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Libero Rassegna Stampa
08.09.2024 Usa: la polizia vota per Trump
Analisi di Carlo Nicolato

Testata: Libero
Data: 08 settembre 2024
Pagina: 14
Autore: Carlo Nicolato
Titolo: «Più rispetto per gli agenti. La polizia vota per Trump»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 08/09/2024, pag. 14, con il titolo "Più rispetto per gli agenti. La polizia vota per Trump", la cronaca di Carlo Nicolato. 

Carlo Nicolato
Carlo Nicolato

La polizia degli Usa preferisce Donald Trump. I Democratici hanno depotenziato le forze dell'ordine e, per motivi politici, hanno tollerato la criminalità nelle grandi città. 

L’elezione del presidente degli Stati Uniti d’America passa anche dal voto degli agenti di polizia. Non potrebbe essere altrimenti, dal momento che il numero dei cops in America sfiora quasi il milione di unità e che gli stessi godono ancora di largo credito tra la popolazione del Paese. Lo sa bene Kamala Harris, che venerdì scorso ha sbandierato il sostegno ricevuto da un centinaio di rappresentanti delle forze dell’ordine, i quali hanno sottoscritto una lettera congiunta inviata al Newsweek in cui spiegano che lei e Waltz sono «gli unici candidati di cui ci fidiamo per garantire la sicurezza delle nostre comunità».
Non certo casualmente, tuttavia, la lettera è stata pubblicata lo stesso giorno in cui l’ex presidente e candidato repubblicato Donald Trump aveva in programma di partecipare al board del Fraternal Order of Police (FOP), cioè il sindacato di polizia più grande del Paese, che già aveva appoggiato il tycoon nelle elezioni del 2016 e in quelle del 2017. Insomma, un evento irrinunciabile, tanto più che si è tenuto a Charlotte, nella Carolina del Nord, uno degli Stati in bilico in vista del voto del 5 novembre. Nessuna sorpresa: il sindacato, forte dei suoi 375mila iscritti, ha confermato l’endorsement, disorientando così il tentativo dell’ex procuratrice Harris di presentarsi quale candidata d’ordine, come è apparso evidente anche alla convention Dem dove tra gli ospiti sul palco c’erano anche un paio di sceriffi.
E se da una parte Trump ha ribadito che «riporteremo il rispetto della legge e l’ordine nel nostro Paese, e daremo agli eroi in divisa blu il rispetto che meritano», dall’altra il presidente nazionale del FOP Patrick Yoes ha rimarcato che «la sicurezza pubblica e la sicurezza dei confini saranno questioni importanti negli ultimi mesi di questa campagna. «I nostri membri hanno attentamente considerato le posizioni dei candidati sulle questioni e non ci sono dubbi su chi vogliono come presidente per i prossimi quattro anni: Donald J. Trump». Yoes ha spiegato che Trump «nell’estate del 2020 è stato al nostro fianco quando in pochi lo avrebbero fatto. Con il suo aiuto, abbiamo sconfitto il movimento “Defund the police” e, finalmente, stiamo assistendo a una diminuzione dei tassi di criminalità».
I media di sinistra si sono affrettati a sottolineare che l'endorsement dei poliziotti al tycoon è un controsenso in quanto, scrive ad esempio l’Huffington Post, Trump stesso è «un criminale condannato, che ha liberato dalla prigione un assassino di poliziotti successivamente condannato per l'aggressione per strangolamento della moglie, e che saluta, elogia e ha promesso di perdonare i terroristi interni condannati per l'aggressione agli agenti di polizia al Campidoglio degli Stati Uniti il 6 gennaio 2021». La testata si riferisce in particolare al caso di Jaime A. Davidson, di cui si è parlato molti in questi giorni sui giornali americani, la cui pena all’ergastolo per aver agevolato l’assassinio di un poliziotto durante una rapina nel 1991 era stata commutata da Trump il 20 gennaio del 2021, una delle 143 grazie rilasciate l’ultimo giorno della sua presidenza. Ma che due anni dopo essere uscito aveva maltrattato la moglie e forse aveva tentato di strangolarla. La Corte non ha creduto poi molto alla versione della donna, tanto che Davidson è stato condannato solo a tre mesi per violenza domestica.
Ma in realtà la chiave per capire la dichiarazione dei poliziotti a favore di Trump risiede proprio al movimento “Defund the police” citato dal leader del FOP, cioè quella corrente progressista che sostiene la rimozione dei fondi dai dipartimenti di polizia e la loro riassegnazione sorta durante le proteste del 2020 per la morte di George Floyd.
Ai tempi Kamala Harris si era schierata con le proteste e durante un’intervista radiofonica aveva sostenuto che «per troppo tempo le persone hanno confuso il raggiungimento della sicurezza pubblica con l'aumento del numero di poliziotti in strada» e che per tale motivo era arrivato il momento di «reindirizzare le risorse laddove sono necessarie per aiutare davvero le comunità a essere sane».
In un’altra intervista del 2019 la Harris aveva anche suggerito di rimuovere i poliziotti dalle scuole per combattere le «iniquità» razziali. Non sorprende dunque che la polizia se la sia in qualche modo legata al dito e che Trump, alla stessa riunione del Fop abbia poi definito Kamala una “defunder” . L’ex presidente peraltro ha denunciato che che da quando l'amministrazione Biden-Harris è salita al potere, i crimini violenti sono aumentati del 43%.
Ma per Trump c’è anche un altro motivo per esultare, cioè il rinvio della pena per quanto riguarda caso dei pagamenti in nero alla pornostar Stormy Daniels, prevista in precedenza il 18 settembre. Se ne parlerà invece ad elezioni concluse, il 26 novembre. Sul suo social Truth il tycoon ha ribadito che si tratta di «una caccia alle streghe» e chiede che il caso «sia annullato» in base alla sentenza della Corte Suprema americana sull’immunità.

 

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