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Libero Rassegna Stampa
09.12.2024 Via il macellaio, arrivano i tagliagole
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 09 dicembre 2024
Pagina: 1/3
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Via il macellaio, arrivano i tagliagole»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 09/12/2024, a pag. 1/3, con il titolo "Via il macellaio, arrivano i tagliagole", l'editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Jihadisti siriani prendono Damasco. Abbattuta la dittatura del sanguinario Assad, i nuovi padroni del paese promettono malissimo, potrebbero essere ancora più sanguinari e pericolosi per Israele e l'Occidente. 

“Scemo e più scemo” non è solo il titolo di un ben noto film comico di qualche anno fa. Ma potrebbe anche essere la sintesi del surreale e pazzotico dibattito che si è scatenato ieri in Italia sulla drammatica situazione in Siria, dopo settimane di silenzio e disinteresse.
È tecnicamente scemo – da un lato – chiunque rimpianga il regime di Assad, aguzzino del suo stesso popolo.
Ma è tecnicamente ancora più scemo – dall’altro lato – chiunque si metta a festeggiare, com’è pure incredibilmente successo, per il trionfo dei jihadisti, robaccia di Al Qaeda, autentici tagliagole islamisti. Come dire: esce il macellaio ed entrano i tagliagole.
E invece, con sprezzo del ridicolo, si sono formate due fazioni esattamente di questo tipo. Da una parte, vedove e nostalgici del dittatore: come se, sotto di lui, fosse stato garantito altro che oppressione, miseria e morte.
Dall’altra, piccoli fans dei jihadisti, a cui si sta incredibilmente tentando di applicare un trattamento -lampo di chirurgia estetica: sono “moderati”, ci si spiega. Vedrai che moderazione a breve...
La realtà è che il nostro provinciale discorso pubblico pare dominato da un terribile mix di cinismo, propaganda e tifo. È stato cinismo quello che – per un lunghissimo periodo – ha indotto le leadership europee a coprire ogni malefatta di Assad: riverito per anni, a sinistra come a destra, quando arrivava a Parigi, e ricevuto anche da Giorgio Napolitano qui in Italia nel 2010 (addirittura con il conferimento di un’onorificenza, poi venuta meno e ritirata nel 2012). Ed è propaganda – di segno pro Putin – quella che induce alcuni a rimpiangerlo. Ma è propaganda – di segno uguale e contrario, in questo caso antiputinista – pure quella di chi, in Ue, da ieri si sbraccia a favore dei qaedisti. Diciamolo chiaramente: è partita malissimo ad esempio Kaja Kallas, la commissaria che è Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera: «La fine della dittatura di Assad è uno sviluppo positivo e atteso da tempo. (...) Lavorerò con tutti i partner costruttivi, in Siria e nella regione». Ah sì? In attesa che la distinta signora estone trovi i “partner costruttivi”, qualcuno dovrebbe informarla del fatto che a trionfare sono stati dei jihadisti orrendi.
Tornano alla mente i cori (stolti e suicidi) che qui in Europa nel 1979 accompagnarono l’avvento del regime di Khomeini in Iran, presentato come un liberatore: e invece si trattava dell’anticamera dell’inferno per gli iraniani. O anche la leggerezza con cui nel 2011 tanti salutarono la caduta di Gheddafi in Libia: dittatore sanguinario e spietato, certo, e non da rimpiangere. Ma chi ha testa lucida dovrebbe sempre interrogarsi su chi e cosa verrà dopo.
E invece no. Anziché esercitarsi sulla ricerca del male minore, i sonnambuli della politica europea (con il loro codazzo di “esperti” che non ne azzeccano una) litigano per aggiudicarsi il ruolo di capotifosi del male peggiore. Non finirà bene, c’è da temere.


lettere@liberoquotidiano.it

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