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La Repubblica Rassegna Stampa
17.11.2024 Con Trump la guerra finirà prima, dice Zelensky
Analisi di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 17 novembre 2024
Pagina: 8
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Zelensky scommette: Con Trump la guerra finirà entro il 2025»

Riprendiamo da LA REPUBBLICA di oggi, 17/11/2024, a pag. 8, con il titolo "Zelensky scommette: Con Trump la guerra finirà entro il 2025", l'analisi di Paolo Mastrolilli.

Paolo Mastrolilli - North America ...
Paolo Mastrolilli

Cambierà l'amministrazione americana e già cambia il linguaggio di Zelensky. Che alla radio pubblica ucraina annuncia che, con Trump alla presidenza degli Usa, la guerra finirà entro il 2025. Un'apertura al negoziato così esplicita non si era mai sentita.

«La guerra finirà più velocemente, con le politiche di questa nuova squadra che ora guiderà la Casa Bianca. Dobbiamo fare tutto il possibile per assicurarci che termini il prossimo anno, attraverso gli strumenti diplomatici». Un’apertura così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non l’aveva mai fatta prima. E’ frutto della vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, certo, ma forse rispecchia anche un aggiornamento in corso nell’intera comunità internazionale, che potrebbe solidificarsi durante il vertice dei G20 in programma a partire da domani in Brasile.

Parlando con la radio pubblicaSuspilne , il leader di Kiev ha detto che chiudere il conflitto nell’arco del 2025 è l’obiettivo dell’amministrazione americana che entrerà in carica il 20 gennaio: «Questo è il loro approccio, la promessa fatta alla loro società, ed è anche molto importante per loro sul piano politico». Perciò si è impegnato a fare tutto il possibile affinché l’obiettivo venga raggiunto. Ha ammesso che la situazione nel fronte orientale «è in effetti difficile. Sono in corso una pressione e un’avanzata russa, lente ma costanti». Queste operazioni, però, stanno costando molto a Mosca, che vede morire circa 2.000 soldati al giorno: «Sono perdite terribili. Non possono continuare ad avanzare con simili numeri di caduti», anche se Putin ha chiesto aiuto all’amico nordcoreano Kim per mandargli non solo armi, missili a lunga gittata e pezzi di artiglieria, ma anche fanteria da sacrificare sull’altare delle sue ambizioni di riconquista. Perciò è possibile che il 2025 diventi l’anno giusto per trovare una soluzione diplomatica, tra la volontà di Trump di perseguirla, la necessità di Putin di ottenerla, e la disponibilità di Zelensky ad accettarla.

Per certi versi, la telefonata del cancelliere tedesco Scholz al capo del Cremlino è stata un primo passo in questa direzione. Il leader ucraino l’ha criticata, perché forse anticipa un po’ i tempi e così aiuta Mosca. Però era stata condivisa con il Quad europeo, perché il sentimentoè comune. Ora la questione arriverà certamente sul tavolo del G20 di Rio, anche perché saranno presenti la controparte russa e il suo principale alleato cinese. Proprio ieri il presidente uscente Biden ha incontrato il collega Xi a margine del vertice Apec in Perù, per prepararlo all’arrivo di una nuova amministrazione che promette di essere assai più dura con Pechino, sui dazi per sanare gli svantaggi commerciali, ma non solo. In questo quadro, anche la Repubblica popolare potrebbe quindi avere un interesse a favorire e aiutare la soluzione della guerra in Ucraina. Il governo americano in carica sta accelerando la consegna delle forniture militari a Kiev. Dei 60 miliardi di dollari stanziati dal Congresso ne sono rimasti circa 10, e l’obiettivo è far arrivare le armi rimaste entro la fine dell’anno, un po’ per aiutare Zelensky a contrastare l’avanzata russa in corso, e un po’ per metterlo in condizione di resistere, anche dopo che il 20 gennaio Trump tornerà nello Studio Ovale.

Fonti vicine al prossimo capo della Casa Bianca, però, avvertono chesarebbe sbagliato considerarlo pronto a cedere su tutta la linea al collega del Cremlino, nonostante i sospetti sui motivi profondi della sua ammirazione per Putin. Trump è stato rieletto, ha ottenuto la rivincita politica che cercava, e in base a quanto prescrive la Costituzione non dovrebbe avere l’opportunità di ricandidarsi. Ora quindi si confronta esclusivamente con la propria eredità storica, e non è detto che voglia finire sui libri come il presidente americano responsabile di aver regalato l’Europa all’ex Urss. Queste fonti si aspettano che spingerà Zelensky al negoziato, ma farà pressioni anche su Putin, lasciando capire che se non accettasse di negoziare, il riarmo di Kiev verrebbe accelerato, magari senza i limiti sull’uso dei missili imposti da Biden. E in caso di accordo, anche se l’Ucraina non potesse accedere alla Nato per vent’anni, riceverebbe comunque gli strumenti per difendersi e scoraggiare altre aggressioni russe. La discussione è cominciata.

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