Testata: La Stampa Data: 14 settembre 2024 Pagina: 4 Autore: Fabiana Magrì Titolo: «Israele, blitz segreto»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/09/2024, a pag. 4, con il titolo "Israele, blitz segreto", l'analisi di Fabiana Magrì.
Fabiana Magrì
Nessun bombardamento dal cielo avrebbe consentito di raggiungere le stanze più segrete e fortificate del centro sotterraneo di Studi e di Ricerche Scientifiche a Masyaf, nella regione siriana di Hama. E di attacchi aerei ce n'erano stati diversi, su quel sito dell'agenzia governativa che gli analisti ritengono impegnato nella ricerca e sviluppo di tecnologie e armi nucleari, biologiche, chimiche e missilistiche, compresi missili balistici e armi convenzionali avanzate.
Questa volta, hanno ritenuto i vertici militari israeliani, ci volevano le forze di terra. Con la copertura dei caccia, nella notte tra domenica e lunedì, i chopper hanno attraversato lo spazio aereo siriano. E dalle loro pance, si sono calati decine di commando delle forze d'élite. Quelle dell'aeronautica militare israeliana Shaldag, secondo le fonti della testata online Axios. Con i bombardamenti che hanno preceduto lo sbarco degli uomini, e con i droni durante l'avanzata dei soldati verso i bunker sotterranei, è stato impedito all'esercito siriano di inviare rinforzi nella zona.
La prima operazione di terra israeliana in anni recenti contro obiettivi iraniani in Siria è stata ricostruita dai media internazionali mettendo insieme le indiscrezioni degli organi di stampa statali siriani, dei post sui social di organizzazioni all'opposizione e di fonti diplomatiche e militari anonime in Occidente.
Nessun portavoce ufficiale israeliano - di Tsahal, del ministero della Difesa o dell'ufficio del Primo Ministro - ha risposto alle domande sull'operazione in Siria. Nessuno ne ha rivendicato il successo. Con 18 persone uccise e decine di feriti, Israele cerca di non provocare una rappresaglia da parte degli interessati o dei loro alleati. Per le fonti di Axios, tra le vittime del raid israeliano ci sarebbero sì guardie siriane sorprese nella struttura ma nessun iraniano o militante di Hezbollah. Israele - continua Barak Ravid della testata online statunitense - aveva informato in anticipo l'amministrazione Biden. E la Casa Bianca (che non ha risposto alla richiesta di un commento) non si sarebbe opposta all'operazione.
Le forze speciali hanno fatto saltare in aria il centro sotterraneo con gli esplosivi che avevano portato con sé. Infiltrati all'interno, hanno mandato in fumo materiali e macchinari sofisticati. Per distruggere il più possibile, certo. Ma «la portata di questa operazione - ha commentato l'ex funzionario dell'intelligence israeliana Avi Melamed - suggerisce che Israele cercasse qualcosa di più della semplice distruzione, mirando potenzialmente a informazioni sensibili e ad agenti dell'Irgc di alto livello». L'obiettivo secondario - di non secondaria importanza - sarebbe stato quindi acquisire intelligence sullo sviluppo delle armi di Hezbollah. La struttura stava producendo missili di precisione. Gli analisti temevano che, con un arsenale potenziato come quello, il Partito armato di Dio avrebbe potuto colpire obiettivi con maggiore precisione nel Nord di Israele.
Un fronte, quello al confine tra Israele e Libano, dove lo scambio di fuoco non si è mai interrotto dal giorno dopo il 7 ottobre, quando Hezbollah ha lanciato i suoi attacchi a sostegno di Hamas a Gaza. Sostegno per il quale il capo dei capi di Hamas, Yahya Sinwar, ha inviato una lettera di ringraziamento al leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. «Le vostre azioni benedette - ha scritto Sinwar, ricercato da Israele e nascosto a Gaza - hanno espresso la vostra solidarietà sui fronti dell'Asse della Resistenza, sostenendo e impegnandovi nella battaglia». Un nuovo ennesimo attacco con uno sciame di droni su una base militare a Sud-Est di Safed, in Galilea, è stato lanciato ieri dal gruppo armato sciita libanese. Preoccupati per le reazioni israeliane, anche i residenti libanesi nei villaggi di seconda linea - quelli leggermente a Nord del confine - hanno iniziato ad abbandonare le loro case. L'ha riferito il corrispondente locale della rete egiziana Al-Qahara.
Per inviare la propria opinione alla Stampa, telefonare 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante