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Il Foglio Rassegna Stampa
07.12.2024 Le bugie di Putin sulla morte di Navalny
Editoriale de Il Foglio

Testata: Il Foglio
Data: 07 dicembre 2024
Pagina: 3
Autore: Redazione de Il Foglio
Titolo: «Le bugie del Cremlino sulla morte di Navalny»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 07/12/2024, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Le bugie del Cremlino sulla morte di Navalny".

Alexei Navalny, sulla sua morte in carcere i russi mentono ancora. Il ministro degli Esteri Sergej Lavrov adesso arriva a incolpare la Germania, che lo aveva ospitato dopo il primo tentativo di avvelenamento da parte dei servizi russi. Vergogna in Occidente, Navalny e la sua morte in prigionia non interessano più a nessuno, caso dimenticato.

Ieri l’ex conduttore di Fox News, Tucker Carlson, ha pubblicato sul social X la sua intervista al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Qualche giorno fa aveva già comunicato sul suo nuovo canale cospirazionista il ritorno a Mosca, dopo l’intervista a Putin, fornendo qualche anticipazione e definendo il colloquio “assolutamente affascinante”. Quasi un’ora e mezza di sproloqui e bugie, in cui Lavrov dice di voler “avere relazioni normali con tutti i nostri vicini”, di non essere ufficialmente in guerra con l’Ucraina, “non siamo stati noi a iniziarla”, gli ucraini “sono fratelli e sorelle del popolo russo”, ma “ci auguriamo che l’ultimo segnale di un paio di settimane fa con il nuovo sistema d’arma chiamato Oreshnik sia stato preso sul serio”. Il passaggio più assurdo dell’intervista arriva alla domanda di Carlson su Alexei Navalny, il dissidente russo morto in una prigione siberiana il 16 febbraio scorso. L’ultima versione del Cremlino dei fatti era che nella colonia penale fosse accaduto un “triste evento”, una morte in prigione che può accadere, e che era stato un vero peccato perché poco prima della morte sarebbe stata in corso una trattativa che prevedeva lo scambio proprio del dissidente. La nuova versione del ministro degli Esteri russo è che per la morte di Navalny sarebbe da incolpare la Germania: nel periodo che ha trascorso a Berlino – dove era arrivato per essere salvato da un avvelenamento da parte dei servizi segreti russi con il Novichok, un agente nervino – non si sa “cosa gli hanno fatto”. Perché “per quanto è stato riferito, ogni tanto non si sentiva bene”, dice Lavrov. Cosa gli hanno fatto i tedeschi?, chiede Carlson. Lavrov risponde: “Non lo spiegano a nessuno, nemmeno a noi. Forse agli americani. Ma non ci hanno mai detto come lo hanno trattato, cosa hanno scoperto e quali metodi hanno utilizzato”. Lavrov accusa la Germania, che ha salvato il dissidente dal primo tentativo del Cremlino di ucciderlo – al secondo ci è riuscito.

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