Esecuzioni, russi in fuga e consultazioni di Erdogan: la nuova Siria Analisi di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 11 dicembre 2024 Pagina: 1414 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Esecuzioni sommarie di esponenti del regime, navi russe via da Tartus. Erdogan chiama Meloni»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 11/12/2024, a pag. 14, con il titolo "Esecuzioni sommarie di esponenti del regime, navi russe via da Tartus. Erdogan chiama Meloni", l'analisi di Amedeo Ardenza.
Video shock provenienti da varie città siriane mostrano esecuzioni sommarie condotte da non meglio precisati uomini armati contro presunti autori di massacri di civili compiuti per conto del deposto regime di Bashar al Assad. I video, verificati come autentici e ripresi dal Tg di La7, sono stati girati ieri a Idlib, nella zona di Hama e in quella di Damasco.
Mostrano fucilazioni di uomini in ginocchio, spari alla tempia, raffiche di mitra contro corpi a terra. Un filmato mostra i corpi di tre uomini senza vita trascinati da un'auto per le strade di Idlib mentre la folla inferocita prende a calci i corpi straziat.
Terroristi o governanti legittimi? Le etichette applicate al gruppo di sunniti che in Siria ha preso il potere dopo aver cacciato l’autocrate filo-sciita Bashar Assad cambiano a seconda di chi le distribuisce.
Martedì sera il segretario di Stato Usa Anthony Blinken ha esortato tutte le nazioni a sostenere un processo politico «inclusivo» in Siria, spiegando che gli Stati Uniti sono pronti a riconoscere un governo con queste caratteristiche. «Il popolo siriano deciderà il futuro della Siria. Tutte le nazioni dovrebbero impegnarsi a sostenere un processo inclusivo e trasparente e ad astenersi da interferenze esterne», ha dichiarato il capo della diplomazia Usa.
Ore prima il premier britannico Keir Starmer spiegava che «è davvero troppo presto» per togliere Hayat Tahrir al-Sham, il gruppo guidato da Abu Mohammed al Jolani dalla lista dei gruppi terroristici, segnalando comunque che Londra si è posta la questione.
Non hanno dubbi invece i russi, grandi protettori del deposto Assad, secondo cui i nuovi governanti di Damasco sono dei terroristi. La sfida adesso per Mosca è mantenere l’accesso al porto di Tartus, sbocco strategico nel Mediterraneo orientale per la flotta militare russa. Ieri immagini satellitari mostravano come tre navi della marina russa, tra cui due fregate lanciamissili, avessero lasciato il porto siriano sudoccidentale gettando l’ancora otto miglia più a nord. Fino a pochi giorni fa, a Tartus si contavano cinque navi militari e un sottomarino agli ordini di Mosca.
Per il Cremlino è cruciale mantenere non solo le proprie navi a Tartus ma anche la base aerea a Latakia, città costiera 90 chilometri più a nord: ne va della capacità di proiezione dei militari russi in tutto il Medio Oriente e in Africa.
Israele e Usa continuano a operare per cambiare i connotati al Paese, attaccando gli opposti estremismi sunnita e sciita. Se lunedì gli Usa hanno colpito 75 obiettivi di Al Qaeda nel paese mediorientale, martedì Israele ha reso noto di aver attaccato 320 «obiettivi strategici» in Siria dalla caduta del regime di Assad nel fine settimana, distruggendo armamenti che sarebbero potuti cadere nella mani di elementi ostili allo statro ebraico, in primis la milizia sciita libanese Hezbollah. Nel quadro dell’operazione denominata “Freccia di Bashan”, la Israel Air Force ha colpito dei caccia MiG-29 di fabbricazione russa, impianti di produzione di armi, siti di stoccaggio di munizioni e batterie missilistiche Scud. Nell’operazione è stata coinvolta anche la marina militare che ha attaccato unità navali siriane a Latakia e Minet el-Beida. Secondo la stampa israeliana sarebbero stato distrutti decine di missili mare-mare, armi monitorate da anni dall’intelligence di Israele. Con la Freccia di Bashan, le Israel Defense Forces stimano di aver distrutto oltre il 70% delle capacità militari strategiche dell’ex regime di Assad. Ieri il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha messo in guardia i vicini: «Se questo regime permetterà all’Iran di ristabilirsi in Siria o permetterà il trasferimento di armi iraniane o di qualsiasi altra arma a Hezbollah, o ci attaccherà, risponderemo con la forza e gli faremo pagare un prezzo elevato». La conseguenza sarebbe mortale: «Quello che è accaduto al regime precedente accadrà anche a questo regime».
Nel frattempo al Jolani, che cerca di scrollarsi di dosso l’etichetta di terrorista anche usando il suo vero nome Ahmed al-Sharaa e non il suo nome di battaglia (al-Jolani signfica “del Golan”), lavora sul piano interno per liberarsi delle scorie del regime di Assad. Ieri il nuovo uomo forte di Damasco ha reso noto che le nuove autorità del Paese pubblicheranno una lista «degli ufficiali più anziani coinvolti nella tortura del popolo siriano. Offriremo ricompense a chiunque fornisca informazioni su alti ufficiali dell'esercito e della sicurezza coinvolti in crimini di guerra», ha scritto su Telegram. Al Jolani ha aggiunto che ne chiederà l’estradizione e il rimpatrio nel caso siano fuggiti all’estero.
Per inviare a Libero la propria opinione, telefonare: 02/99966200, oppure cliccare sulla e-mail sottostante