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Newsletter di Giulio Meotti Rassegna Stampa
25.11.2024 Chi sta con chi il terrorismo islamico
Newsletter di Giulio Meotti

Testata: Newsletter di Giulio Meotti
Data: 25 novembre 2024
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Chi sta con chi sul terrorismo islamico. Mai stato tutto tanto chiaro come oggi»

Riprendiamo il commento di Giulio Meotti, dalla sua newsletter, dal titolo: "Chi sta con chi sul terrorismo islamico. Mai stato tutto tanto chiaro come oggi".


Giulio Meotti

Manifestazione islamica pro-Palestina a Londra. Mai come in questa guerra, è evidente dove vi sia il maggior appoggio alla guerra santa islamica. Le complicità europee e i fiancheggiatori sono usciti allo scoperto.

Scrive Douglas Murray sul New York Post: “La cosiddetta ‘Corte penale internazionale’ ha emesso mandati di arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e (ora ex) ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. Poche persone credevano che fosse possibile. Alcune persone hanno sottolineato che la Corte non aveva mai osato in precedenza perseguire il capo di una democrazia. Altri hanno giustamente osservato che le accuse si basavano su zero prove e nessuna ricerca sul campo. Altri di noi che hanno effettivamente visto il recente conflitto con i propri occhi hanno sottolineato che le accuse contro Israele sono false, diffamatorie, oltraggiose e del tutto prive di fondamento. Ma è stato un promemoria di una delle grandi mosse antidemocratiche della nostra era. Che è l'idea che le nazioni sovrane dovrebbero effettivamente offrire la loro sovranità. Che i soldati e gli statisti di una nazione sovrana dovrebbero essere autorizzati a essere giudicati dai capricci o dalle perversioni di un giudice straniero in un paese straniero. In qualsiasi momento. In qualsiasi luogo. Nazioni idiote, autodistruttive e miopi in tutto il mondo democratico hanno sottoscritto la giurisdizione della Corte. Per ora, finché non torna a morderli, sembrano pensare che a un paio di giudici corrotti dalla Gran Bretagna o dall'Africa dovrebbe essere consentito di decidere come una nazione sovrana può difendersi”.

Anche secondo Ayaan Hirsi Ali, “è un pericoloso precedente creato da quelle organizzazioni schiavizzate dal culto del diritto internazionale, che cercano di stabilire un'equivalenza morale tra l'illegalità hobbesiana di un territorio governato da autocrati e i paesi democratici con solide tradizioni giuridiche che cercano di determinare il proprio destino”.

E per l’esperta di NGO Monitor, Anne Herzberg, la decisione dell’Aia, oltre a decretare il destino di cento ostaggi israeliani in mano a Hamas, “avrà conseguenze profonde nella guerra globale al terrorismo”.

Chi ricorda gli immensi danni materiali e umani della coalizione occidentale contro l’Isis in Siria e Iraq? Quale leader europeo vorrà trovarsi nella stessa situazione d’Israele?

E l’argomento della sovranità può essere esteso anche alla politica migratoria dell’Italia: può un manipolo di giudici politicizzati decidere come una democrazia gestisce il più grande fenomeno del nostro tempo?

Ha ragione dunque Giuliano Ferrara quando scrive: “Bisognerebbe uscire immediatamente dalla giurisdizione, o meglio dalle grinfie, di quella Corte di svitati”.

La Corte dell’Aia è presieduta da un musulmano libanese, Nawaf Salam, e il cui procuratore è un altro musulmano, Karim Khan.

“La corte è stata un fallimento” ha scritto sul Wall Street Journal il giurista dell’Università di Chicago, Eric Posner. “Sebbene abbia uno staff di oltre settecento persone e un budget annuale di oltre cento milioni di dollari, la Corte ha finora completato solo un processo, quello a Thomas Lubanga, un comandante nella guerra civile in Congo”. Ora può riprovarci con il primo ministro dell’unica democrazia in un arco che va da Marrakesh a Mumbai impegnata a non soccombere alla piovra del terrorismo islamico. 

“E assistiamo al collasso del mondo libero”, scrive Dan Ilouz sul New York Post.

