Kamala parla e non dice nulla Analisi di Matteo Legnani
Testata: Libero Data: 31 agosto 2024 Pagina: 14 Autore: Matteo Legnani Titolo: «Kamala finalmente parla e non dice nulla»
Riprendiamo da LIBERO di oggi, 31/08/2024, a pag. 14, con il titolo "Kamala finalmente parla e non dice nulla" l'analisi di Matteo Legnani.
Da una che non dava intervista da quando, 39 giorni prima, Joe Biden ritirandosi l'aveva indicata come la candidata alla presidenza, ci si aspettava davvero di più.
Nella serata americana di giovedì, Kamala Harris (accompagnata dal candidato vice Tim Walz) è comparsa davanti alle telecamere della CNN per 27 minuti. E già alla prima domanda della giornalista Dana Bash, ha svicolato rispondendo «noi agiremo nell'interesse della classe media americana». E svicolato di nuovo quando la Bash le ha rifatto la stessa domanda due minuti dopo, terminato il pistolotto sulla classe media: «Noi vogliamo che l'America torni a guardare avanti».
Aquel punto la giornalista le ha fatto notare che una parte dell'America «vorrebbe invece guardare indietro, a quando con Trump costava meno fare la spesa e costava meno comprare casa». La Harris ha incassato il colpo ricordando come Biden abbia riportato l’inflazione sotto il 3%. Ma ha ovviamente evitato di dire che il 2,9% è un dato più alto di quello registrato in qualunque momento del mandato di Trump e sulla casa ha promesso un finanziamento di 25mila dollari alle famiglie in difficoltà, misura che se applicata costerà miliardi alle casse pubbliche Usa. Poi ha spiegato che con Trump si erano persi 10 milioni di posti di lavoro (falso, erano 20, ma c’era l'epidemia di Covid e in tutto il mondo le economie erano paralizzate), per dire che con Biden ne sono stati recuperati 16 (cioè in realtà 4 milioni meno di quelli prima esistenti).
Sull’ambiente ha ribadito il suo dietrofront rispetto al 2016, quando si disse contraria all'estrazione di petrolio tramite il sistema del fracking (tema, questo, molto sentito in uno degli swing State, la Pennsylvania), dicendo che «possiamo avere un'economia green anche procedendo con il fracking».
Come, non l’ha spiegato la Harris, visto che gli ambientalisti vedono il fracking (che consiste nell'estrarre il petrolio dalle rocce inserendovi liquidi ad altissima pressione) è visto dagli ambientalisti come la peste bubbonica. «Quindi, avanti con le Bideneconomics», le è stato chiesto? «Certo, ma faremo di più».
La continuità con quanto fatto negli ultimi tre anni e mezzo dal vecchio Joe presidente e da lei vice, la Harris l’ha ribadita anche in politica estera, a proposito del conflitto tra Israele e Hamas a Gaza, e sull'immigrazione, a proposito della quale è tornata a caldeggiare la legge che però il Senato a maggioranza democratica ha già bocciato al Congresso. In pratica, come ha sottolineato un quotidiano come il New York Times che pur in queste due ultime settimane aveva praticamente santificato Kamala, chi si attendeva una qualche presa di distanza rispetto a quanto fatto da Biden, è rimasto deluso, perché la Harris ha detto chiaro e tondo che non ci sarà.
Ha svicolato quando l'intervistatrice le ha ricordato le accuse che Trump le aveva rivolto di essersi identificata come nera solo avanti con l'età, per trarne vantaggio politico, replicando «prossima domanda, per favore» e anche sul fatto di essere una donna, la prima (dopo la bocciatura della Clinton) a poter diventare presidente, dicendo «sono candidata perché penso di essere la persona migliore per fare quel lavoro a vantaggio di tutti gli americani, al di là della razza e del genere» (ma i sondaggi la danno in forte difficoltà con l’elettorato maschile, e soprattutto quello nero).
Sedi Trump e di quel che il tycoon ha detto di lei ha preferito non parlare (ma col quale sarà costretta a confrontarsi il prossimo 10 settembre in diretta sulla Abc), la candidata democratica ha tuttavia rivelato la sua intenzione di inserire un esponente del partito repubblicano all’interno del suo gabinetto, se alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni ci andrà lei.
Mossa non nuova, visto che Obama si era scelto un segretario ai Trasporti del GOP (Ray LaHood) e prima di lui George W. Bush aveva messo nella stessa posizione il dem Norman Mineta, ma che fa intendere in che misura la Harris sia a caccia dei voti di quei repubblicani ai quali Trump è inviso.
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