Sei giornalisti di Jazeera con Hamas Analisi di Carlo Nicolato
Testata: Libero Data: 24 ottobre 2024 Pagina: 15 Autore: Carlo Nicolato Titolo: «Telecamera, fucile, bombe e lanciarazzi: sei giornalisti di Al Jazeera con Hamas»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 24/10/2024, pag. 15, con il titolo "Telecamera, fucile, bombe e lanciarazzi: sei giornalisti di Al Jazeera con Hamas", l'analisi di Carlo Nicolato.
Carlo Nicolato
Sei giornalisti di Al Jazeera, sei reporter sul fronte di guerra, erano in realtà terroristi di Hamas e della Jihad islamica palestinese. Lo afferma l’Idf israeliana che parla di documenti incontrovertibili ritrovati nella Striscia di Gaza, una sorta di organigramma in cui si citano nomi e cognomi, appartenenza e mansioni.
Dei “giornalisti” in questione, ognuno ricopriva una carica di un certo rilievo. Anas Al Sharif era a capo di una squadra lanciarazzi e membro di una compagnia nel Battaglione Nuseirat di Hamas; Alaa Salameh era vice capo dell’unità di propaganda del Battaglione Shaboura nella Jihad islamica; Hossam Shabat era cecchino nel Battaglione Beit Hanoun di Hamas; Ashraf Al Sarraj era membro del Battaglione Bureij della Jihad islamica; Ismail Abu Omar comandava una compagnia di addestramento nel Battaglione Khan Younis orientale ed è stato ferito in un raid aereo israeliano diversi mesi fa; mentre Talal Al Arrouqi era comandante di squadra nel Battaglione Nuseirat di Hamas. Al Jazeera respinge fermamente le accuse, ma non spiega che ci facessero i nomi dei suoi dipendenti sui documenti.
L’Idf peraltro a gennaio scorso aveva già eliminato un dipendente dell’emittente qatariota e un freelance accusati di essere terroristi. Il mese successivo un altro giornalista del canale, ferito in un altro attacco, era poi risultato vice comandante di compagnia di Hamas. A settembre Israele israeliano ha deciso la chiusura della redazione di Al Jazeera a Ramallah.
Bbc e altri media invece continuano a insistere che sotto l’ospedale Sahel a Beirut non sono stati trovati i lingotti e le banconote per un totale di mezzo miliardo di dollari dei quali aveva parlato il portavoce dell’IdfAvichay Adraee. Perfino il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin si è allineato sostenendo che il Pentagono non aveva visto prove della presenza di un bunker e del tesoro. Ma Adraee aveva anche suggerito di ispezionare gli scantinati di uno specifico edificio adiacente all’ospedale. Gli unici che ci hanno provato sono i giornalisti della tv libanese LBC, i quali hanno fatto sapere di non essere potuti entrare in quanto respinti da un gruppo di giovani che hanno loro impedito l’accesso. Il dubbio dunque rimane, se non addirittura la certezza che quanto riferito dall’Idf sia in qualche modo corrispondente al vero.
Altre certezze arrivano anche sulla morte del successore in pectore di Nasrallah. Israele aveva già riferito che Hashem Safieddine era morto in seguito a un mirato quanto devastante bombardamento nel sud di Beirut, ma la questione era rimasta in bilico fintanto che non lo ha confermato anche Hezbollah con un ritardo di tre settimane. Parente di Nasrallah, Safieddine aveva fatto parte del Jihad Council del gruppo, l'organismo responsabile delle sue operazioni militari ed era anche a capo del consiglio esecutivo, supervisionando gli affari finanziari e amministrativi di Hezbollah.
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