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La Repubblica Rassegna Stampa
26.11.2024 Repubblica si informi: in Israele il giornale Haaretz viene definito 'il quotidiano arabo scritto in ebraico'
Analisi faziosa di Enrico Franceschini

Testata: La Repubblica
Data: 26 novembre 2024
Pagina: 14
Autore: Enrico Franceschini
Titolo: «Il governo boicotta la voce critica di Haaretz»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/11/2024, a pag. 14, con il titolo "Il governo boicotta la voce critica di Haaretz" l'analisi di Enrico Franceschini.

ENRICO FRANCESCHINI | Cristofariphoto
Enrico Franceschini

Haaretz allora sarebbe "vittima" del governo Netanyahu? Quello che il giornalista Franceschini definisce "il più antico e uno dei più importanti giornali israeliani", è un quotidiano fazioso, letto da sempre meno israeliani (è più famoso all'estero che in patria) che riflette sempre di più la propaganda palestinese, fino al punto di definire i terroristi dei "combattenti per la libertà". Viene soprannominato "il quotidiano arabo scritto in ebraico". Oltre a tutto non si parla neppure di censurarlo. Semplicemente i ministri di questo esecutivo non rilasceranno più dichiarazioni a Haaretz, perché non vogliono essere citati in modo falso. Per non dire quante citazioni vengono fatte dai giornali di sinistra occidentali, solo sulla base di quel che scrive Haaretz.

Benjamin Netanyahu ha messo un nuovo nemico nel mirino, ma questa volta non si tratta di palestinesi o di Hezbollah libanesi: bensì del più antico e uno dei più importanti giornali israeliani. Su proposta del ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi, il governo ha approvato domenica un completo boicottaggio di Haaretz (in ebraico significa Il Paese), storico quotidiano di sinistra, fondato nel 1919, stimato a livello internazionale per le sue analisi e i suoi reportage, da sempre molto critico nei confronti del primo ministro e anche del modo in cui conduce la guerra a Gaza e in Libano. In base alle nuove misure, nessun ministro o funzionario governativo potrà più avere contatti con Haaretz; e nessuna azienda pubblica o ente di governo potrà pubblicare inserzioni a pagamento sulle sue pagine.

A fornire il pretesto per la decisione sono le recenti dichiarazioni di Amos Shocken, l’editore del giornale, che ha accusato il governo di Netanyahu di imporre «un crudele regime di apartheid sulla popolazione palestinese» e di combattere non contro dei terroristi, bensì contro «combattenti per la libertà». In seguito, di fronte alla reazione suscitata nel mondo politico dalle sue parole e anche ad alcune critiche interne alla redazione, l’editore ha precisato che la sua definizione di “combattenti per la libertà” non si riferiva a Hamas, ribadendo la condanna dell’aggressione a Israele compiuta dal gruppo jihadista il 7 ottobre 2023.

La redazione di Haaretz ha reagito al boicottaggio accusando Netanyahu di volere «smantellare la democrazia israeliana». In un editoriale non firmato, il giornale afferma: «Come i suoi amici Putin, Erdogan e Orban, il premier sta cercando di chiudere la bocca a un giornale critico nei confronti del suo governo. Ma noi non diventeremo un portavoce governativo che pubblica soltantonotizie approvate da lui». Il ministro delle Comunicazioni Karhi commenta che in Israele «c’è libertà di stampa e di espressione», ma definisce «inammissibile che un giornale israeliano faccia propaganda falsa e disfattista, appoggiando il nemico, mentre il nostro Paese è in guerra».

Già in maggio, davanti alle prime proposte di boicottare Haaretz, l’International Federation of Journalists, sindacato internazionale dei giornalisti, aveva espresso timori che il governo israeliano restringesse la libertà di stampa. «Il boicottaggio governativo contro Haaretz », osserva ora Mairav Zonszein, analista israeliana dell’International Crisis Group, il think tank indipendente con sede in Belgio finanziata dall’imprenditore filantropo George Soros, «dimostra che Israele è guidato da un governo sempre più autoritario, il cui obiettivo è schiacciare ogni dissenso».

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