Ascoltate cosa ha detto domenica scorsa l'emiro del Kuwait, Mishal Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, al vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC): “Noi chiediamo un cessate il fuoco immediato [a Gaza], per fornire protezione internazionale ai civili innocenti e per garantire l’apertura di corridoi sicuri e l’arrivo di aiuti umanitari urgenti.”
Va detto che i Paesi del Golfo auspicano il ritorno della calma nella regione. Un accordo metterebbe fine alle interruzioni del trasporto marittimo e del commercio internazionale.
Ci si può stupire, senza rimanere realmente sorpresi, nel constatare che il venerabile emiro “dimentichi” di menzionare gli ostaggi tenuti reclusi per più di 400 giorni in condizioni disumane. Dopotutto, la sua indifferenza riflette quella delle anime buone che si commuovono per le sofferenze dei Gazaoui, ma che non esigono nemmeno che la Croce Rossa visiti finalmente quei poveri infelici. Comunque sia, pare che lui non sappia che esiste una soluzione. È necessario – ma è sufficiente – che Hamas rilasci tutti gli ostaggi vivi e restituisca le spoglie dei morti. In cambio, Israele accetta un cessate il fuoco di sessanta giorni come in Libano e si dice pronto a evacuare un corridoio strategico. I “civili innocenti” respirano e cominciano a sperare. Gli aiuti umanitari vengono immediatamente decuplicati. I camion si accalcano ai punti di ingresso nella Striscia di Gaza. I Paesi occidentali e quelli arabi competono tra loro con proposte per contribuire alla ricostruzione delle infrastrutture di Gaza. Semplice, no? Dov'è il problema? Il problema è che gli augusti personaggi che ascoltano con tanta attenzione l’emiro sanno bene ciò che le Nazioni Unite, l’Unione Europea e tanti altri leader nel mondo non riescono ad ammettere. La sorte delle popolazioni della Striscia di Gaza non interessa ad Hamas. I leader dell’organizzazione terroristica che ha scatenato l’attuale confronto sapevano che Israele non poteva non rispondere alle atrocità commesse il 7 ottobre sul suo territorio. Sapevano che a pagare il prezzo più alto sarebbero stati i civili di Gaza, poiché la loro strategia è quella di usarli come scudi umani. Ancora oggi sono loro che affamano la propria popolazione dirottando a proprio vantaggio gran parte degli ingenti aiuti umanitari che già entrano a Gaza. Che interesse avrebbero ad accettare un cessate il fuoco? Chiedono una “contropartita”, una sorta di ricompensa. Per ogni ostaggio in vita, per ogni spoglia, loro avevano stabilito una scala ignobile. Per un giovane soldato, ad esempio, verranno rilasciati trenta assassini detenuti nelle carceri israeliane. Nel complesso, centinaia di terroristi di Hamas che hanno ucciso civili israeliani innocenti trarrebbero beneficio da questo accordo. Mi dirai che questo era già stato il caso del soldato Shalit. Esattamente. Tra i detenuti che tornavano a casa ricoperti di gloria c'erano Yahia Sinwar e Ismail Hanniyeh. Come loro, altri militanti hanno compiuto nuovi atti di terrorismo, uccidendo altri civili israeliani innocenti. Dei civili israeliani, quindi a quanto pare che importa? Di fronte a questo terribile dilemma, Israele si sta lacerando...