Riprendiamo da LIBERO di oggi, 05/09/2024, a pag. 11, con il titolo "Sfilano per celebrare la strage di ebrei" il commento di Pietro De Leo.
Pietro De Leo
Il prossimo 7 ottobre i Giovani Palestinesi si preparano a sfilare a Roma per celebrare la "rivoluzione" di Gaza (nella foto, il loro manifesto). Rivoluzione: cioè il massacro di 1200 civili innocenti da parte di Hamas. Silenzio assordante da parte della sinistra: M5S e PD tacciono, quindi acconsentono.
«L’esilio della parola».
Espressione cruda e intelligente quella che fu coniata da Elie Wiesel, intellettuale di religione ebraica che conobbe le atrocità dei campi di sterminio. Si riferiva alla distorsione dei significati che puntualmente applicava la propaganda nazista.
L’esempio più orribile? Quella scritta sopra l’ingresso di Auschwitz, Arbeit macht frei, “il lavoro rende liberi”, quando invece lì dentro c’era solo totale negazione della libertà e distruzione di vita e dignità.
Quella stessa logica riemerge ottant’anni dopo a leggere il post con cui l’associazione “Giovani Palestinesi Italia” annuncia una manifestazione per il 5 ottobre prossimo, a Roma. «Il 7 ottobre 2023 è la data di una rivoluzione», è l’incipit.
Così, «rivoluzione», per descrivere quel deliberato atto di aggressione a cittadini indifesi, che sono stati uccisi, rapiti, brutalizzati. Donne, bambini, anziani. Addirittura utilizzando i “codici” della comunicazione degli occidentali per scuotere e ferire le opinioni pubbliche. Come il miliziano che uccise una donna anziana nel kibbutz di Nir Or. L’assassino, dopo averle tolto la vita, si impossessò dello smartphone della vittima, scattò delle foto e postò tutto su Facebook. E che dire delle immagini dei ragazzi rapiti nel deserto del Negev?
Placcati, strappati via dalla loro vita, caricati sui pick up e cacciati nel buio, costretti a un’orrida carcerazione, spesso uccisi, le ragazze stuprate. Già, stuprate. Anche su questo argomento che costituisce un’altra pagina terribile di questo anno, per qualcuno la parola va in esilio. Anzi, va in esilio ogni buonsenso.
È il caso dell’articolo del comico Daniele Luttazzi ieri sul Fatto Quotidiano. Titolo “Stupri di massa compiuti da Hamas: quante balle dobbiamo ancora leggere”. Basti riportare, a timbro della tesi sostenuta, il richiamo nel testo al “debunking” realizzato dal magazine online The Electronic Intifada, titolo che è di per sé già piena garanzia di totale oggettività e astensione da qualsivoglia condizionamento ideologico. «Non c’è alcuna prova credibile neppure di un solo caso di stupro, men che meno di stupri di massa, avvenuti il 7 ottobre». E ancora, «quanto ai video forniti da Israele di prigionieri palestinesi che confessano di aver commesso stupri, quelle confessioni sono state ottenute con la tortura: lo afferma l’associazione umanitaria Physicians for Humanb Right Israel; e la stessa polizia israeliana ammette di non aver trovato alcuna vittima di quei presunti stupri».
E allora torniamo indietro, al maggio scorso. Il Procuratore Capo del Tribunale Penale Internazionale emette un pronunciamento in cui ipotizza la commissione di crimini di guerra sia in capo ad Hamas, per l’attacco del 7 ottobre, sia Alcuni manifestanti aderenti ai Giovani palestinesi italiani durante un corteo pro Gaza degli scorsi mesi. Al centro, la locandina dell’evento promosso dal movimento proPal alla vigilia dell’anniversario della strage del 7 ottobre, seguito dal testo del post in cui, sui social, annuncia che l’appuntamento sarà a Roma. Il motto, scelto dai filo palestinesi è: «Un anno di resistenza, un anno di genocidio».
Fu un’iniziativa senz’altro discutibile nell'equiparazione dei due soggetti, ma che mandò in solluchero i proPal perché conteneva la richiesta al Tribunale di emettere mandati di cattura per il premier israeliano Benjamin Nethanyahu e per il ministro della difesa Yoav Gallant. Questa è la metà che piace a lorsignori, ignorando l’altra. Perché veniva proposta l’emissione del mandato di arresto anche per i leader di Hamas Yahya Sinwar, Mohammed Dief e Ismail Hanieh (a oggi è rimasto vivo solo il primo). E quali erano le accuse rivolte al versante terroristico?
«Sterminio», «presa di ostaggi» e, appunto, «stupro e altre forme di violenza sessuale».
D’altronde, ha scosso il mondo la denuncia del Forum delle Famiglie degli ostaggi (un movimento per nulla filogovernativo, anzi contesta animatamente il premier israeliano), esposta attraverso un video, sulla possibilità che molte delle donne rapite possano essere rimaste incinte a seguito di abusi dei loro carcerieri. E così parlava al giornale britannico Guardian, poche settimane dopo la mattanza del 7 ottobre, Renana Eitan la responsabile del reparto del centro medico Ichilon di Tel Aviv, a proposito dei primi rapiti che era stato possibile liberare: «La maggior parte degli ostaggi israeliani che sono stati rilasciati a novembre ha subito abusi fisici e mentali molto gravi». Addirittura tra di loro c’erano alcuni bambini, che durante il periodo di sequestro erano stati drogati con Benzodiazepine e Ketamina. È orribile sminuire o non riconoscere la barbarie in tutto questo. È ancor più orribile “celebrarlo” in una manifestazione, quella convocata dai “Giovani palestinesi Italia", che aggiungerà tonnellate di furore ideologico a quello già visto lo scorso anno: evocazioni della distruzione d’Israele, con la Palestina che vada «dal fiume al Mare».
Ieri, di fronte alla programmazione dell’iniziativa, la politica si è sollevata. Da Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli annuncia un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per chiedere «quali misure intenda adottare per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza». Da Forza Italia, la vicesegretaria nazionale Deborah Bergamini lancia l’allarme: «È grave che nei Paesi occidentali esistano dei movimenti organizzati che sostengono e promuovono tutto questo. Serve un argine democratico». Il deputato della Lega Paolo Formentini osserva: «È nostro dovere contrastare l'antisemitismo con la massima decisione». Dall’opposizione, molto netta nella condanna è Raffaella Paita, di Italia Viva: anche lei presenterà un’interrogazione.
E nel fioccare delle dichiarazioni, si scorge un certo silenzio di Partito democratico e Movimento 5 Stelle. Il nervo scoperto, come al solito.
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