L’Ucraina è sola a combattere Putin Analisi di Anna Zafesova
Testata: La Stampa Data: 13 novembre 2024 Pagina: 29 Autore: Anna Zafesova Titolo: «Così l'Ucraina è sola a combattere Putin»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 13/11/2024, a pag. 29, l'analisi di Anna Zafesova dal titolo "Così l'Ucraina è sola a combattere Putin".
Man mano che dal team di Donald Trump cominciano a venire confermate le candidature dei suoi prossimi consiglieri e ministri, il destino dell'Ucraina appare sempre più quello di una vittima sacrificale. Quasi tutti i candidati alle cariche cruciali nella diplomazia e nella sicurezza americana avevano votato per bloccare al Congresso gli aiuti militari a Kyiv all'inizio di quest'anno, oppure si erano espressi contro l'assistenza all'Ucraina. Mentre il presidente eletto continua a non rivelare il suo famoso piano che dovrebbe fare finire la guerra della Russia contro l'Ucraina "in 24 ore", le indiscrezioni su quello che ha intenzione di fare arrivano dai tweet di Elon Musk, dalle vignette pubblicate dal figlio di Trump, dalle interviste televisive dei consiglieri (subito smentite) e dalle rivelazioni dei media sulle telefonate con il Cremlino (subito negate). Il destino dell'Ucraina e dell'Europa viene affrontato a colpi di battute davanti alle telecamere e sui social, in un'anticipazione di quello che sarà la Casa Bianca della fantasia di Trump al potere. Quanto la situazione sia preoccupante lo si capisce, ancora prima che dalle dichiarazioni per ora scarse e generiche dei nuovi collaboratori dell'amministrazione repubblicana, dalla reazione dei leader europei. I vertici d'emergenza a Budapest e a Parigi, le dichiarazioni del segretario generale della Nato Mark Rutte sulla necessità di "andare oltre il semplice sostegno all'Ucraina", l'entrata del leader della Cdu Friedrich Merz nella campagna elettorale in Germania con la promessa di un ultimatum alla Russia per cessare le ostilità in Ucraina, i nuovi pacchetti di aiuti francesi (con i caccia Mirage) e olandesi: i ruoli si sono clamorosamente ribaltati, e sono gli europei a chiedere un impegno più deciso. La paura dell'Europa è palpabile e visibile, anche se in realtà era da mesi che Ue, Nato e singoli Paesi del Vecchio Continente stavano mettendo in atto una rete di finanziamenti, accordi e aiuti per i prossimi mesi e anni, per proteggere l'Ucraina non soltanto dalla minaccia di Putin, ma anche dal pericolo Trump. Curiosamente, quelli meno spaventati, almeno pubblicamente, sono gli ucraini. Sicuramente molti, nel governo e nell'opinione pubblica, erano frustrati dall'indecisionismo occidentale e in particolare dell'amministrazione Biden. Ma soprattutto, per l'Ucraina l'orrore non è un'ipotesi, ma vita quotidiana. Sotto le bombe russe, la visione della realtà inevitabilmente si altera. Sanno che il peggio è sempre possibile, perché l'impossibile orribile si sta verificando ormai da quasi tre anni. Ma sanno anche che le promesse di far finire la guerra, ascoltate da una trincea del Donbas o da una casa bombardata a Kharkiv, suonano spesso utopiche. La realtà è che Trump dovrà trovare argomenti per costringere a cedere sia Zelensky – e il ricatto può funzionare soltanto fino a che rappresenta un "male minore", non la sopravvivenza stessa dell'Ucraina – sia Putin, che ormai ha reso la guerra il perno della sua dittatura. Dovrà inoltre convincere gli europei – se sono veri i "piani di pace" che circolano nei media – a scendere sul terreno come forza di interposizione, e persuadere Mosca a staccarsi dalla sua alleanza con Pechino e con l'Iran. Dovrà probabilmente convincere i Paesi del Golfo a seguirlo nel piano di abbattere i prezzi sul petrolio, il metodo più sicuro di far vacillare il Cremlino dai tempi di Reagan. Compito non impossibile, ma straordinariamente complesso, sicuramente non fattibile in 24 ore e molto faticoso per politici spesso alle prime esperienze internazionali come molti candidati trumpiani. È quasi certo che Trump proverà a implementare una di quelle soluzioni facili che crede siano venute in mente soltanto a lui. È molto probabile che non ci riuscirà, e che la realtà – cruda, spiacevole e difficilmente manipolabile con i tweet – lo costringerà a cambiare rotta. La parte più interessante non è quello che la nuova Casa Bianca farà dal 20 gennaio in Ucraina. Il vero dilemma è cosa farà dopo che il suo piano sarà fallito, al costo di decine di migliaia di vite ucraine, e di un grave danno alla sicurezza dell'Europa.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/565681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante