Londra: una africana per i conservatori, alleata di Israele Analisi di Andrea Morigi
Testata: Libero Data: 03 novembre 2024 Pagina: 15 Autore: Andrea Morigi Titolo: «Un'africana per rilanciare i conservatori»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 03/11/2024, a pag. 15 con il titolo "Un'africana per rilanciare i conservatori ", l'analisi di Andrea Morigi.
Andrea Morigi
Gli altri pretendenti erano sostanzialmente dei babbioni. I classici conservatori timidi e slavati, carisma zero se si eccettua l’eccentrico Boris Johnson che paradossalmente ha fatto segnare il punto più basso dei consensi per i Tories alle ultime elezioni. Ma anche l’ex premier Rishi Sunak sembrava aver inghiottito una scopa, a giudicare dalla postura.
Così gli iscritti al partito conservatore britannico ieri hanno scelto lei, Olukemi Olufunto Adegoke, detta Kemi, Badenoch, come leader, con 53.806 voti contro i 41.388 del rivale Robert Jenrick, dopo un processo di selezione durato mesi per prendere il posto che fu di Margaret Thatcher.
Fa parte di tutt’altra storia. Non tanto perché il 2 gennaio 1980 è nata a Wimbledon da genitori nigeriani, ma perché fa parte della generazione di politici che stanno rinnovando la classe dirigente britannica in via di estinzione demografica e culturale. A sinistra puntano pericolosamente, anche a costo di rischiare derive fondamentaliste islamiche, sui musulmani, come Sadiq Khan, sindaco laburista di Londra dal 2016. A destra si preferiscono ancora i cristiani, decisamente più compatibili con le usanze e il patrimonio storico comune. E la Badenoch, senza indulgere a crisi mistiche, ci tiene a dichiararsi «culturalmente cristiana», cioè senza un’appartenenza confessionale definita o una fede personale, ma con le radici ben piantate. Ha vissuto in Nigeria l’infanzia e l’adolescenza fino a 16 anni.
L’identità e le sue origini non le ha volute cancellare quando è tornata in Inghilterra, ma ha scelto di adattarsi e di mescolarsi, non di rinchiudersi in un ghetto. Invece di promuovere il “potere nero” in contrapposizione dialettica con i cosiddetti “bianchi oppressori”, si è messa a disposizione del bene comune.
LA CULTURA DELLE ORIGINI
Come lei, la diaspora africana sta trasformando il panorama di Londra e del Regno Unito. Il fenomeno è stato studiato dal sociologo delle religioni gallese Philip Jenkins insieme alle tendenze all’abbandono della relgiosità nel Regno Unito. Mentre ricorda che, fra il 1980 e il 2011, i bambini battezzati nella Chiesa d’Inghilterra sono passati da un terzo a un decimo, ha anche il merito di aver portato alla luce, a livello accademico l’esistenza sotterranea delle comunità cristiane indipendenti di origine africana, che sempre più di frequente rimettono in funzione le strutture ecclesiali ormai abbandonate dagli anglicani.
Giovani, desiderosi di affermarsi nel Regno Unito senza volersi omologare alla secolarizzazione e senza rinunciare ai valori della loro tradizione. Quindi non rinunciatari rispetto alla rilevanza sociale della famiglia e combattivi nei confronti dell’ideologia gender. Multiculturalismo e wokismo sono i nemici anche della Badenoch : vuole abolire le toilette senza distinzioni tra uomo e donna. Politicamente scorretta, anche se non ha mai alzato barriere contro i matrimoni gay, la sua biografia riferisce che ha avuto tre figli da un solo marito. E porta la gonna.
Questo il background, senza il quale di Kemi non si capirebbe nemmeno perché al referendum per il distacco dall’Unione Europea fosse schierata per la Brexit e attualmente chieda restrizioni all’immigrazione selvaggia. Lo spiegava nel settembre scorso sul Sunday Telegraph: «Il nostro Paese non è un dormitorio per gente che viene qui per fare denaro.
È casa nostra. Da coloro ai quali scegliamo di dare il benvenuto ci attendiamo che condividano i nostri valori e contribuiscano alla nostra società. La cittadinanza britannica è più di un passaporto britannico, ma è anche un impegno verso il Regno Unito e il suo popolo».
Sa per esperienza qual è il percorso di integrazione da seguire e quali sono gli ostacoli, fra i quali non annovera il colonialismo che, anzi, le ha offerto l’opportunità di trovare una nuova patria, di formarsi, laurearsi in ingegneria informatica mentre lavorava nei fast-food e salire nella gerarchia sociale. Ed è cosi che «sono diventata working class», ha spiegato lei stessa, rivendicando la sua appartenenza alla classe lavoratrice, in contrapposizione agli «stupidi ragazzi bianchi di sinistra» che ha conosciuto subito dopo, studiando informatica alla Sussex University e che l'hanno fatta diventare «più conservatrice». In quello stesso periodo ha criticato le inizative umanitarie, come il Live 8 di Bob Geldof, accusandolo di «paternalismo» nei confronti dell'Africa.
RIPROGRAMMARE LO STATO
Ecco perché non ritiene affatto insuperabile il grado di svantaggio che le disuguaglianze strutturali causano ai cittadini neri in Gran Bretagna.
Per questo si è opposta alla teoria critica della razza. Se no, la neo leader dei Tories non sarebbe nemmeno eletta ininterrottamente parlamentare dal 2017 e nel 2019 nominata sottosegretario alla Famiglia, in seguito ministro, con un incarico prima per il Governo locale, la comunità e l'eguaglianza, oltre che segretaria del Cancelliere del Tesoro, e successivamente, nel febbraio 2023, segretario per il Commercio internazionale, le imprese e il commercio.
E ha potuto esprimere, all’interno delle istituzioni, la sua perplessità sui piani del governo per ridurre le emissioni di carbonio nel Regno Unito e il suo orientamento per un'economia a bassa tassazione e libero mercato, impegnandosi a «riavviare e riprogrammare» lo Stato britannico.
In politica estera, la Badenoch è schierata dalla parte di Israele, con cui ha stretto un accordo commerciale, nonostante l’ostilità, quando era al governo. E da parlamentare, alla Camera dei Comuni, ha promosso la legge contro il boicottaggio dello Stato ebraico. Conta anche in questo caso la provenienza: ha osato paragonare i terroristi islamici palestinesi di Hamas ai tagliagole nigeriani di Boko Haram che in Nigeria hanno seminato morte e distruzione contro gli “infedeli”.
Per questo, durante la campagna per la leadership ha sottolineato che «non tutte le culture sono ugualmente valide». Sapeva di scandalizzare qualche benpensante, ma ha vinto proprio perché non ha timore di dire quello che pensa.
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