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Libero Rassegna Stampa
04.12.2024 Guerra in Libano. Netanyahu: E' solo una tregua, non la pace
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 04 dicembre 2024
Pagina: 16
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Hezbollah respinto dal confine nord. Oggi Israele riapre i parchi naturali»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 04/12/2024, a pag. 16, con il titolo "Hezbollah respinto dal confine nord. Oggi Israele riapre i parchi naturali", la cronaca di Amedeo Ardenza.

Hezbollah si ritira. E Israele prende fiato, riaprendo i parchi naturali nel nord. Ma Netanyahu avverte: attenzione che questa è solo una tregua, non un trattato di pace.

L'Autorità israeliana per la natura e i parchi ha annunciato che a partire da oggi, con l'approvazione del Comando del fronte interno delle Idf, riaprirà diversi parchi nazionali e riserve naturali nel nord di del Paese, chiusi da oltre un anno a causa della guerra con Hezbollah. Tra questi, i parchi nazionali di Bar'am, Achziv, della Fortezza Yehiam, di Tel Hatzor e della Fortezza Nimrod, nonché le riserve naturali di Nahal Amud e Hula.
Un altro significativo segnale a favore della tenuta della tregua arriva dalla Turchia: ieri Turkish Airlines ha ripristinato i voli diretti sulla linea Istanbul-Beirut, dopo averli sospesi lo scorso 21 settembre.
Ma l’accordo per il cessate il fuoco fra Israele ed Hezbollah riguarda il Libano, non la Siria. Le Israeli Defense Forces (Idf) continuano così a colpire obiettivi della milizia sciita libanese nel Paese ancora governato da Bashar Assad ma destabilizzato in tempi recenti da una nuova fiammata dell’insorgenza radicale sunnita. Ieri le Idf hanno eliminato Salman Nimr Jamaa, l’ufficiale di collegamento fra Hezbollah e l’esercito regolare siriano. Secondo il Jerusalem Post, Jamaa aveva alle spalle una lunga carriera nei ranghi del gruppo sciita e prima dell’ultimo incarico era stato capo dell’intelligence di Hezbollah nel sud del Libano e prima ancora capo delle operazioni di Hezbollah presso il quartier generale di Damasco.
Poiché le forze regolari siriane dipendono dall’appoggio di Hezbollah, l’eliminazione di Jamaa è di fatto un punto a favore dell’insorgenza sunnita ma Israele era sulle sue tracce quale responsabile dei trasferimenti di armi dalla Siria a Hezbollah. Tagliare i rifornimenti alla milizia libanese è per Israele un passo fondamentale per vincere in Libano: ecco perché già lunedì il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, aveva spiegato a Sky News Arabia che Israele «si assicurerà che l’Iran non spedisca armi al Libano e a Hezbollah: dobbiamo assicurarci di non essere minacciati». Parole a cui rispondeva in modo indiretto il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Esmaeil Baqaei, in conferenza stampa da Teheran: «I nostri consiglieri erano, sono e rimarranno presenti in Siria in conformità con i desideri dei suoi governi».
La presenza iraniana a Damasco e dintorni non allarma solo gli israeliani: di recente gli Usa e gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto sapere al siriano Assad che le sanzioni contro il suo regime potrebbero cadere se la Siria tagliasse i ponti con la Repubblica islamica dell’Iran: la presenza domenica scorsa del ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi a Damasco indica però che l’invito Usa-Eau è stato respinto. E mentre decine di miliziani pro-Iran del gruppo Hashd al Shaabi stanno penetrando dall’Iraq in Siria attraverso la città di confine Abu Kamal, martedì sera il primo ministro di Bagdad, Mohammed Shia' Al Sudani, ha affermato che l’Iraq «non resterà a guardare: ciò che sta accadendo oggi in Siria è nell'interesse dell'entità sionista, che ha deliberatamente bombardato i siti dell'esercito siriano in un modo che ha aperto la strada ai gruppi terroristici per controllare ulteriori aree in Siria».
Al momento gli israeliani sono più concentrati sulla tregua con il Libano, ha affermato ieri il primo ministro israeliano Benjamin (Bibi) Netanyahu: siamo impegnati in un cessate il fuoco, «ma la guerra non è finita», ha dichiarato parlando dalla città costiera settentrionale di Nahariya. Ieri Bibi ha anche ringraziato il presidente eletto degli Usa, Donald Trump, per la sua «forte dichiarazione di lunedì riguardo agli ostaggi». Secondo Netanyahu, Trump, che ha minacciato i sequestratori promettendo loro la rovina, «ha posto l'attenzione sul punto giusto - su Hamas, e non sul governo israeliano». Netanyahu ha ricordato che l’obiettivo di Israele è di restituire il nord a decine di migliaia di residenti sfollati: «Stiamo facendo rispettare questo cessate il fuoco con il pugno di ferro, agendo contro qualsiasi violazione, grande o piccola».

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