Torino: odiatori di Israele, feriti due poliziotti Cronaca di Alessandro Gonzato
Testata: Libero Data: 14 dicembre 2024 Pagina: 4 Autore: Alessandro Gonzato Titolo: «Sassi e botte agli agenti. Torino finisce ostaggio dei pro-Pal e dei nordafricani. Feriti due poliziotti»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 14/12/2024, a pag. 4, la cronaca di Alessandro Gonzato intitolata: "Sassi e botte agli agenti. Torino finisce ostaggio dei pro-Pal e dei nordafricani. Feriti due poliziotti".
Alessandro Gonzato
Sassaiole contro la polizia, lancio di uova e insulti. Due agenti feriti. «Ci prenderemo tutta la città», avevano annunciato studenti e centri sociali, che ieri a Torino hanno manifestato contro Israele ma di fatto è stato l’ennesimo pretesto per insultare il governo, danneggiare e paralizzare la città. «Boicottiamo la guerra, scuole e università con i popoli in rivolta!», recitava lo striscione in testa al corteo formato da circa 300 persone. Il prefetto, Donato Cafagna, aveva previsto tutto: «È un’iniziativa non oggetto di formale preavviso alla questura e i promotori non hanno dato indicazioni sul percorso né sulle modalità. Invito i partecipanti a rispettare il decoro di Torino e le forze dell’ordine impegnate a garantire sicurezza e diritti».
Alle 11 i filopalestinesi hanno iniziato a scagliare oggetti sui blindati della polizia e dei carabinieri schierati davanti alla sede regionale del ministero dell’Istruzione. Poi gli scalmanati hanno puntato la sede dell’Unione Industriali. Alle uova i manifestanti hanno unito i fumogeni, anche questi lanciati addosso alle forze dell’ordine. Tappa della violenza successiva sono state le Officine Grandi Riparazioni al cui interno ci sono i laboratori di “Leonardo”, colosso a controllo pubblico (il ministero dell’Economia ha il 30% delle azioni) nel settore della Difesa. «Fuori Leonardo dalle università» hanno strillato i finti pacifisti, «vogliamo l’azienda fuori dall’ateneo perché è complice del massacro a cui stiamo assistendo in Palestina». L’ingresso è stato blindato: era in corso un evento, “Torino sviluppo, sostenibilità e cura” e alcuni partecipanti sono stati fatti entrare in fretta difesi dagli scudi.
La tensione ha raggiunto il massimo davanti al Politecnico, dov’è iniziata la sassaiola contro gli agenti e le vetrate. La polizia si è opposta con scudi e manganelli. Un manifestante è stato bloccato.
«Sono state provocazioni premeditate, non possono passare impunite», ha tuonato Stefano Paoloni, segretario generale del Sindacato autonomo di Polizia. Ha proseguito: «Un Paese democratico deve avere la capacità di tutelare i propri migliori servitori. Si intervenga prima che sia troppo tardi».
Duro pure il commento di Domenico Pianese, a capo del sindacato di Polizia Coisp: «È il risultato di un clima di impunità e regole insufficienti a garantire il rispetto delle istituzioni e la sicurezza pubblica».
Altri facinorosi, la maggior parte magrebini, hanno attaccato la sede della Rai e divelto la grata della porta d’ingresso: i carabinieri, in assetto antisommossa, hanno impedito l’irruzione. I violenti hanno lasciato una scritta sull’asfalto, “Complici del genocidio”. C’è stato un altro fermo, un 14enne, subito rilasciato. Il governatore del Piemonte, Alberto Cirio (Fi), ha espresso «ferma condanna: c’è chi scambia il diritto di manifestare con l’uso della violenza».
È intervenuta Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: «Leggiamo attoniti tra le motivazioni dello sciopero indetto oggi e avallate dal Tar quella di esprimersi contro il crescente coinvolgimento dell’Italia nei teatri di guerra tanto a Est quanto nel sostegno al “genocida governo israeliano”. Hanno trasformato anche questo momento di rivendicazione salariale-sindacale in uno spazio prestato alla strumentalizzazione politica e alla distorsione che semina odio». Per il sottosegretario all’Interno, il leghista Nicola Molteni, «non bisogna perdere tempo, va approvato il “ddl Sicurezza”». Secondo il rettore, Stefano Geuna, «è violenza che porta alla mente un passato buio». In serata il commento del ministro dell’Università, Anna Maria Bernini: «Sono antagonisti, non studenti».
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