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Libero Rassegna Stampa
09.12.2024 Putin debole, attenti a Erdogan
Intervista di Amedeo Ardenza ad Uzi Rabi

Testata: Libero
Data: 09 dicembre 2024
Pagina: 4
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Uzi Rabi: Ora occhio all'effetto domino, Libano, Iraq e Iran»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 09/12/2024, a pag. 4, con il titolo "Uzi Rabi: Ora occhio all'effetto domino, Libano, Iraq e Iran", l'intervista di Amedeo Ardenza ad Uzi Rabi.

Uzi Rabi, analista del Medio Oriente, direttore del Moshe Dayan Center

Per immaginare l’assetto della Siria di domani è necessario capire bene cosa sta succedendo oggi. Libero ha chiesto aiuto a Uzi Rabi, ricercatore senior del Moshe Dayan Center per gli studi mediorientali presso l’Università di Tel Aviv, profondo conoscitore della regione.

Chi sono i ribelli che hanno abbattuto il regime della famiglia Assad?
«La Siria non è uno stato coeso ma, fin dalla sua nascita, un coacervo di gruppi etnici e religiosi, e questo vale anche per gli insorti».

Chi è la figura di spicco?
«Mohammed al Jawlani, leader di un gruppo nato da una costola di al Qaeda. Ma non c’è solo lui: in Siria sono insorti movimenti sunniti estremisti e moderati che vorrebbero una Siria migliore. Poi ci sono i curdi nell’est del paese che puntano all’autonomia e che si appoggiano in toto agli Stati Uniti e sono antiturchi».

Cos’hanno in comune tutti questi insorti?
«Come sempre, quando c'è un dittatore. Il denominatore comune è rovesciare il dittatore. Ora che ci sono riusciti cominceranno a litigare fra di loro: la dinamica nel Medio Oriente è questa».

La guerra continua?
«Non necessariamente: tanti siriani hanno tratto una lezione da quanto accaduto finora e vogliono lavorare a un modus operandi per arrivare a un modus vivendi, un’intesa equilibrata».

E se non ci riusciranno?
«La Siria diventerà una confederazione di cantoni, ma ora è troppo presto per dirlo».

Di cosa siamo certi, invece?
«Che la mezzaluna sciita iraniana è stata gravemente danneggiata e che Israele, in virtù dei suoi fenomenali successi militari, ha dato forma a un nuovo Medio Oriente».

Dove arriverà il cambiamento?
«Direi che ci sono una serie piattaforme di novità geopolitica: non escludo la possibilità di vedere la stessa dinamica in Libano e forse in Iraq e Iran. E poi Donald Trump sta arrivando: dobbiamo aspettare e vedere».

A favore di chi soffia il vento oggi?
«Di Israele e di alcuni stati arabi sunniti».

Israele non teme il rafforzamento della Fratellanza islamica?
«La Fratellanza islamica è un problema mondiale: è in Europa, è in America, è ovunque».

Erdogan?
«Erdogan ha dei forti interessi in Siria, ha quasi 4 milioni di rifugiati siriani in Turchia, vorrebbe bloccare i curdi siriani legati al Pkk, mantenere una zona cuscinetto in Siria e vorrebbe che i “suoi” curdi firmassero la nuova costituzione a cui sta lavorando. Di certo Erdogan sta guadagnando slancio e vuole essere il giocatore più forte all’arrivo di Trump».

Chi c’è ancora sullo scacchiere?
«Israele potrebbe “premiare” i drusi del Golan [che sono in parte ancora cittadini siriani] mentre gli alauiti [il gruppo a cui appartengono gli Assad] resteranno nel porto di Tartus ma saranno perseguitati dagli altri gruppi».

A proposito Tartus: che fine fanno gli interessi russi in Siria?
«Se la Russia è superpotenza, avrà un porto nel Mediterraneo. L’idea non mi piace, ma non escludo che Mosca trovi un modo di cooperare con i ribelli».

Mosca perde?
«Né la Russia né l’Iran sono stati in grado di proteggere Assad. Il colpo è stato forte e oggi con l’aiuto della nuova amministrazione Usa possiamo costruire un Medio Oriente migliore».

Che fine faranno i profughi?
«Il paese è distrutto e però non escludo che tanti vorranno farvi ritorno. Dalla Turchia e anche dall’Europa. Sotto la dittatura di Bashar Assad che ha cercato di modificare la struttura etnica del paese ai sunniti era vietato tornare o recuperare le proprietà».

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