Un israeliano viene ucciso e la moglia incinta ferita ma per l'Osservatore Romano è più importante raccogliere le accuse di Rantisi
Testata: L'Osservatore Romano Data: 29 agosto 2003 Pagina: 12 Autore: un giornalista Titolo: «Hamas respinge l'appello alla tregua lanciato dal Presidente dell'Ap Arafat»
West Bank, insediamento di Kochav Hashachar, presso Ramallah. Un israeliano viene ucciso e la moglie incinta gravemente ferita da un palestinese che ha aperto il fuoco contro l’auto su cui viaggiavano. Questo è un dettaglio per l’Osservatore Romano (http://www.vaticano.va/news_services/or/or_quo/text.html#4), che preferisce piuttosto raccogliere le dichiarazioni di Abdelaziz Rantisi, uno dei leader di Hamas gli occupanti hanno silurato la tregua con i loro assassini di donne, di bambini e di dirigenti politici. Non solo, si va oltre, si decide di dare spazio anche alla Lega Araba, che per bocca del Segretario generale, Amr Mussa, comunica che fermare le offensive di Israele potrebbe interrompere il ciclo delle violenze e aiutare il ritorno della tregua. Questo sul fronte di ciò che per l’Osservatore ha valore e ciò che non lo ha, visto che ha ritenuto bene evitare ogni spiegazione o dichiarazione delle autorità israeliane. Si prosegue nell’articolo di oggi, affermando che sul terreno, nel frattempo, la tensione non accenna a diminuire. Stamani l'esercito israeliano ha demolito l'abitazione di un attivista della Jihad islamica a Qabaatyah, nella Cisgiordania settentrionale. Lo hanno reso noto fonti della sicurezza palestinesi E le fonti israeliane? Sembra uno schema già visto, lo stesso del "massacro" di Jenin, la disinformazione raccontava ossessivamente di gente sepolta viva, nemmeno Israele fosse Pol Pot, di famiglie sotto le macerie. Solo dopo, ma ormai era tardi e il danno di immagine era già consumato, si è scoperta la verità. L’Osservatore Romano non trae alcuna lezione dagli errori del passato. Inoltre, i capi delle Chiese cristiane di Gerusalemme, hanno diffuso un comunicato stampa nel quale sostengono che "il muro di separazione intorno a Betlemme mette in serio pericolo la comunita' cristiana ed e' un grave ostacolo alla Road map, al processo di pace in Terra Santa". Non è una novità, in pochi comprendono gli effetti benefici che quel muro potrebbe portare alla sicurezza di Israele, argomento mai considerato dai suoi detrattori. Il punto è che le autorità cristiane hanno fatto anche sapere che "l'occupazione resta la radice del conflitto in corso e delle continue sofferenze in Terra Santa". Ah ecco, non è il terrorismo e lo stillicidio dei kamikaze a provocare una reazione legittima nello stato offeso, ma il contrario, è l’occupazione, l’ingiustizia sionista e la prevaricazione di Tsahal a rendere insostenibile la situazione. Anche questo, uno schema già visto, una cantilena già ascoltata. Invitiamo i nostri lettori a scrivere il loro parere alla redazione de L'Osservatore Romano. Cliccando sul link sottostante si aprirà un'e-mail già pronta per essere compilata e spedita.