Intervista a Dershowitz: L'UE difenda Israele, è criminale chi vuole arrestare Bibi' Intervista ad Alan Dershowitz di Francesco Semprini
Testata: La Stampa Data: 27 novembre 2024 Pagina: 4 Autore: Francesco Semprini Titolo: «Alan Dershowitz: L'Ue difenda Israele, è una democrazia. Criminale è chi vuole arrestare Bibi»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 27/11/2024, a pag. 4, l'intervista di Francesco Semprini dal titolo "Alan Dershowitz: 'L'Ue difenda Israele, è una democrazia. Criminale è chi vuole arrestare Bibi'''.
«La Cpi non ha giurisdizione su Israele, deve essere un tribunale dello Stato a giudicare l'operato del governo, e questo avverrà sicuramente ma a guerra terminata». A dirlo è Alan M. Dershowitz, professore di legge di Harvard, già legale di Donald Trump e adesso pronto a difendere il premier Benjamin Netanyahu dal mandato di arresto spiccato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Il principe del foro avverte la premier Giorgia Meloni e agli altri leader europei che si batterà con forza «affinché Donald Trump sanzioni i governi che daranno seguito alla decisione dell'Aja».
Ci spiega in cosa consiste la sua iniziativa?
«Sto riunendo una squadra, un "dream team" di avvocati ed esperti giuridici di fama mondiale per aiutare a difendere i leader israeliani dalle false accuse della Corte penale internazionale».
Quindi perorerà gli interessi sia di Benjamin Netanyahu sia di Yoav Gallant?
«Non rappresento ancora ufficialmente nessuno dei due, ma ne difenderò gli interessi, assieme alla mia squadra, appena me lo chiederanno. L'obiettivo è quello di smontare l'impianto incriminatorio del Cpi provando come la loro sia una persecuzione selettiva, un accanimento nei confronti dei due politici israeliani».
Che cosa intende dire?
«Non mi pare siano stati emessi mandati di cattura nei confronti dei leader iraniani, del dittatore Bashar al-Assad che guida il regime della Siria, così come non è stato fatto nulla dalla Corte nei confronti di Hezbollah o del governo libanese. Si tratta di un mandato di arresto volto a colpire il primo ministro eletto da un Paese democratico e del suo (ex) ministro della Difesa. Il nostro obiettivo quindi è criticare la decisione dell'Aia dinanzi alla pubblica opinione e, se ne avremo possibilità, di farlo anche all'Aja».
Siete pronti ad affrontare un processo?
«Certo. Ho avuto contatti frequenti nell'ultimo periodo con alcuni membri della Corte penale internazionale ed è emerso che il procuratore capo Karim Ahmad Khan non si è nemmeno recato in Israele per ascoltare le motivazioni delle parti coinvolte. Sarebbe dovuto andare ma dopo che è scoppiato il caso dello scandalo sessuale che sembra riguardarlo ha cancellato la sua visita nello Stato ebraico».
Lei ha menzionato il concetto di "complementarietà" che non sarebbe stato rispettato nella decisione della Cpi. Di cosa si tratta?
«La nostra tesi è che la Corte penale internazionale non ha giurisdizione su Israele, non solo perché lo Stato ebraico non ha sottoscritto lo statuto di Roma, ovvero il suo trattato costituito, ma anche perché lo stesso statuto impedisce alla Corte di prendere in considerazione casi contro qualsiasi Paese dotato di un valido sistema giudiziario e che sia disposto e in grado di indagare sui suddetti crimini. Questo concetto è chiamato "complementarità". Israele ha uno dei migliori e più indipendenti sistemi legali al mondo. I tribunali israeliani hanno condannato e imprigionato un ex primo ministro come Ehud Olmert, io sono andato a trovarlo e aveva una guardia carceraria araba, così come un ex presidente (Moshe Katsav) - giudicato era un togato arabo -, oltre a diversi ministri. Hamas non ha un tale sistema giudiziario».
Lei è favorevole all'istituzione di un tribunale speciale per giudicare i crimini del 7 ottobre?
«Israele condurrà un'inchiesta ampia ed esaustiva sui fatti iniziati il 7 ottobre 2023 una volta che sarà terminata la guerra, la Cpi non può però dettare i tempi, la guerra deve essere finita. Ricordo che già 15 militari dell'Idf sono stati incriminati per l'uso improprio di armi e altre indagini saranno avviate in merito a condotte irregolari. Cosa che di certo Hamas non fa e l'idea di equiparare Israele ad Hamas è assurda».
In Europa alcuni governi daranno corso alla decisione dell'Aja, altri no. In Italia la premier italiana Giorgia Meloni si riserva di approfondire la questione ma rigetta l'equiparazione tra Israele e Hamas. Cosa ne pensa?
«Mi batterò con forza affinché Donald Trump sanzioni qualsiasi leader politico che autorizzerà l'arresto di Netanyahu. Quindi farò il possibile affinché il presidente eletto sanzioni (economicamente) Justin Trudeau (il premier canadese) e gli altri capi di Stato e premier che si allineeranno alla decisione».
Ritiene che il mandato avrà ricadute sull'accordo di cessate il fuoco in Libano?
«Sicuramente avrà effetti sulla guerra a Gaza, Hamas si sentirà vincitore perché il suo leader è stato equiparato a un leader eletto democraticamente e a farne le spese, in ultima istanza, rischiano di essere gli ostaggi ancora sequestrati».
A proposito di processi, cosa ne pensa della richiesta di archiviazione dei due processi federali pendenti su Trump, di cui lei è stato anche legale, per l'assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 e le carte segrete conservate a Mar-a-Lago?
«Tutti i casi relativi all'operato di Trump alla Casa Bianca decadranno. L'utilizzo politico del potere giudiziario è stato sconfitto alle urne dagli elettori. Ricordo che chi ha svolto le inchieste che hanno portato alle incriminazioni di Trump, ovvero il procuratore speciale Jack Smith, ha imparato l'arte delle guerre giudiziarie lavorando proprio alla Cpi (dove tra il 2008 e il 2010 ha prestato servizio come coordinatore delle indagini per l'ufficio del procuratore). C'è un filo conduttore, quindi, tra la decisione dell'Aja e le vicende giudiziarie di Trump.
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