Macron è pericoloso Intervista di Danilo Ceccarelli
Testata: La Stampa Data: 17 ottobre 2024 Pagina: 15 Autore: Danilo Ceccarelli Titolo: «Gérard Unger: Macron è pericoloso. Israele non è un regalo delle Nazioni Unite»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 17/10/2024, a pag. 15, con il titolo "Gérard Unger: 'Macron è pericoloso. Israele non è un regalo delle Nazioni Unite'", l'intervista di Danilo Ceccarelli a Gérard Unger.
L'uscita di Emmanuel Macron è «eccessiva» perché «Israele è nato dalla volontà degli ebrei che vivevano in Palestina di creare uno Stato». Non usa troppi giri di parole Gérard Unger, vice-presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia (Crif) per descrivere le recenti dichiarazioni del presidente Emmanuel Macron, secondo il quale Benjamin Netanyahu «non deve dimenticare che il suo Paese è stato creato da una decisione dell'Onu». Una frase arrivata martedì durante il Consiglio dei ministri e riportata da alcuni testimoni citati dai media d'oltralpe, che ha provocato l'immediata risposta del premier israeliano, secondo il quale il suo Stato è nato «dalla vittoria ottenuta nella guerra di indipendenza con il sangue di combattenti eroici, tra cui molti sopravvissuti dell'Olocausto». Un botta e risposta che si è concluso martedì sera con una telefonata tra i due leader, che in questi ultimi tempi hanno rapporti sempre più tesi.
Come giudica le frasi di Macron?
«La storia del sionismo non risale al 1947, ma almeno a cinquant'anni prima, se non addirittura al 19esimo secolo. Israele non è stata creata da una decisione dell'Onu che attraverso una dichiarazione del 1947 prevedeva due Stati nella Palestina sotto mandato britannico. Già prima del 15 maggio del 1948, data della partenza delle truppe inglesi, erano scoppiati disordini con le truppe irregolari arabe. Poi sono arrivati gli scontri con gli eserciti regolari, essenzialmente quelli di Egitto e della Giordania. Non si può dimenticare la Guerra di indipendenza del 1948-1949 che ha portato alla vittoria gli israeliani, mentre gli Stati arabi hanno rifiutato il piano di condivisione ed erano pronti a distruggere Israele. Quella di Macron è quindi una dichiarazione maldestra e pericolosa».
Perché?
«Maldestra in quanto sottintende il fatto che l'Onu, avendo creato Israele, potrebbe tornare sui suoi passi. E pericolosa perché rimette in discussione in modo indiretto lo Stato israeliano. Tutto questo è molto sgradevole e non corrisponde alla situazione attuale. Macron continua a fare dichiarazioni inopportune.
Il 5 ottobre il presidente francese si era espresso contro l'invio di armi a Israele.
«Non era il più opportuno dei momenti per una simile affermazione. Questo è il minimo che si possa dire».
Quali sono secondo lei le ragioni di queste tensioni?
«I rapporti tra Macron e Netayahu sono peggiorati, questo è certo. Poi c'è il fatto che Israele ha attaccato Hezbollah in Libano, dove l'influenza francese ormai è diventata quasi inesistente».
Di certo non hanno aiutato gli spari delle forze israeliane contro l'Unifil.
«Certamente. Non credo che quegli attacchi siano stati condotti in modo intenzionale. Netanyahu forse vuole che i caschi blu se ne vadano, ma al momento la missione è in Libano e ci resterà. Quindi Macron non ha motivo di continuare a forzare la mano».
Sta di fatto che la reazioni di Netanyahu agli attacchi del 7 ottobre 2023 hanno suscitato disapprovazione in buona parte dell'opinione pubblica internazionale.
«Israele si difende. È un atteggiamento eccessivo, a Gaza ci sono stati oltre quaranta mila morti tra cui moltissimi civili ed è indubbio che sia un bilancio troppo pesante. Ma se Hamas non avesse attaccato non ci troveremmo in una simile situazione».
Pensa che le parole di Macron potrebbero avere effetti sull'ondata di antisemitismo che si sta registrando di questi tempi in tutta l'Europa?
«Di certo non sarà questo che metterà fine all'ondata di atti contro gli ebrei che stanno avvenendo in Francia. Ho visto che le parole di Macron sono state ben accolte da Rima Hassan, eurodeputata de La France Insoumise, partito della sinistra radicale».
La gauche più estrema è quindi responsabile nell'aumento dell'antisemitismo?
«Sono le sue dichiarazioni a renderla responsabile: presenta Hamas come un'organizzazione di resistenza e non terroristica e definisce quello che sta accadendo a Gaza come un genocidio. Di certo non è questa l'unica causa del fenomeno. Rappresenta però una parte della febbre che ha colpito alcuni strati dell'opinione pubblica francese».
È una situazione limitata alla Francia?
«No, riguarda anche altri Paesi occidentali. Ma qui l'estrema sinistra ha un'influenza più grande».
C'è però anche il Rassembement National di Marine Le Pen, che oggi si mostra come un sostenitore di Israele ma in passato, quando era guidato dal fondatore Jean-Marie, era apertamente antisemita.
«Lo abbiamo visto anche alle ultime elezioni legislative, quando sono uscite fuori foto di alcuni candidati con berretti delle SS naziste, mentre altri dicevano di non essere antisemiti perché il loro medico era ebreo. Certamente, o probabilmente, Marine Le Pen non è antisemita, così come buona parte dei dirigenti del suo partito. Questo però non impedisce il fatto che all'interno del Rassemblement ci siano delle mele marce. Noi non dimentichiamo il passato».
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