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Libero Rassegna Stampa
25.11.2024 Femministe contro le donne
Editoriale di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 25 novembre 2024
Pagina: 1/3
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «E' un jihad anti-maschio, ma il vero patriarcato oggi è quello islamico»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 25/11/2024, a pag. 1/3, con il titolo "E' un jihad anti-maschio, ma il vero patriarcato oggi è quello islamico", editoriale di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

La lotta delle femministe contro il patriarcato è diventata una guerra santa contro il maschio (bianco e occidentale), fuori misura e ideologica. E pensare che un patriarcato esiste ed uccide, anche in Italia: quello islamico. Ma quel problema le femministe non lo vogliono neppure vedere.

Signore e signori (come dicevano i bravi presentatori di una volta), un po’ di equilibrio non guasterebbe.
C’è un problema legato ai femminicidi in Italia? Sì, e ovviamente anche un solo delitto sarebbe troppo e continuerebbe a suscitare la nostra sacrosanta ripulsa morale. Su un altro piano: c’è una questione di disparità salariale a danno delle donne, in alcuni settori, anche quando svolgono mansioni identiche o simili a quelle affidate a un uomo?
Purtroppo sì. Qualsiasi persona ragionevole, indipendentemente dal fatto che sia uomo o donna, e a prescindere dalle sue opinioni politiche, non avrà difficoltà a riconoscere queste elementari quanto spiacevolissime verità, che ci impongono di compiere ancora molti passi nella direzione di una società più libera, rispettosa e competitiva.
Tuttavia, con altrettanta serenità, possiamo e dobbiamo chiederci: la nostra Presidente del Consiglio non è forse una donna? E la leader dell’opposizione? Anche lei. E ancora, pure in ambiti meno esposti rispetto ai vertici della politica e delle istituzioni, ci sono settori in cui – e non da ora ma da qualche tempo – essere una donna in Italia è una carta in più, un valore aggiunto, il contrario di uno svantaggio o di una penalizzazione? Certo che sì.
E allora queste due opposte verità vanno guardate entrambe, per evitare di scattare una fotografia mossa e in ultima analisi inattendibile.
Con grande rispetto: i toni delle manifestazioni ultrafemministe di questi giorni ci sono sembrati eccessivi, ideologizzati, fuori misura, non di rado a loro volta violenti. “Se non vedi il patriarcato, allora il patriarcato sei tu”, abbiamo letto e sentito. Gentili signore, ma che dite? Questi toni e questo approccio non rappresentano nemmeno la maggioranza delle donne, e meno che mai una descrizione attendibile della società italiana.
Il nostro (non dispiaccia ad alcune pasdaran) è un paese pieno di famiglie, luoghi di lavoro, ambienti umani e professionali dove uomini e donne convivono, competono, si incontrano, si scontrano, facendo i conti – com’è assolutamente fisiologico – con simpatie, antipatie, successi, insuccessi, felicità o delusioni, ma senza che vi siano comportamenti criminali. La regola, la normalità, è questa. L’abuso – per fortuna – è una remota, ultraremota eccezione da perseguire.
E semmai, in qualche caso, oggi ad aver bisogno di riscatto è anche l’uomo, vittima di una specie di nuovo maccartismo, di un generalizzato processo di intimidazione, di una sistematica presunzione di colpevolezza. O anche di un cono d’ombra per cui alcune realtà non sono nemmeno raccontate: quanti uomini sono letteralmente rovinati, anche economicamente, dopo un divorzio? Perché non se ne può parlare? Sia consentito dirlo: esistono tanti stronzi (maschi), ma esistono pure un mucchio di stronze (femmine). E allora – com’è giusto – critichiamo in ogni campo chi si comporta male, dimenticando per un momento se si tratta di un lui o di una lei.
Ma questo impone che si abbandoni il linguaggio e l’approccio anche psicologico di certe uscite e di non poche manifestazioni. L’inclinazione psico-politica di alcune protagoniste ideologizzate di oggi mi pare quella di colpevolizzare il maschio in quanto tale, aggredire un genere in modo indistinto, far pensare che gli uomini – tutti – si dividano tra stupratori e possibili stupratori, assassini e possibili assassini.
Una specie di generalizzata quanto stupida jihad anti-maschile.
A proposito di jihad: il paradosso più clamoroso scatta proprio quando ci si accosta agli eccessi e alla radicalizzazione della cultura e della fede islamica. È lì – anche sul territorio italiano – che occorrerebbe cercare il vero e più temibile patriarcato. Vogliamo parlare della piaga delle mutilazioni genitali femminili, vietata ma largamente praticata in Italia? O della sottomissione di mogli e figli, nelle famiglie islamiche, anche nelle nostre città?
O del clima di intimidazione che circonda troppe ragazze o donne che vogliono togliersi il velo, vivere all’occidentale, fidanzarsi in modo non combinato dalle famiglie, respirare un poco di libertà? Curioso doppio standard: si ingigantisce il patriarcato “italico” che quasi non c’è più, ma si chiudono gli occhi davanti al patriarcato se per caso è di marca islamica. Servirebbe – da tutte le parti – meno faziosità, minore propensione al pregiudizio politico, e un più sincero amore per quella cosa fragile e preziosa che si chiama “libertà”.

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