Accusano Israele ma non vedono che sono gli islamici a fare esplodere il Medio Oriente Commento di Daniele Capezzone
Testata: Libero Data: 08 dicembre 2024 Pagina: 1/16 Autore: Daniele Capezzone Titolo: «Accusano Israele ma non vedono che sono gli islamici a fare esplodere il Medio Oriente»
Riprendiamo da LIBERO di oggi 08/12/2024, a pag. 1/16, con il titolo "Accusano Israele ma non vedono che sono gli islamici a fare esplodere il Medio Oriente", commento di Daniele Capezzone.
Daniele Capezzone
Premessa numero uno sulla guerra in Siria. Nell’orrido confronto tra i jihadisti antigovernativi e quel che resta del regime di Assad, torna buona la celebre rasoiata attribuita a Henry Kissinger ai tempi del conflitto tra Iran e Iraq: «È un peccato che non possano perdere entrambe le parti».
Premessa numero due. Sono spariti – qui in Italia – i manifestanti, che sulla Siria non organizzano piazzate né gridano slogan né srotolano striscioni. E come mai? Perché alcuni tifano per Assad (e soprattutto per la casa madre iraniana) e altri per Erdogan. Ma soprattutto non c’è in questo caso il mastice che li terrebbe tutti magicamente uniti: la possibilità di incolpare Israele.
E del resto si sa: la vita di un arabo o un musulmano, qui in Europa, vale politicamente e mediaticamente solo se è spezzata da una pallottola israeliana. In mancanza di questa condizione, cioè in mancanza della possibilità di criminalizzare Gerusalemme, c’è silenzio e disinteresse.
Premessa numero tre. Sono regolarmente le autocrazie o i gruppi fondamentalisti a scatenare le ostilità: in Libano è stato Hezbollah, così come in Siria sono stati i jihadisti fomentati dalla Turchia e dalle mire espansionistiche di Erdogan. Eppure i nostri “esperti”, i commentatori che spiegano tutto (dopo) senza aver compreso granché (prima), si affannano sempre a cercare e trovare responsabilità occidentali. Tutto è colpa nostra, ovviamente.
Ma – premesse sarcastiche a parte – quel che manca, allo stato, è uno sguardo d’insieme su ciò che sta accadendo in Medio Oriente. E anche qui il solito circoletto di “esperti” ha fatto fallimento. Impegnati com’erano ad aggredire Netanyahu, gli “analisti” non si erano accorti di quanto l’Iran (oggetto di una duplice mutilazione delle sue protesi del terrore: essendo cioè state pressoché distrutte Hamas e Hezbollah) si fosse tragicamente indebolito, perdendo la possibilità di essere il player decisivo dell’area, e aprendo la strada ad altri attori.
E così, senza la difesa di Hezbollah (e con Mosca che non può o non vuole fare più di tanto), il regime di Assad sta per cadere come un castello di carte. Come abbiamo detto, c’è poco da festeggiare: arrivano belve sanguinarie (i jihadisti) sospinte dal desiderio di un Erdogan sempre più ambiguo e tracotante di giocare un ruolo decisivo in più teatri: dal Medio Oriente al Nord Africa.
Ma i nostri “esperti” non vedevano e non sentivano: e preferivano raccontare la canzoncina secondo cui a infiammare l’area era Israele con l’irrisolta questione palestinese.
Così come non vedono e non sentono – oggi e in prospettiva – quel che può accadere a Teheran. Il regime degli ayatollah non è più in grado di dominare né di determinare fuori casa, e potrebbe avere sempre più difficoltà anche a reprimere le proteste e a chiudere le crepe interne.
È una sorta di nemesi rispetto al progetto del 7 ottobre, realizzato da Hamas ma certamente pensato e autorizzato a Teheran. Quattordici mesi dopo, chi era stato vittima di quel pogrom sta vincendo una guerra su più fronti. Chi invece ne era stato il regista si ritrova – neanche troppo metaforicamente – rinchiuso in un bunker della storia. Ma non ditelo ai nostri “esperti”...
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