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Libero Rassegna Stampa
04.10.2024 Altro che corteo per la pace! E il PD tace
Commento di Daniele Capezzone

Testata: Libero
Data: 04 ottobre 2024
Pagina: 1/12
Autore: Daniele Capezzone
Titolo: «Altro che corteo per la pace! Va in scena l'esaltazione del 7 Ottobre e il PD tace»

Riprendiamo da LIBERO di oggi 04/10/2024, a pag. 1/12, con il titolo "Altro che corteo per la pace! Va in scena l'esaltazione del 7 Ottobre e il PD tace", il commento di Daniele Capezzone. 

Confessioni di un liberale. Daniele Capezzone al Caffè della Versiliana  Giovedì 14 luglio, ore 18:30 - Versiliana Festival
Daniele Capezzone

Fin dalle premesse, la manifestazione pro-Palestina indetta a Roma il 5 ottobre, si presenta come un'apologia del terrorismo. Non può essere considerata come una manifestazione "pacifica". Normalmente si deve garantire libertà di assemblea e di manifestazione per tutti, ma in questo caso è comprensibile il divieto della Questura. In tutto questo, il PD che dice? Muto come una tomba.

Qui a Libero ce lo siamo già detti nei giorni scorsi: come principio generale, non ci piace l’idea di vietare manifestazioni o comunque di comprimere per chiunque la possibilità di esprimersi: in primo luogo per quelli che sono più lontani da noi, per i nostri avversari culturali, inclusi i più detestabili.
Certo però, nella specifica occasione della manifestazione anti -Israele di domani, diventa complicato dare torto al ministero degli Interni e alla Questura di Roma, che hanno opposto argomenti tutt’altro che illiberali: l’atto di manifestare inneggiando esplicitamente a favore dell’eccidio del 7 ottobre ben difficilmente può essere presentato come “opinione pura”. Un’adunata convocata su quelle basi rappresenta di per sé (altro che free speech) un rischio concreto per l’ordine pubblico, anzi una quasi certezza di scontri e violenze.
Semmai, come questo giornale ha già scritto, la contraddizione ricade tutta sulle spalle della sinistra.
Da anni, quella parte politica ha votato e stravotato provvedimenti di compressione della libertà di opinione (leggi Mancino e simili), e anzi avrebbe auspicato perfino misure ancora più invasive e illiberali, a partire dalla chiusura di partiti e movimenti sgraditi: nella logicapensavano da quelle parti - secondo cui la bestia antisemita si sarebbe certamente ripresentata a destra, mica a casa loro.
E invece no: l’infezione è rispuntata a sinistra, cioè proprio dalla loro parte, nei loro movimenti, nei loro salotti, e in qualche caso nelle loro redazioni. E allora eccoli con le spalle al muro, inchiodati alle loro stesse contraddizioni: non dovrebbero avere difficoltà a invocare il rispetto delle norme restrittive che loro stessi avevano auspicato e caldeggiato. E però adesso - balbettando e farfugliando - tentano di indossare panni liberali e di appellarsi alla libertà di parola, concetto e valore che non hanno mai né difeso né promosso.
«W L’ECCIDIO!» Nei loro discorsetti di queste ore c’è una doppia mistificazione che è fin troppo facile da smascherare. La prima: cercano di presentare la manifestazione di domani come un evento “per la pace”. Ma quando mai? È sufficiente leggere l’orrido documento di convocazione per trovare scritto che «il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione». Chiaro, no? Altro che pacifisti con il fiore in bocca: qui siamo davanti a una esplicita esaltazione di un eccidio brutale.
La seconda: al massimo- ammettono - c’è un rischio di “infiltrazioni” violente nel corteo. Anche qui, sorridendo amaramente, si potrebbe replicare che è vero esattamente il contrario: sono stati proprio i convocatori, gli organizzatori del corteo, a scegliere una piattaforma estremista, di apologia del pogrom del 7 ottobre e dei suoi autori. Al massimo, quindi, sarebbero da considerare “infiltrati” degli eventuali onesti sostenitori non-violenti della causa palestinese: loro sì risulterebbero fuori posto, una specie di corpo estraneo, rispetto al documento e alle intenzioni della convocazione, cioè in mezzo ai cori pro Hamas.
IL RICATTO La verità è molto più banale e ci riporta alla crisi di fondo del Pd. La sinistra, per non perdere consenso, ha scherzato col fuoco, e molto semplicemente non è stata in grado di costruire consenso su una decorosa linea pro-Israele e pro-Occidente. Dunque, a questo punto, subisce lo strattonamento e il ricatto in primo luogo (sul piano politico-parlamentare) di Giuseppe Conte e del duo Bonelli-Fratoianni, e in secondo luogo (in piazza) da parte di una galassia di forze irresponsabili ed estremiste, che puntano a “qualificarsi” sabato proprio per il caos che saranno in grado di causare. Contro tutto questo, sarebbe servito un partito di sinistra responsabile in grado di fare argine, capace di dire alcuni chiari “no”. Questa forza non c’è, mentre il Pd si rivela ogni giorno fatalmente gregario delle componenti più avventuriste. E siccome, sempre nel Pd, i massimi dirigenti non sono stati in grado di pronunciare una sola sillaba per prendere le distanze dalla follia che sta per andare in scena a Roma, se le cose andranno male le responsabilità politiche ricadranno inevitabilmente anche su Largo del Nazareno e sulla fragilissima leadership di Elly Schlein, sempre più simile a un guscio di noce in balia delle onde.

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