Riprendiamo da LIBERO di oggi, 17/10/2024, a pag. 14, con il titolo "Pronto l’attacco all’Iran. Teheran chiede aiuto all'ONU", la cronaca di Amedeo Ardenza.
Attaccare Israele si può, anzi si deve fare. Per il regime teocratico iraniano la guerra contro lo Stato ebraico, sempre indicato come entità sionista, è un obiettivo strategico. Ecco perché da decenni i burattinai al potere a Teheran allevano, crescono, addestrano e fomentano tutti i nemici di Israele senza badare a spese. Non pago delle stragi provocate da Hamas e da Hezbollah, quest’anno il regime degli ayatollah ha anche attaccato Israele direttamente e lo ha fatto due volte: una ad aprile e una a ottobre, adducendo peraltro ragioni «validissime».
La prima per vendicarsi di un attacco mirato israeliano su una palazzina attigua al consolato iraniano a Damasco nel quale persero la vita otto Guardiani della Rivoluzione, la seconda, a inizio mese, per vendicare gli Hezbollah falcidiati ora dal Mossad e ora dalle Israel Defense Forcers (Idf). Due piogge di droni, missili convenzionali e missili balistici che avrebbero potuto provocare stragi infinite di civili se Israele non fosse dotato di un’eccellente difesa aerea. Tentate carneficine in reazione a omicidi mirati di nemici dichiarati di Israele. E adesso che Gerusalemme si prepara a replicare fra i mille caveat imposti dal presidente degli Usa Joe Biden, l’Iran protesta. Anzi frigna, rivolgendosi alla “mamma” degli stati indipendenti: quelle Nazioni Unite la cui carta fondamentale vieta tanto l’uso quanto la minaccia della forza nelle relazioni internazionali, due attività nelle quali la Repubblica islamica eccelle. Così ieri il ministro degli Esteri di Teheran, Abbas Araghchi, ha telefonato al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, asserendo prima di avere fatto «tutti i tentativi possibili per preservare la pace e la stabilità nella regione» e poi aggiungendo l’immancabile minaccia: «L’Iran è pienamente pronto a dare una risposta decisa e deplorevole a qualsiasi avventurismo di Israele». Solo con il passare delle ore o dei giorni si saprà se e come Israele la farà pagare al nemico: «La nostra risposta sarà precisa, dolorosa e sorprendente», ha confermato ieri il ministro israeliano della Difesa Yoav Gallant. «Non abbiamo intenzione di sopportare una violazione della nostra sovranità e un tentativo di danneggiare i cittadini e le infrastrutture israeliane senza reagire». L’unica certezza è che in questa fase la guerra dei nervi la sta perdendo l’Iran.
In cambio della fornitura giorni fa a Israele del sistema antimissile Thaad, gli Usa avrebbero da parte loro ricevuto l’assicurazione che le Idf non colpirebbero né l’infrastruttura petrolifera né quella nucleare della Repubblica islamica, ma il condizionale è d’obbligo. Ieri l’Associated Press ha scritto che funzionari Usa hanno avvertito che le assicurazioni ricevute «non sono scolpite nella pietra e le circostanze potrebbero cambiare». Si inquieta intanto la Russia, acquirente di droni Made in Iran che poi utilizza contro l’Ucraina, con il viceministro degli Esteri Mikhail Bogdanov che ha ricordato come Mosca resti in contatto coi protagonisti nella regione.
Sul fronte delle operazioni militari, ieri Israele ha intercettato un missile sparato da Gaza contro il kibbutz Mefalsim nelle ore in cui faceva entrare nella Striscia 50 camion di aiuti umanitari in risposta a una sollecitazione Usa. Ieri le Idf hanno bombardato numerose obiettivi di Hezbollah nel sud del Libano – in una di queste azioni è rimasto ucciso il sindaco di Nabatiye – e nella Bekaa più a nord. La milizia sciita, da parte sua, ha tempestato di missili tutto il nord d’Israele.
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