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Libero Rassegna Stampa
06.10.2024 Israele sa già dove colpire l’Iran
Cronaca di Mirko Molteni

Testata: Libero
Data: 06 ottobre 2024
Pagina: 5
Autore: Mirko Molteni
Titolo: «Israele sa già dove colpire l’Iran. Il 7 ottobre è la data simbolica»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 06/10/2024, a pag. 5 con il titolo "Israele sa già dove colpire l’Iran. Il 7 ottobre è la data simbolica" la cronaca di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni

I danni provocati dai missili iraniani. Non si sa quando partirà la rappresaglia israeliana (probabilmente il 7 ottobre, data simbolica), ma partirà. E i bersagli da colpire sono già stati selezionati.

Pare imminente un attacco aereo israeliano sull'Iran, coincidente (o quasi) con l'anniversario della strage perpetrata da Hamas il 7 ottobre 2023, all’origine dell’attuale conflitto.
La CNN ieri ha fatto trapelare indiscrezioni da «un alto funzionario del Dipartimento di Stato USA» secondo cui «Israele non ha dato all’America alcuna garanzia che non colpirà installazioni del programma nucleare iraniano». E ha aggiunto: «Difficile dire se lo Stato ebraico userà l’anniversario dell’attacco di Hamas. Penso vorrebbero evitarlo. Secondo la mia stima, se c’è qualcosa, sarà prima o dopo».

OBIETTIVI

Da giorni si attende una risposta israeliana ai missili iraniani del 1° ottobre. Inizialmente Washington preferiva «un raid su installazioni petrolifere, anziché atomiche». Ma il presidente Joe Biden ha rettificato: «Penserei ad alternative ai pozzi di petrolio». Se colpire centri nucleari porta l’incognita delle fughe radioattive, nel caso di pozzi o raffinerie, oltre all’inquinamento, si rischiano turbative del mercato globale del greggio.
È arrivato in Israele, per consultazioni, il comandante del Centcom, il comando USA per il Medio Oriente, generale Michael Kurilla. Media israeliani come Ynet hanno definito l'incursione «imminente» sulla base delle riunioni febbrili al ministero della Difesa israeliano.
Fra i bersagli dei caccia F-35I Adir israeliani ci sarebbero gli impianti d'arricchimento dell'uranio di Natanz e Fordow, scavati in bunker sotterranei, ma raggiungibili dalle bombe “bunker buster” fornite a Israele dagli americani, come la GBU-28 in grado di penetrare nel sottosuolo per 50 metri e forare 5 metri di cemento armato prima di esplodere. Fra altri obbiettivi, i reattori di ricerca di Teheran, Arak e Isfahan. Meno probabile la centrale di Busher, usata per produrre elettricità, a meno che non la si reputi un obbiettivo facile e poco protetto. Nel mirino anche Parchin, base militare che ospita ricerche per l'adattamento di un ordigno nucleare a una testata imbarcabile su missili e dotata di un efficiente detonatore. Senza contare le miniere di uranio, Israele ha l'imbarazzo della scelta.
E ancor più nel caso del settore petrolifero. Pozzi e giacimenti di gas sono raggruppati soprattutto nella parte occidentale dell'Iran, come anche le 8 principali raffinerie. Gli oleodotti, specie quelli che s'incrociano a Teheran da Tabriz, Isfahan e Arak, sono pure vistosi e vulnerabili.

ADDESTRAMENTO

Il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi, in visita in Siria, ha ammonito che «la nostra risposta a ogni aggressione israeliana sarà più forte e più dura». Ma l'aviazione di Gerusalemme da anni s'addestra a raid sui centri nucleari iraniani. I piani sono pronti a scattare in ogni momento.
Israele ha ampia esperienza in azioni simili. Nel 1981 i suoi caccia distrussero il reattore nucleare iracheno di Osirak, segnando la fine del sogno atomico di Saddam Hussein. Nel 2007 gli F-15 ebraici centrarono anche il reattore nucleare siriano di Dir Al Zur, a cui collaborava la Corea del Nord.
Azione appoggiata dal Mossad con spie sul terreno che illuminarono con laser i bersagli per le bombe a guida laser sganciate dagli aerei.

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