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Libero Rassegna Stampa
03.12.2024 Il nuovo libro di Maurizio Molinari
Estratto dal libro 'La nuova guerra contro le democrazie'

Testata: Libero
Data: 03 dicembre 2024
Pagina: 17
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Le bugie che hanno aizzato l'odio contro gli ebrei»

Riprendiamo da LIBERO oggi, 03/12/2024, a pag. 17, con il titolo "Le bugie che hanno aizzato l'odio contro gli ebrei", l'anticipazione del nuovo libro di Maurizio Molinari.

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari

Nella guerra d’attrito ibrida contro le democrazie un tassello particolare è l’odio contro gli ebrei. Perché l’Iran lo adopera per aumentare la pressione contro Israele, trasformando l’assedio militare in un’offensiva ideologica globale, e perché la Russia si giova dell’ondata di intolleranza contro gli ebrei nel quadro dell’«operazione Scompiglio» tesa a far implodere dal di dentro i Paesi democratici, fomentando ogni tipo di conflitti e divisioni. C’è dunque un legame fra l’attacco del 7 ottobre, l’impennata di attacchi antiebraici in Europa e il tentativo di Iran e Russia di sfruttare tale fenomeno per trarre vantaggio nella sfida contro l’Occidente.
Tutto questo aiuta a comprendere le dimensioni di un fenomeno che ha avuto un profondo impatto sulle vite degli ebrei cittadini di Paesi democratici: il periodo seguente al 7 ottobre è stato vissuto come il più buio, difficile e pericoloso dalla fine della Seconda guerra mondiale. Dall’indomani del pogrom di Hamas, le minoranze ebraiche che vivono fra San Francisco e Sidney, New York e Londra, Parigi e Milano sono state oggetto di aggressioni fisiche – alle persone e alle proprietà –, offese pubbliche e campagne di odio sui social network che hanno risvegliato i peggiori fantasmi del passato. Negli Stati Uniti il numero di azioni antiebraiche registrato dall’Anti-Defamation League (Adl) solo negli ultimi tre mesi del 2023 è stato il più alto di sempre: 2031 incidenti fra il 7 ottobre e il 12 dicembre – incluse 40 violenze fisiche, 337 episodi di vandalismo, 250 attacchi a istituzioni e sinagoghe, 400 aggressioni nei campus – con un aumento del 337 per cento rispetto al 2022.
Gli ebrei americani, europei, australiani sono stati abituati negli ultimi ottant’anni ad avere a che fare con offese verbali, pubbliche, di estrema destra, estrema sinistra, di matrice cristiana preconciliare, integralista islamica e anche con singoli attentati da parte di gruppi armati arabi palestinesi – da Parigi 1981 a Roma 1982 – con tanto di vittime, ma mai prima singoli passanti avevano aggredito così spesso e in così tanti luoghi uomini, donne, anziani, bambini ebrei da Chicago a Los Angeles, da Brooklyn a Marsiglia, da Liverpool ad Amsterdam.
Da qui la necessità di individuare oggi le bugie da cui si genera l’odio antiebraico che ferisce le nostre società democratiche. Credo che, osservando e ascoltando chi oggi professa tale odio antiebraico, le falsità più pericolose siano fondamentalmente due. Ed entrambe hanno a che fare con Israele, a conferma che l’antisionismo è il volto contemporaneo dell’antisemitismo.
La prima bugia è che Hamas è sinonimo di popolo palestinese, dunque chi si batte per Hamas difende tutti i palestinesi. Ovvero, il 7 ottobre è un pogrom legittimo perché Hamas si batte per i diritti dei palestinesi.
Ma è falso, perché Hamas è piuttosto un’organizzazione terroristica, fondata nel 1988 con l’intento dichiarato di distruggere Israele e annientare ogni ebreo in generale, e nel 2007 ha preso il controllo di Gaza rovesciando l’Autorità nazionale palestinese (Anp), che non riconosce.
La seconda bugia è l’equiparazione di sionismo e razzismo. Fu creata dal nulla dalla propaganda sovietica nel 1967 per delegittimare l’esistenza di Israele dopo la Guerra dei sei giorni, nel quadro della Guerra fredda che vedeva Mosca sostenere i regimi nazionalisti arabi per tentare di insediarsi in Medio Oriente, negando il legame trimillenario fra Terra d’Israele ed ebrei che ha contribuito a tenere in vita un popolo intero durante venti secoli di diaspora. A sparare il colpo iniziale fu Nikolai Fedorenko, capo della delegazione sovietica all’Onu, che il 9 giugno 1967 paragonò le operazioni militari israeliane alla Germania di Hitler. E su spinta dell’Urss, l’Assemblea generale dell’Onu, il 10 novembre 1975, approvò la risoluzione 3379 che paragonava sionismo e razzismo. Ma, finita la Guerra fredda, il 17 dicembre 1991 la stessa Assemblea generale la annullò e revocò con una maggioranza schiacciante.
Se queste due bugie generano violenza è perché, legittimando Hamas e delegittimando Israele, avvalorano come lotta di liberazione nazionale il pogrom del 7 ottobre 2023 che ha portato alla morte di circa 1200 israeliani e ai rapimenti di altri 240 – in entrambi i casi, in gran parte civili –, istigando subdolamente chiunque condivida questa interpretazione a riconoscere ogni ebreo come un nemico e a colpirlo.
Questa è la genesi della violenza fisica contro gli ebrei che ha sorpreso i Paesi democratici. In una serata di primavera al centro culturale 92nd Street Y di Manhattan, discutendo con Elie Wiesel di antisemitismo poco dopo l’inizio della presidenza Obama, mi disse che l’unico antidoto possibile era «educare le nuove generazioni». Per il premio Nobel per la pace, «la battaglia contro l’odio antiebraico deve essere combattuta ogni giorno, con lo studio, perché i pericoli si rinnovano di generazione in generazione». E ogni generazione studia e apprende in maniera differente. C’è dunque qui un suggerimento da ascoltare.

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