Berlino sceglie la linea dura: stop al gas liquido russo Analisi di Daniel Mosseri
Testata: Libero Data: 15 novembre 2024 Pagina: 6 Autore: Daniel Mosseri Titolo: «Berlino sceglie la linea dura: stop al gas liquido russo»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 15/11/2024, a pag. 6, con il titolo "Berlino sceglie la linea dura: stop al gas liquido russo" l'analisi di Daniel Mosseri.
Daniel Mosseri
I porti tedeschi al centro delle relazioni fra l’Europa e gli Stati Uniti in vista dell’insediamento, a gennaio 2025, di Donald Trump. È stato il Financial Times a scrivere che il ministero dell’Economia della Germania avrebbe dato istruzione scritte ai terminal del gas di proprietà pubblica di rifiutare l’attracco di navi cariche di gas naturale liquefatto di origine russa.
L’idea alla base della missiva inviata alla società statale Deutsche Energy Terminal sarebbe quella di isolare ulteriormente l’industria energetica dell’orso russo «nel prevalente interesse pubblico della Germania». Il governo avrebbe inviato la lettera dopo aver appreso che la società si accingeva a ricevere un carico di gnl russo a Brunsbüttel, lo strategico porto tedesco affacciato sul Mare del Nord e collegato al Mar Baltico tramite il Canale di Kiel.
L’interesse pubblico prevalente non sarebbe nulla di nuovo: evitare la dipendenza energetica tedesca da fonti russe. Una frase ripetuta come un mantra dal 24 febbraio del 2022, data dell’invasione dell’Ucraina orientale. Nel giro di pochi mesi quella dipendenza è diventata un ricordo: prima sono stati i russi a chiudere a singhiozzo i rubinetti del metano «per lavori di manutenzione», poi sono stati i Paesi occidentali a cercare nuove fonti di approvvigionamento. A settembre 2022 un commando terrorista forse di origine ucraina ha anche fatto esplodere uno dei due gasdotti diretti russo-tedeschi Nord Stream: in quelle pipeline l’oro blu non scorreva già più ma se anche domani “scoppiasse la pace” con la Russia, il commercio di gas sarebbe per forza ridotto della metà.
URSULA CONTRO L’ORSO
Il “nuovo” interesse strategico tedesco è un altro: giorni fa la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha dichiarato che avrebbe preso in considerazione la possibilità di sostituire il gnl russo con più importazioni statunitensi.
«Compriamo ancora molto gnl dalla Russia: perché non dovremmo sostituirlo con quello americano, che è più economico per noi e abbassa i prezzi dell’energia?», ha spiegato ai giornalisti. Si tratterebbe dei classici due piccioni con una fava: mostrare da un lato a un Putin molto poco incline a mollare l’osso ucraino che l’Ue ha sempre meno bisogno di lui; e dall’altro porgere un ramoscello (commerciale) d’ulivo al 47esimo presidente degli Stati Uniti. «È una cosa di cui possiamo discutere», ha ripreso von der Leyen, riferendosi al surplus commerciale dell’Ue nei confronti degli Usa pari a 131,3 miliardi di dollari nel 2022. Da sola la Germania conta quasi per la metà di quella cifra: importare più gas naturale “a stelle e strisce” a spese di quello russo abbatterebbe quel surplus, aiutando Trump a “make American great again”.
Gli Stati Uniti sono ora uno dei maggiori esportatori di gas in Europa, con il 46% delle forniture nel 2023. La Germania non ha più importato gnl direttamente dalla Russia ma la società energetica statale Sefe, conclude il Ft, ha firmato un contratto a lungo termine per importare il gnl russo attraverso la Francia.
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