Come al Corriere raccontano il Libano Cronaca di Andrea Nicastro
Testata: Corriere della Sera Data: 13 ottobre 2024 Pagina: 2 Autore: Andrea Nicastro Titolo: «Israele espande le operazioni. Ferito un altro soldato Unifil»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 13/10/2024, a pag. 2, con il titolo "Israele espande le operazioni. Ferito un altro soldato Unifil" la cronaca di Andrea Nicastro
Andrea Nicastro
Beirut Israele dichiara off limits un quarto del Libano. Qualunque cosa si muova verso il confine con Israele dalla citta di Sidone in giù, è da ieri un legittimo obiettivo militare.
Per gli abitanti di Gaza è ormai un’abitudine, ma ora anche i libanesi si sentono dire da Tel Aviv dove possono vivere o viaggiare. Questa volta il messaggio è diffuso via X del portavoce per i media arabi dell’Israel Defence Force e riguarda chiunque abiti appena sotto la città di Sidone. Grosso modo il 25% del Libano. Una zona molto più ampia di quella identificata nella Risoluzione dell’Onu 1701 che poneva il fiume Litani come limite dell’area smilitarizzata. Ora Israele vuole libero da civili e aperto alle sue operazioni militari tutto il territorio a sud del fiume Awali. C’è da aspettarsi una nuova ondata di sfollati interni.
«Per la vostra sicurezza dovete evacuare immediatamente dalle vostre case — si legge in arabo su X —. Residenti, vi chiediamo di spostarvi subito oltre il fiume Awali. Per assicurare la vostra salvezza dovete evacuare senza indugio. Attenzione: vi è proibito viaggiare verso sud, qualunque spostamento in quella direzione pone a rischio la vostra esistenza».
L’approccio israeliano all’invasione del Libano si sta adattando alle capacità del nemico. Messo un freno alle incursioni via terra dei primi giorni, l’esercito di Israele allarga l’area di controllo aereo in modo da isolare i combattenti di Hezbollah che continuano a tirare razzi e droni verso le città israeliane. Tra venerdì e sabato oltre 320. Secondo i media libanesi sono ora considerati obiettivi anche le ambulanze che Israele accusa di trasportare armi. Lo scopo sembra il lento strangolamento dei combattenti alla frontiera. Senza auto, carretti, motorini in viaggio verso Sud, prima o poi le riserve nei tunnel al confine finiranno e i miliziani saranno costretti a scappare. Ad aspettarli ci saranno droni ed aerei.
Per Tel Aviv è uno sforzo tecnico-militare colossale. L’area è grande almeno sei volte la Striscia di Gaza ed è spesso coperta di boschi. Il successo del blocco di qualsiasi movimento dipenderà soprattutto da centinaia di droni guidati dall’intelligenza artificiale in volo giorno e notte. La guerra rischia di essere lunga, tagliare le linee di rifornimento è l’opzione meno rischiosa per le vite dei soldati israeliani. Meglio non affrontare i guerriglieri sciiti in scontri ravvicinati.
Ieri, per il terzo giorno di fila, un soldato di pace del contingente Unifil schierato lungo la fascia di confine tra Israele e Libano è rimasto ferito. È di nazionalità indonesiana, come i primi due, ma questa volta non è chiaro quale sia stata la parte a ferirlo. Nelle prime due occasioni era chiara la responsabilità israeliana, in questo caso il casco blu sembra essere finito nel fuoco incrociato tra israeliani e miliziani sciiti. I combattimenti proseguono senza soste, dal cielo, da terra e dal mare. È tornato sul problema della presenza dei caschi blu nell’area del conflitto anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Non ci spostiamo dal Libano anche perché l’Onu ha deciso di rimanere. Però vogliamo veramente avere spiegazioni da Israele. L’inchiesta è una buona iniziativa, ma ci aspettiamo le scuse».
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