Lo spiega anche Ben Dror Yemini su Yedioth Ahronoth: “Il 7 ottobre, Hamas ha condotto il pogrom più grave dalla Seconda guerra mondiale. Questa è un'organizzazione terroristica la cui ideologia è profondamente nazista, un'organizzazione i cui portavoce parlano dell'annientamento di tutti gli ebrei, a volte estendendolo anche ai cristiani. I suoi leader parlano apertamente di dominio del mondo per stabilire un impero oscuro. Questa organizzazione ha lanciato l'attacco terroristico più mortale dall'11 settembre, che ha causato l'omicidio di 1.200 persone. Le donne sono state violentate. I neonati e i bambini sono stati bruciati. Come reagirebbe il mondo libero a un simile pogrom? Sappiamo la risposta. Dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre, il mondo libero ha avviato una guerra al terrore. In guerra, come in guerra, sono state uccise persone innocenti. Ma quando si tratta di Israele, lo standard cambia. A tutti i paesi del mondo è consentito agire, tranne Israele. L’Onu è dominata da una maggioranza di stati autoritari. È accaduto al Consiglio per i diritti umani, che ha nominato paesi come l'Iran e la Libia a capo di comitati sui diritti umani e delle donne. E ora, ha raggiunto il suo apice con la Corte dell’Aia, che avrebbe dovuto essere molto più imparziale ed equilibrata, ma soccombe allo stesso destino. Anche la maggioranza oscura è arrivata lì. Questa assurda realtà, in cui l'aggressore festeggia mentre il difensore affronta mandati di arresto, non è solo una minaccia per Israele, è una minaccia per il mondo libero”.

“L’Islam radicale sta vincendo, l’Europa viene conquistata dall’interno”, mi diceva ad aprile il romanziere Boualem Sansal, che da una settimana è scomparso in una galera algerina senza che si sappia più niente di lui e che in Italia scrittori, giornalisti e politici fiatino (in Francia qualche letterato si è mosso). Due anni fa, quando l’Italia strinse un mega accordo energetico con l’Algeria, Sansal mi disse: “Italia attenta, il gas non è gratis”. Ma a pagare in Occidente sono sempre i lanciatori d’allerta.

Così ora vediamo che, oltre agli idrocarburi, ci vendono anche la corda con cui impiccheremo.

Ma torniamo all’Aia, che ha a che fare con quanto dice e patisce Sansal più di quanto riusciamo a comprendere.

Hamas festeggia.

L’Iran gioisce.

La Turchia è pronta a fare la sua parte col sultano Erdogan che la fa sempre franca nei bombardamenti di curdi, armeni e altri popoli sacrificati alle sue mire espansioniste ottomane.

L’Unione Europea pilatesca, per bocca dell’inutile socialista spagnolo Josef Borrell, si dice fedele al diritto internazionale.

La Cina è tentata di festeggiare, ma non può fino in fondo visto che non ha firmato lo Statuto di Roma sulla Corte dell’Aia.

Donald Trump, che sta mettendo su l’amministrazione più filoisraeliana della storia americana, ha già fatto sapere che imporrà sanzioni sulla Corte dell’Aia.

L’Ungheria di Orban è la più schierata con Israele. “Qui la decisione non avrà alcun effetto”, ha affermato Orban, che ha anche invitato Netanyahu a Budapest.

Il Belgio della soumission e della penetrazione del Qatar è per arrestarlo (“c’è del marcio a Bruxelles”, scrissi ad agosto).

La Norvegia dei quisling progressisti lo stesso (il paese con meno ebrei in Europa è quello più filo Hamas). Il ministro degli Esteri norvegese, Espen Barth Eide, è più filo Hamas dei paesi arabi e si fa fotografare al fianco della figlia del terrorista palestinese coinvolto nell’attentato a Parigi in cui furono uccise sei persone al ristorante ebraico Jo Goldenberg.

Nella Francia vichista, l’islamogoscismo farà la sua parte.

