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Libero Rassegna Stampa
29.08.2024 Israele all’attacco: in Cisgiordania eliminati 9 jihadisti
Cronaca di Amedeo Ardenza

Testata: Libero
Data: 29 agosto 2024
Pagina: 12
Autore: Amedeo Ardenza
Titolo: «Israele all'attacco in Cisgiordania: eliminati 9 jihadisti»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 29/08/2024, a pag. 12, con il titolo "Israele all'attacco in Cisgiordania: eliminati 9 jihadisti", la cronaca di Amedeo Ardenza

Raid a Tulkarem, città formalmente controllata dall'Autorità Palestinese, ma infestata di jihadisti. Sono stati eliminati 9 terroristi della Jihad Islamica Palestinese, ricercati per aver fabbricato la bomba fatta detonare a Tel Aviv

Festa a Rahat e guerra a Tulkarem. C’è contrasto fra le notizie che arrivano da Israele: Rahat, la città beduina del Neghev, ha festeggiato con tavole imbandite, musica, balli e cavalli il ritorno a casa del proprio figlio Farhan al-Qadi, il 52enne rapito il 7 ottobre da Hamas mentre lavorava in un kibbutz di Gaza. L’uomo è stato liberato lunedì dalle Israel Defense Forces (Idf) che lo hanno rintracciato in un tunnel nel sud della Striscia di Gaza. Nella sua città, l’uomo, che ha perso 20 chili nei dieci mesi di prigionia, ha potuto riabbracciare la madre novantenne e conoscere il suo undicesimo figlio, nato tre mesi dopo il rapimento del padre.
Tulkarem e Jenin sono invece due città della Samaria, nel nord della Cisgiordania.
Qua nella notte fra martedì e mercoledì le Idf e la Israeli Air Force (Iaf), coordinate dall’intelligence interna (lo Shin Bet), hanno condotto una delle più massicce operazioni antiterrore degli ultimi tempi. Non è certo la prima volta che le forze di sicurezza dello Stato ebraico intervengono contro obiettivi in queste città formalmente controllate dall’Autorità palestinese del presidente (laico) Abu Mazen ma di fatto focolai del Jihad islamico palestinese (Pij), un’altra sigla del terrore sostenuta dall’Iran. A fare la differenza questa volta è stato l’ingresso di centinaia di effettivi delle Idf sostenuti dalla copertura aerea della Iaf. Obiettivo dell’azione, un gruppo di terroristi nonché dei depositi di munizioni. Secondo i media israeliani, le Idf e le Iaf erano sulle tracce dei fabbricanti della bomba detonata a Tel Aviv lo scorso 18 agosto, quando un kamikaze si è lasciato esplodere nei pressi di una sinagoga nella Città Bianca. Nell’esplosione ha perso la vita il solo kamikaze mentre un passante è rimato ferito: secondo gli investigatori si è trattato di un attacco fallito forse dovuto all’esplosione anticipata dello zaino dell’uomo prima che lo stesso potesse raggiungere un’area densamente frequentata. Il pensiero degli israeliani è corso agli anni ’90 e ai primi anni 2000 segnati da una lunga serie di attacchi kamikaze nell’Israele storico da parte di terroristi in arrivo dalla Cisgiordania. Da cui la massiccia operazione di martedì notte: la Mezzaluna Rossa ha riferito di nove uomini eliminati nell’operazione condotta in tre diversi campi profughi e segnata da intensi scambi di arma da fuoco ed esplosioni. Ad arroventare il clima già torrido ha poi contribuito l’uscita del ministro degli Esteri di Gerusalemme, Israel Katz. Su X il ministro ha riferito che «le Idf stanno operando con forza dalla notte, nei campi profughi di Jenin e Tulkarem per contrastare l’infrastruttura terroristica allestita dall’Iran». Per poi aggiungere: «Israele deve prendersi cura della minaccia nel modo esatto in cui vengono curate le infrastrutture del terrore a Gaza, compresa l'evacuazione temporanea dei civili palestinesi e ogni altro passo necessario».
Restando nei Territori, ieri il Dipartimento di Stato e il Dipartimento del Tesoro deli Usa hanno annunciato nuove sanzioni contro la ong israeliana Hashomer Yosh che opera in Cisgiordania difendendo gli insediamenti israeliani non autorizzati dal governo e che è accusata di sostenere le azioni violente dei coloni estremisti contro i civili palestinesi. L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha reagito facendo sapere di considerare la questione «molto seriamente» e che il nodo del supporto alla ong, che ha ricevuto fondi pubblici, «è discusso intensamente con gli Stati Uniti».

 

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