Trovato ucciso il rabbino rapito. Netanyahu pronto a vendicarlo Cronaca di Amedeo Ardenza
Testata: Libero Data: 25 novembre 2024 Pagina: 1/13 Autore: Amedeo Ardenza Titolo: «Assassinato il rabbino. L'ira di Israele»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 25/11/2024, a pag. 1/13, con il titolo "Assassinato il rabbino. L'ira di Israele ", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Prima hanno ritrovato la sua auto e poi il suo corpo. È stato ucciso nella città di Al Ain, negli Emirati Arabi Uniti, il rabbino Zvi Kogan. L’israeliano Kogan operava da anni negli Emirati come emissario di Chabad, movimento ortodosso ebraico che manda “ambasciatori” a rianimare la vita ebraica in ogni angolo della terra. Anche negli Emirati, un Paese che ha allacciato relazioni diplomatiche con Israele solo nel 2020 ma che da anni ha aperto le porte alla presenza ebraica. Nell’automobile del religioso «sono stati trovati segni di colluttazione», ha riportato la stampa israeliana riprendendo le notizie trasmesse dalle autorità emiratine al governo di Gerusalemme; notizie in apparenza non diramate ai portali all news della regione, impegnati a trasmettere l’immagine di Paesi dove tutto fila alla meraviglia.
Di Kogan si erano perse le tracce da giovedì: anche il Mossad si era mosso per cercarlo di concerto con le autorità locali. Il suo ritrovamento non lontano dal confine con l’Oman ha fatto parlare di un atto di terrorismo.
«L'omicidio di Zvi Kogan di benedetta memoria», attribuito secondo ynet a un gruppo di uzbeki subito scappati in Turchia, «è un orribile atto di terrorismo antisemita. Lo Stato di Israele tratterà i criminali responsabili della sua morte con la massima durezza consentita dalla legge», ha scritto domenica l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.
Ieri il governo ha anche avvertito gli israeliani negli Emirati o in viaggio di esercitare la massima cautela, di evitare eventi affollati, di rimanere in allerta nei luoghi pubblici e di collaborare con le autorità locali, segnalando qualsiasi sospetta presenza terroristica. L’uccisione di Kogan ha scosso anche la diaspora ebraica mondiale, dove forte è la presenza degli emissari di Chabad (acronimo di saggezza, comprensione e conoscenza). In serata le autorità emiratine hanno reso noto di aver effettuato tre arresti legati all’omicidio del religioso.
Ieri è stata anche una giornata di grande allarme nel nord e nel centro di Israele: Colpita anche Petah Tiqwa, non lontana da Tel Aviv dove un 23enne e una 70enne sono rimasti feriti. Fra la mezzanotte e le 19 di domenica, sono suonati 541 allarmi di allarme missilistici, dopo 255 lanci di missili dal Libano. Secondo il Comando israeliano del fronte interno, si è trattato del maggior numero di allarmi dall'inizio della guerra per il lancio di razzi dal Libano, ad eccezione del 28 settembre, il giorno dopo l’omicidio del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Domenica le sirene sono suonate in 100 diverse comunità dello stato ebraico.
Ieri su X si leggevano alcuni tweet lanciati dell’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Josep Borrell, mentre era in visita a Beirut.
Fra queste, una condanna di Israele per aver distrutto 37 villaggi libanesi e un’altra per aver attaccato «senza motivo« una postazione delle forze armate del Paese dei Cedri, quindi un appello ad «aumentare la pressione su Israele ed Hezbollah» affinché accettino «la tregua mediata dagli Usa». Su X non si leggeva però né la condanna dell’omicidio del religioso di Chabad né quella per gli ininterrotti lanci missilistici di Hezbollah su Israele dall’8 ottobre 2023, «in solidarietà» con il pogrom di ebrei scatenato il giorno prima da Hamas. Forse Borrell ha glissato di proposito sull’inserimento della milizia di Hezbollah nella lista delle organizzazioni terroristiche dell’Ue già nel 2013 per non insultare la sensibilità dei suoi ospiti libanesi.
Per quanto attiene invece alle battaglie nei tribunali internazionali, un recente rapporto dell’Istituto (statunitense) per lo Studio dell’Antisemitismo Globale e della Politica (Isgap) ha segnalato che il ricorso del governo sudafricano alla Corte internazionale di giustizia contro Israele il riflesso di una strategia mirata a sostenere la strategia degli “Stati canaglia”.
Una politica interessata, che avrebbe riempito le casse dell’Anc, il partito al potere a Pretoria.
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