Sansal resta in cella. E tutti zitti Commento di Mauro Zanon
Testata: Libero Data: 12 dicembre 2024 Pagina: 26 Autore: Mauro Zanon Titolo: «Lo scrittore anti-Islam resta in cella. E tutti zitti»
Riprendiamo LIBERO di oggi, 12/12/2024, a pagina 26, con il titolo "Lo scrittore anti-Islam resta in cella. E tutti zitti", la cronaca di Mauro Zanon
Mauro Zanon
La richiesta di liberazione di Boualem Sansal, arrestato lo scorso 16 novembre all’aeroporto di Algeri e da allora in carcere nel suo Paese di nascita, è stata respinta ieri dalla giustizia algerina. Lo scrittore 75enne, nato a Theniet El Had, resterà dunque nell’istituto penitenziario di El Koléa, a 35 chilometri da Algeri. Secondo le informazioni del Figaro, la corte d’appello di Algeri ha respinto la richiesta di scarcerazione depositata dai tre avvocati algerini di Sansal. François Zimeray, l’avvocato francese designato da Gallimard, l’editore di Boualem Sansal, ha dichiarato lunedì di non essere stato «autorizzato a recarsi in Algeria per preparare la sua difesa insieme agli avvocati algerini», perché non gli è stato concesso il visto.
«Se a breve constatiamo che non c’è possibilità di un processo giusto, metteremo in opera le procedure appropriate per i ricorsi, incluso di fronte all’Alto commissariato per i diritti dell’uomo all’Onu, alla Commissione giuridica dell’Unesco, e la Commissione africana dei diritti dell’uomo e delle popolazioni dell’Unione africana», ha affermato poi il legale.
Cosa succederà ora a Sansal? Il quotidiano algerino El Moudjahid ha scritto che il suo caso sarà sottoposto al giudice istruttore e secondo fonti giudiziarie, fra un mese, verrà presentata una nuova richiesta di scarcerazione. «Sapere che Sansal non verrà liberato è una notizia sconvolgente», dice a Libero Sabine Schultz, vicedirettrice editoriale di Neri Pozza, l’editore italiano di Sansal. «Come casa editrice abbiamo lanciato un appello all’ambasciatore algerino in Italia, Mohamed Khelifi, per la scarcerazione dello scrittore. Ma non abbiamo ricevuto risposta. Così come non sono arrivati commenti dal mondo della politica italiana. Il nostro obiettivo è parlarne il più possibile, per allertare l’opinione pubblica. Oggi (ieri, ndr), anche Gallimard ha organizzato a Parigi una conferenza stampa a sostegno di Sansal», aggiunge la vicedirettrice editoriale di Neri Pozza, secondo cui «è sicuramente un momento molto drammatico per chi si esprime liberamente su alcuni governi».
Sansal è perseguito ai sensi dell’articolo 87 bis del Codice penale, che classifica come “terroristico o sovversivo” qualsiasi atto che minacci «la sicurezza dello Stato, l’integrità territoriale, la stabilità o il normale funzionamento delle istituzioni». Il motivo? Alcune sue dichiarazioni al media francese Frontières sul Sahara occidentale, “territorio non autonomo” secondo la definizione dell’Onu, contesto tra gli indipendentisti sahrawi del Fronte Polisario, che chiedono un referendum di autodeterminazione e sono sostenuti da Algeri, e il Marocco. «Il regime algerino ha inventato il Fronte Polisario per destabilizzare il Marocco», ha dichiarato lo scrittore. Un affronto intollerabile per il regime algerino. «Sansal ha portato a galla le nevrosi della società algerina, ne ha sottolineato il carattere mortifero, ha mostrato la realtà dell’Algeria a dei dirigenti che si rifiutano di vederla per paura di perdere la loro leadership», ha commentato sul Figaro Arnaud Benedetti, direttore della Revue politique et parlementaire.
Kamel Daoud, fresco vincitore del premio Goncourt con il suo “Houris”, con protagonista una ragazza muta a causa di un taglio alla gola subìto durante la guerra civile degli anni Novanta in Algeria, è intervenuto ieri su France Inter per denunciare sia il regime algerino sia una certa intellighenzia parigina, indifferente all’arresto arbitrario di un libero pensatore, di un “homme des lumières” come Sansal. «Abbiamo trasformato uno scrittore in un criminale e ci voltiamo dall’altra parte quando ci troviamo di fronte a dei veri criminali», ha dichiarato su France Inter Daoud, connazionale e amico di Sansal. «Il crimine è quello di non poter parlare della guerra civile», ha aggiunto. Il riferimento è al Serment des barbares, il primo romanzo di Sansal, che lo fece entrare nel mirino degli islamisti. Il libro racconta la storia di un detective anziano che indaga su due omicidi e scopre più di quanto si aspettasse sulla corruzione della società algerina durante il “decennio nero” della nazione, la sanguinosa guerra civile che causò fino a 150mila vittime tra il 1992 e il 2002. Nel 2003, dopo Dis-moi le paradis, romanzo su un uomo che viaggia nell’Algeria postcoloniale e assiste al caos, all’incompetenza e alla corruzione dei suoi primi anni come nazione indipendente, Sansal fu “costretto” a lasciare il ministero dell’Industria, dove lavorava come alto funzionario prima di intraprendere la carriera di scrittore. Poche settimane fa, ha ottenuto la nazionalità francese e progettava di stabilirsi in maniera definitiva a Parigi, città che lo ha lanciato nel pantheon della grande letteratura. Nonostante le minacce, Sansal ha sempre voluto restare nella sua Algeria, essere una voce libera e indipendente in un Paese dove tutto è “verrouillé”, sigillato, soffocato, bloccato.
In una lettera a sul Figaro, pubblicata poco dopo l’arresto, Kamel Daoud aveva scritto: «Spero profondamente che possa tornare tra noi molto presto (...). Scalpito dalla voglia di vedere questo Paese (l’Algeria, ndr), nel corso della mia vita, finalmente indipendente e dignitoso, finalmente capace di accogliere le sue differenze e le sue storie affascinanti e variegate. È romanticismo? Forse sì».
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