Scholz fa un salto nel buio Analisi di Daniel Mosseri
Testata: Libero Data: 17 dicembre 2024 Pagina: 14 Autore: Daniel Mosseri Titolo: «Scholz fa un salto nel buio in puro stile macronista»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/12/2024, a pag. 14, con il titolo "Scholz fa un salto nel buio in puro stile macronista" l'analisi di Daniel Mosseri.
Daniel Mosseri
È finita a pesci in faccia, con il cancelliere socialdemocratico, il 66enne Olaf Scholz che ha maltrattato, di nuovo, il leader del partito Liberale (Fdp) Christian Lindner colpevole di aver mandato in frantumi la coalizione semaforo varata nel dicembre del 2021. Il primo esperimento di un patto a tre con la Spd, i Verdi e la Fdp si è infranta per sempre al Bundestag che ieri ha sfiduciato Scholz. L’esponente socialdemocratico, già sindaco di Amburgo, già ministro delle Finanze di Angela Merkel non è però arrivato al capolinea: sarà lui a guidare la Spd in una missione (suicida) che si concluderà il 23 febbraio data in cui già mesi fa i partiti politici avevano indicato per le elezioni anticipate. Davanti a tanta pianificazione sorprende dunque l’acredine dei toni usati ieri al Bundestag nel dibattito che ha anticipato il voto. Da un lato Scholz ha difeso l’azione del governo rivendicando i «grandi progressi» raggiunti negli ultimi anni a cominciare dall’iniezione da 100 miliardi nelle casse esauste delle forze armate (la Bundeswehr) lasciate «in condizioni deplorevoli» dai governi precedenti, dall’altro ha accusato Lindner di aver sabotato l’azione del governo. Eppure, proprio per essere stato in passato ministro delle Finanze, Scholz per primo avrebbe dovuto sapere che affidando alla Fdp quel ministero strategico avrebbe legato il destino della maggioranza ai desiderata del suo titolare. Da parte sua il 69enne Friedrich Merz, il presidente della Cdu e candidato cancelliere del fronte moderato Cdu-Csu, non le ha mandate a dire, accusando il cancelliere di aver precipitato il paese «in una delle peggiori crisi economiche dal Dopoguerra» e che l’uscita di scena della maggioranza semaforo deve essere vissuto come un momento di sollievo.
Un dialogo fra bugiardi: Scholz ha accusato «i governi precedenti» di aver gestito male il paese come se la sua Spd non fosse stata parte delle diverse maggioranze dal 2013 a oggi. E Merz ha messo il dito nella piega della crisi economica come se tutti i guasti della locomotiva tedesca fossero conseguenza di tre anni di governo a guida socialdemocratica e non il risultato di una lunga gestione del paese sotto Angela Merkel, cancelleria cristiano democratica per 16 anni consecutivi. E per mettere la ciliegina sulla torta, Merz ha anche difeso l’onorabilità del liberale Lindner definendo «insolenti» le accuse mossegli da Scholz.
I SONDAGGISTI
Il leader Cdu si è però ben guardato dall’ammettere che oggi non si alleerebbe più con la Fdp, tradizionale stampella della balena bianca tedesca, La ragione? È stato Lindner a far franare la coalizione semaforo messa faticosamente in piedi da Scholz nel dicembre del 2021; ed era stato ancora Lindner a silurare il progetto di “coalizione Giamaica”, una coalizione nero-verde-gialla alla quale aveva puntato per lunghi mesi di negoziato a tre la stessa Angela Merkel all’indomani delle elezioni del 2017. Secondo i sondaggisti, i Liberali sconteranno la loro inaffidabilità alle elezioni di febbraio con il rischio di restare al di sotto della soglia di sbarramento del 5% e cioè fuori dal Parlamento. Ma se i Liberali piangono gli altri partiti non ridono: secondo una rilevazione Insa del 14 dicembre, la Spd del cancelliere uscente dovrebbe scendere attorno al 17% (nel 2021 aveva il 25,7%), un minimo storico per il partito più antico di Germania, oggi ridotto a una formazione die per pensionati. Male anche i Verdi avvistati a quota 11% rispetto al 14,8% del 2021. In via di estinzione anche i socialcomunisti (die Linke) fermi al 3%.
PASSO AVANTI
È invece previsto un robusto passo avanti della Cdu di Merz che dovrebbe intercettare il 31-32% dei voti: molto meglio del 24,1% del 2021 ma comunque sotto al peggior risultato ottenuto da Angela Merkel (il 32,9% nel 2017 ma nel 2013 aveva il 41,5%). Le bugie hanno le gambe corte e i tedeschi lo sanno. Si spiega così il 19% che Insa attribuisce ai sovranisti di AfD (sarebbero il secondo partito) e un altro 7% per i rosso-bruni pro Putin del Bsw. Con questi numeri, si profila una nuova Große Koalition a guida Merz, una prospettiva che inquieta gli economisti. La locomotiva si è fermata e al paese servirebbe un elettroshock economico che non arriverà da due partiti coalizzati al centro e guidati da dirigenti over 65.
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