L’Olanda dei pogrom è per arrestarlo. Ma Geert Wilders si smarca e scrive: “Immagina di guidare una nazione democratica pesantemente sotto attacco e di fronte a una minaccia esistenziale. Molti dei vostri connazionali vengono massacrati, violentati e presi in ostaggio dai terroristi islamici. Difendete la vostra nazione e il vostro popolo e cercate giustamente di sradicare i barbari terroristi, che si nascondono negli ospedali e nelle scuole, affinché non accada mai più. E invece di ricevere comprensione e sostegno a livello internazionale, ti trovi di fronte a un mandato di arresto. Il mondo è impazzito”.

L’Inghilterra dhimmi-laburista è per arrestarlo (i Tory contrari). Londra ha già abbastanza problemi con gli islamisti per alienarseli ancora di più (oggi è stato evacuato l’aeroporto di Gatwick per una bomba). Non solo perché la popolazione musulmana del Regno Unito sta aumentando dieci volte più velocemente della popolazione generale. Il premier Starmer teme anche l’ascesa del partito “Comunisti per l’Islam”.

La Spagna social-comunista-Eta è per arrestarlo. La sinistra spagnola che sta con Cuba, con l’Iran e con Hamas.

Germania e Italia prendono tempo, confuse, e già non è poco (la Lega si è già smarcata a favore di Israele).

Il Canada del super woke Trudeau per arrestarlo (i Conservatori contrari). Nelle strade canadesi in queste ore si marcia al grido di “Jihad Jihad Jihad”.

L’Argentina dell’eroico Javier Milei sta con Israele. Afuera! Milei aveva appena mandato a quel paese anche i Brics dello smargiasso comunista dell’Onu Guterres.

Il Brasile del comunista Lula, protettore dell’ignobile terrorista Cesare Battisti, è per arrestarlo (quando torna Jair Bolsonaro?).

La Colombia del comunista Gustavo Petro è per arrestarlo.

Il Cile bolivariano è per arrestarlo. “Forza alla rivoluzione bolivariana!”. Così il giovane e woke presidente cileno Gabriel Boric ha sostenuto il regime di Nicholas Maduro in Venezuela. “Muoio come ho vissuto... i miei rispetti, Comandante”, scrisse Boric alla scomparsa di Fidel Castro. Lo stesso Boric che promette di “seppellire il liberismo”. Come quando definisce Greta Thunberg “la cosa migliore che sia capitata da molto tempo”. L’unico liberale dell’America Latina, lo scrittore cileno e Premio Nobel Mario Vargas Llosa, aveva definito così la possibilità che Boric prevalesse: “Sarebbe una tragedia per l'America Latina, perché non c'è paese al mondo che attraverso i modelli della sinistra sia andato avanti. Nessun paese, comunista o socialista, è andato avanti”.

Tutto si tiene: wokisti, socialisti (i welferisti sono alleati naturali degli islamisti), peronisti, sepolcri multilaterali, ecologisti radicali, utili idioti dei Brics.

Quanto al Papa argentino, un anno fa gli dissi: “Caro Francesco, no, Hamas non ha ‘ucciso qualcuno’”. Di ritorno dalla Giornata mondiale della Gioventù a Cracovia, il Papa ha detto: “A me non piace parlare di violenza islamica. Tutti i giorni sfoglio i giornali e vedo violenze. In Italia, uno uccide la fidanzata, un altro la suocera. E questi sono cattolici battezzati, sono violenti cattolici. Se parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica”. La fidanzata e la suocera…

Che triste epilogo per il primo papato post-occidentale.

E così alla fine quella che il Corriere della Sera (o della serva?) chiama banalmente “internazionale populista” (Milei, Wilders, Trump, Orban etc) alla fine si rivela l’ultima trincea politica a difesa di un popolo che si rifiuta di essere soggiogato dal terrorismo islamico e dall’alleanza fra Eurabia, rimasugli comunisti e satrapie.

E i dhimmi calano le braghe.

Lo scrive bene Dan Diker per il Jerusalem Center for Security and Foreign Affairs:

“Ciò che l’Europa sta vedendo su larga scala è un’anteprima della jihad contro l'Europa cristiana. L'odio dilagante per gli ebrei e gli attacchi contro gli ebrei rappresentano sempre il declino della civiltà occidentale, indipendentemente da come i nemici degli ebrei giustifichino il loro comportamento. L’ormai terribile avvertimento ‘The West Is Next’ deve essere modificato: ‘The West Is Now’”.

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