Ci sembra di sognare, o meglio, di avere un incubo. Meno di 48 ore prima della dolorosa commemorazione delle atrocità commesse dalle orde di Hamas il 7 ottobre 2023, Jean-Luc Mélenchon, leader di La France insoumise, venerdì scorso ha esortato a “mettere delle bandiere palestinesi ovunque sia possibile” il 7 ottobre. Sabato, 5 ottobre, in Francia, un “Comitato di emergenza Palestina” organizza manifestazioni a Parigi ed a Lione. Gli slogan: “Stop al genocidio”, “cessate immediatamente il fuoco”, “ fine del blocco” e “liberare la Palestina”.
A Londra, sono migliaia i cittadini britannici filo-palestinesi, sostenuti da esponenti politici, che hanno marciato per le strade della capitale britannica. Secondo il Telegraph, i manifestanti chiedono un cessate il fuoco immediato a Gaza e la fine dell'escalation del conflitto in Medio Oriente. Il gruppo, stimato in qualche migliaio di persone, portava bandiere palestinesi e cartelli che chiedevano di “liberare la Palestina” e ha marciato da Russell Square a Whitehall, dove sono stati tenuti dei discorsi. L'evento è stato organizzato da gruppi come la Palestine Solidarity Campaign , a cui hanno preso parte persone provenienti da tutto il Regno Unito.
La polizia ha istituito un cordone per separare questi manifestanti da un gruppo infinitamente più piccolo che sventolava la bandiera di Israele, ma anche quella della Gran Bretagna. Inoltre, sabato pomeriggio, dei sostenitori filo-palestinesi si sono riuniti nel centro di Edimburgo.
In Belgio, a Liegi viene organizzata una mobilitazione nazionale a sostegno del popolo palestinese per denunciare “il genocidio e sostenere la lotta del popolo palestinese.” Ma questo è solo un frammento dello scenario. In tutto il mondo sono in corso manifestazioni simili; ne sono previste altre per i prossimi giorni. Ed è proprio questo il momento in cui Emmanuel Macron ha scelto di imporre un embargo sulle armi per Israele. Il Capo dello Stato francese ritiene che “la priorità è ritornare ad una soluzione politica, smettere di fornire armi per portare avanti i combattimenti a Gaza”, aggiungendo che “la Francia non ne fornisce.” Il che non è del tutto corretto: le esportazioni francesi verso Israele rappresentano solo lo 0,2% delle esportazioni della Difesa, ma sono comunque 15 milioni di euro per forniture di armi e 34 milioni di euro per i cosiddetti beni “a duplice uso.” In ogni caso, Macron sta forse cercando di fare pressione sugli Stati che lo fanno, tra cui soprattutto gli Stati Uniti, affinché attuino un embargo sullo Stato ebraico? Avremmo voluto che il leader di questo grande Paese che è la Francia, ci spiegasse cosa intende quando parla di “ritorno ad una soluzione politica.” Dispone forse di informazioni che indichino che tale soluzione sarebbe possibile? Nel frattempo, secondo lui, la priorità sarebbe privare Israele dei mezzi per combattere, lasciare che Hamas continui a tenere gli ostaggi in condizioni disumane ed a contare sull'Iran per riarmarsi, riorganizzarsi e preparare nuovi attacchi contro lo Stato ebraico?