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Il Giornale Rassegna Stampa
31.10.2024 Israelofobia in diretta tv
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 31 ottobre 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israelofobia in diretta tv»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 31/10/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Israelofobia in diretta tv". 


Fiamma Nirenstein

Report promette di mostrarci, nella prossima puntata, "Israele come laboratorio dell'estrema destra". Quindi l'inversione delle responsabilità e della realtà è completa. Così come lo era già in tutti i talk dove va in scena, quotidianamente, pura israelofobia. Sulla RAI, per la quale si è costretti a pagare il canone

Ha detto molto bene nella sua rubrica su Huffington Post Pierluigi Battista attaccando il modo in cui la trasmissione tv Report spara la ignobile pubblicità del suo prossimo programma su Rai Tre; Battista lamenta che per un programma di quel genere, di cui ricorda la precedente puntata su Alessandro Giuli, venga propinato da un canale, il terzo della RAI, per il quale si è costretti a pagare il canone. In verità, io di sicuro non lo guarderò: spesso da Gerusalemme scanalo con speranza sulle reti della mia patria lontana, e incontro, salvo in pochi casi, talk show carichi di bugie ignobili, di vergognosa insensibilità storica e morale, di propaganda antisraeliana, ignorante, sciocca, scandalistica e creatrice consapevole di antisemitismo. Adesso Report promette che domenica mostrerà “Israele come laboratorio politico dell’estrema destra internazionale” ovvero un antro odioso di nazi fascisti razzisti, colonialisti, imperialisti… con la solita criminalizzazione di Netanyahu, si capisce, e il rovesciamento “sionismo uguale nazismo”. Robert Wistrich ci ha dedicato volumi, ma la TV di Stato non lo sa. La seconda frase pubblicitaria è da querela, e riproduce il famoso blood libel delle azzime mescolate col sangue dei bambini a Pesach, la Pasqua ebraica: Report ci spiega che ci mostreranno “Gaza come laboratorio dove testare le armi”, cioè sul corpo, secondo la vulgata dei “civili” o meglio dei bambini palestinesi. Se un ubriaco dice questa frase alla fine di una cena, è imperdonabile, se è la RAI deve chiudere i battenti, è fallita.

È sadica e paranoica. Eppure è una forma di ubris invincibile quella israelofobica radio tv, dilaga sulla RAI e in ogni dibattito sugli altri canali, segue la moda e il rating: si può modulare più o meno smodatamente e in coro (da Lilli Gruber sempre), spiritosamente (Propaganda Live il 22 marzo per esempio con il reportage di Francesca Mannocchi, o anche ospitando Gad Lerner che amerebbe Israele, oh certo, se non ci fosse Netanyahu); con dei professori (Caracciolo) delle professoresse ( Anna Foa che presenta “Il suicidio di Israele a Quante Storie, da quello Zanchini che chiese a Esther Mieli “Scusi lei è ebrea” a radio Anch’io il 29 ottobre dopo lo sterminio); Corrado Somigli sulla 7,fa l’en plein quando l’Albanese, la solita impiegata dell’ ONU antisemita di ogni giorno, gli dice in tv che “il 7 ottobre non ha una matrice antisemita ma è una ribellione contro un potere occupante”. Anche a Agorà il 12 ottobre fu invitata l’Albanese quando io, ignara, trovandomela nel panel non potei respirare la sua stessa aria, e me ne andai. Avevo però intanto sentito il famoso corrispondente del Corriere e mio antico conoscente Lorenzo Cremonesi che dopo aver dichiarato Israele “in guerra civile” aveva anche aggiunto che “Israele vuole deportare anche gli arabi israeliani” e che “in Israele si pensa di avere sangue superiore”… proprio così, ed è adesso ospite frequente di Monica Maggioni a Newsroom dove si pratica soft odio per Israele.

Immagino che ai loro occhi potrebbe riscattarsi, se si convertisse, pardon, mio lapsus, se cacciasse Netanyahu. Anche Anna Foa ha detto che Netanyahu “vuole annettere Gaza e l’West bank, crede di essere mosso da Dio”. Orsini dalla Berlinguer da acuto analista a Carta Bianca ha detto “se Israele manda gli aerei in Iran, glieli tirano giù 300-400 km prima che arrivino”. Anche da Floris a “Di martedì” se ne dicono parecchie. C’è larga licenza di sparare quando si parla di Israele perché nessuno o quasi ci capisce niente. Nei talk della RAI e della 7 ci si collega con parecchi corrispondenti che si aggirano tristi fra le rovine del Libano dimenticandosi che quelle sono le postazioni degli hezbollah che stanno bombardando Israele proprio adesso, e che là sotto ci sono lanciamissili e depositi di armi potenti, che sotto finte case di abitazione ci sono gallerie destinate a portare dentro Israele dal Libano una nuova strage di massa. Nei talk, spesso non si è mai notato la pioggia di missili quotidiana dopo i massacri, chi si accaparra De Magistris fa bingo quasi come se avesse l’Albanese, ma vanno forte anche Travaglio e i suoi, e Parsi è in gamba. Sulla 7 è un continuo attacco, forse vince Formigli. Fra gli interlocutori più appassionati, molti rappresentanti della sinistra istituzionale e di quella scatenata: Laura Boldrini, Marco Furfaro, Sandro Ruotolo, Nicola Frantoianni, Angelo Bonelli... È tutto OK, essere antisraeliani poi non vuol mica dire essere antisemiti, vero? Come non lo sai? Eppure, fra gli altri, anche Martin Luther King aveva detto il contrario, ma chi se ne importa, e non ti curare del fatto che la prova delle tre D (demonizzazione, delegittimazione, doppio standard) di Sharansky qui funziona benissimo. Il tg3 non è secondo a nessuno: quello on line ha recentemente dovuto cancellare un tweet in cui si sosteneva che l’immagine delle moglie di Sinwar in fuga con la borsa da milionari era un “tentativo di Israele di screditarne l’immagine” “dopo averlo reso un martire agli occhi di milioni di persone”.

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