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Libero Rassegna Stampa
05.10.2024 Trump: L’atomica di Teheran andava distrutta subito
Cronaca di Mirko Molteni

Testata: Libero
Data: 05 ottobre 2024
Pagina: 5
Autore: Mirko Molteni
Titolo: ««Caschi blu spostatevi» Ma l’Onu dice no a Bibi Biden si oppone ai blitz sui giacimenti petroliferi»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/10/2024, a pag. 5 con il titolo "«Caschi blu spostatevi» Ma l’Onu dice no a Bibi. Biden si oppone ai blitz sui giacimenti petroliferi" la cronaca di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni

L'ONU si conferma dalla parte del terrorismo internazionale, schierando i caschi blu per intralciare l'esercito israeliano nella guerra contro Hezbollah. Trump ha dichiarato:"L'atomica di Teheran andava distrutta subito".

Nonostante appelli di Israele ai militari del contingente Unifil, schierato sul confine fra Libano e Israele, affinché lascino le posizioni, l’Onu ha ribadito che i caschi blu resteranno al loro posto. L’esercito dello Stato ebraico ha chiesto alla forza Onu, che nel conflitto Israele-Hezbollah può solo restare al riparo nei bunker, di «spostarsi 5 km dall'attuale linea per mantenere la propria incolumità». Ma l’Onu rifiuta il rischieramento. L’Unifil è composta da 10.000 militari. Il contingente italiano, schierato col nome Operazione Leonte, e che comprende elementi della Brigata di Fanteria Sassari, conta, esso solo, per il 10% del totale, con 1068 fra soldati e ufficiali. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha detto: «Ce ne stiamo occupando giorno e notte, come fossero nostri figli, con il ministro della Difesa Guido Crosetto e informando sempre il presidente del Consiglio». Ha proseguito il capo della Farnesina: «Al momento sono al sicuro, perché una delle prime cose che ho chiesto all’autorità israeliana è di evitare qualsiasi attacco nelle zone circostanti alla base italiana dell'Unifil. Abbiamo avuto risposta positiva». Le forze di difesa israeliane hanno fatto sapere che dall'inizio della penetrazione con truppe di terra «sono stati uccisi 250 miliziani Hezbollah e colpiti 2000 obbiettivi militari». Fra le ultime incursioni, un bombardamento aereo per totali 73 tonnellate di bombe sui bunker di Al Marijia, nel quartiere Dahiyeh di Beirut, sede dell'intelligence Hezbollah, in cui è stato ucciso il successore di Hassan Nasrallah, suo cugino Hashem Safieddine. Israele ha interrotto con bombe e crateri da 4 metri, la strada Siria-Libano sul valico di Masnaa, dove passa il contrabbando d'armi dirette a Hezbollah. Sempre sul confine siriano, caccia israeliani hanno distrutto un tunnel lungo 3,5 km, gestito dall'Unità 4400 di Hezbollah, che «consentiva trasferimento e stoccaggio di grandi quantità di armi». Frattanto, nei combattimenti terrestri sono stati uccisi ieri due soldati della Brigata Golani, mentre Hezbollah ha lanciato «70 razzi in un’ora» sulla Galilea.

IL RISVEGLIO DI GEAGEA

La recrudescenza della guerra e il fatto che il Libano sia ostaggio di Hezbollah, fanno emergere fratture nei delicati equilibri del paese. E ciò nonostante ieri il ministro degli esteri iraniano Abbas Araghchi sia arrivato a Beirut per incontrare il presidente del parlamento libanese Nabih Berri. Fra le aree attaccate da Israele ci sono anche zone come Tiro e Sidone, abitate da libanesi cristiano-maroniti, i quali non vogliono morire per bombe attirate dall’attività di Hezbollah. Così rialza la testa il partito cristiano-maronita Forze Libanesi, il cui capo storico Samir Geagea è sempre stato avversario del partito sciita. Ieri il partito di Geagea ha chiesto a Beirut «sessioni parlamentari a tempo indeterminato per eleggere un nuovo presidente, poiché Hezbollah continua a bloccare le elezioni». In Libano manca un presidente della repubblica da due anni. Il partito cristiano spiega: «Abbiamo pensato che la tragedia che il popolo libanese sta vivendo avrebbe spinto alcune figure, in particolare di Hezbollah, a rivedere le loro posizioni che hanno portato il Libano al punto in cui siamo oggi». Secondo l’agenzia Axios, l’America potrebbe profittare della crisi di Hezbollah per proporre un'alternativa all’asse Damasco-Teheran per stabilizzare il paese. Ci sarebbe «l’opportunità per ridurre l'influenza del gruppo terroristico sul sistema politico libanese ed eleggere un nuovo presidente che non sia alleato della milizia sciita». USA e Francia penserebbero, fra i possibili presidenti del Libano, al capo delle forze armate, generale Joseph Aoun. Intanto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant promette «nuove sorprese per Hezbollah».

YEMEN SOTTO TIRO

I pasdaran hanno dichiarato ieri che, se gli israeliani bombardassero impianti petroliferi, i loro ordigni centrerebbero «raffinerie e giacimenti di gas israeliani». Proprio ieri in serata, dalla Casa Bianca è giunto un nuovo no a Israele. Dopo essersi opposto a un blitz contro le infrastrutture nucleari iraniane, Joe Biden si è detto contrario anche ad attaccare giacimenti petroliferi dello Stato canaglia. Il motivo è comprensibile: non si vuole destabilizzare il settore del greggio mondiale ma, a questo punto, è inevitabile che Netanyahu agisca da solo. A meno che la Casa Bianca non riveda la sua opposizione al primo piano. E proprio riguardo al “no” del presidente americano a un attacco ai siti nucleari di Teheran, Donald Trump ha commentato: «È la cosa più folle che abbia mai sentito. Il nucleare è il rischio più grande che abbiamo. Fare una dichiarazione del tipo “per favore lasciate stare il loro nucleare”, non è la risposta giusta. Presto avranno armi nucleari e allora avremo dei problemi». Aerei americani e inglesi hanno bombardato basi degli sciiti Huthi dello Yemen, alleati dell'Iran. Un raid ha colpito a sud di Dhamar, sette attacchi si sono registrati sull’aeroporto di Hodeidah e sull’area di Al-Khathib e quattro sulla capitale Sanaa.

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