazione. La crescita della popolazione islamica è connessa con la partenza degli ebrei dall’Europa. Temo che una Europa jüdenrein sarà la realtà entro il 2050.

Pim Fortuyn aveva allertato i cittadini. Disse che mancavano cinque minuti a mezzanotte. E lo disse vent’anni fa. Ma le élite lo hanno negato. Lo hanno negato perché è indecente parlare di un’altra religione e popolazione. Non ne parlano le persone colte e civilizzate. Non vedono come questo storico fenomeno, l’Islam in Europa, significa. Non sono analitici e critici. Non c’è discussione pubblica sull’Islam e i giovani di Amsterdam. Parlano di economia, questioni sociali o educative, ma non dell’Islam. Anche se avessero letto il Corano.

E’ rimasto sorpreso da questo sostegno a Hamas in Europa dopo il 7 ottobre? E’ qualcosa di psicologico? E’ nichilismo?

Assolutamente. Non possiamo avvicinarci a questo fenomeno senza entrare nelle motivazioni psicologiche dei filo Hamas in Europa. Se non capiamo come il marxismo funziona, l’anticolonialismo funziona, l’Islam funziona. E’ una psicosi collettiva. Ma dobbiamo studiarlo, perché vediamo un potere distruttivo che non vede alcun valore nell’Europa.

Più che dell’attacco agli ebrei ad Amsterdam, sono rimasto sorpreso dalla manifestazione a Piazza Dam il giorno dopo.

Si, stanno dicendo ‘fottetevi’, ‘non ci interessa quello che dite’. E non ci punirete. Non abbiamo capito come rispondere a questa rivolta.

E’ pessimista sul futuro della civiltà occidentale?

Non abbiamo i mezzi culturali per rispondere a questa minaccia. La società liberale, questa creazione magnifica dell’Europa, non ha una potenza solida per reagire. Forse le cose cambieranno e forse il cambiamento arriverà dall’America.

“Per chi suonano le campane?”, ha chiesto l’ambasciatore israeliano Zvi Mazel in un fantastico paper sull’islamizzazione dell’Europa. “Sembrerebbe che l’Europa abbia perso la volontà di combattere e stia anche perdendo la capacità di controllare il proprio destino. Le campane possono suonare, ma nessuno ascolta”.

Campane? Per chi suona il muezzin.

Il muezzin può continuare a chiamare alla preghiera a Colonia. Nell'ottobre di due anni fa, la prima grande città della Germania iniziò un progetto controverso. Ogni venerdì un muezzin chiama la città alla preghiera verso la Mecca. Ora la città dei Re Magi e della cattedrale visitata dai Papi ha concesso l'approvazione per una durata illimitata. Durante la costruzione della moschea, ai residenti era stato assicurato che non sarebbe stato udibile il richiamo del muezzin.

Ma non c’è linea rossa multiculturale che in Europa non sia scritta sulla sabbia.

Così, visto che sembra di vivere in un brutto scherzo del destino e che secondo alcuni calcoli entro il 2100 un europeo su quattro sarà musulmano (le grandi città saranno a maggioranza islamica entro 10-15 anni), allora giochiamo un po’ con l’immaginazione.

2024: Ebrei e gay dovrebbero nascondere la propria identità nei quartieri ad alta concentrazione musulmana, avverte il capo della polizia di Berlino.

2030: Le donne dovrebbero indossare il velo nei quartieri ad alta concentrazione musulmana, avverte il capo della polizia di Berlino.

2035: In alcuni quartieri agli atei viene chiesto di vestirsi con la djellaba, avverte la polizia di Berlino.

2040: La polizia di Berlino dice ai miscredenti che devono pagare una tassa quando entrano nei quartieri musulmani.

2045: Gli ultimi tedeschi vengono invitati a lasciare la Germania, avverte il Gran Mufti di Berlino.

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