Le torture di Hamas che nessuno può negare Commento di Fiamma Nirenstein
Testata: Il Giornale Data: 11 novembre 2024 Pagina: 13 Autore: Fiamma Nirenstein Titolo: «Le torture di Hamas che nessuno può negare»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 11/11/2024 a pag. 13 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Le torture di Hamas che nessuno può negare".
Fiamma Nirenstein
Le fotografie che per primo ha pubblicato ieri il Daily Mail completano l’informazione grafica che per la prima volta il mondo ha ricevuto il 7 ottobre del 2023: testimoniano la crudeltà cui può arrivare l’animo umano e di nuovo tali immagini sono fornite dal regime islamista di Hamas. Si tratta stavolta di ore di video riprese da una telecamera dentro una sede dell’organizzazione nel nord di Gaza ben prima della guerra, fra il 2018 e il 2020. Non c’è ombra di ebreo, solo la torture inflitte da Hamas ai suoi concittadini: il footage è stato trovato per caso dall’Esercito israeliano e adesso le immagini meno inguardabili mostrano persone appese al soffitto a testa in giù o per la testa, le membra distorte senza poter toccare il pavimento, con la testa in un sacco, mentre aguzzini li colpiscono in varie parti del corpo e sulle piante dei piedi, con le braccia legate dietro la schiena… una vittima ora fuggita in Egitto, Hamza Howidy ha detto “ti torturano finché devi per forza confessare qualsiasi cosa vogliano”.
Le torture comprendono elettrodi, bruciature, tagli, oggetti introdotti dentro il corpo; le subiscono i nemici politici, chiunque sia sospettato di ribellione al regime, di critica, di connivenza con Israele, ma sono oggetto di torture i gay, gli adulteri, i ladri, chi rompa l’ordine sociale che è anche religioso. Il terrore regola la società di Gaza, i torturati che oggi parlano dall’estero come Rami Aiman, spiegano che se hai la fortuna di sopravvivere, i terroristi vengono ancora e ancora a prelevarti a casa per torturarti. Le esecuzioni specie dei gay o delle pretese spie sono continue: persone trascinate da auto in corsa, sepolti vivi… è lo stile personale di Sinwar già chiamato da tutti “il macellaio di Khan Yunis” quando era capo delle guardie di Hamas. Uccideva con le sue mani sia sospette spie che individui che deviavano dalla religione. Di fronte alla crudeltà qui di nuovo esposta, potranno le folle che si fregiano della medaglia dei diritti umani rifiutare questa seconda occasione di capire? Non comprenderanno che Israele ha dovuto combattere contro chi ha dichiarato: “Noi conquistiamo i titoli col sangue”; “lo faremo ancora e ancora” e di questo ha fatto la sua strategia? Sinwar, come l’Iran degli Ayatollah, si è impossessato dell’Islam riducendolo alla base teorica e religiosa della peggiore violenza giustificata da un grande fine di dominazione che coincide con la sua purificazione del mondo.
Chi si alzerà nel mondo islamico per ripristinarne il valore che Bernard Lewis gli attribuiva con nostalgia? Certo non lo farà chi insisterà con “Free Palestinese” quando quella è la Palestina dei torturatori. Ma il conformismo e la paura sono sempre una trincea robusta. Non è detto che anche questa volta la risposta non sia la stessa di dopo il 7 ottobre, la negazione giustificatoria, la costruzione di una catena di menzogne. Vedremo ora cosa diranno i sostenitori dei diritti umani. Ci aspettiamo di tutto.
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