Francesca Mannocchi: Mai Più non è solo uno slogan Diario di guerra di Deborah Fait
Testata: Informazione Corretta Data: 26 agosto 2024 Pagina: 1 Autore: Deborah Fait Titolo: «Francesca Mannocchi: Mai Più non è solo uno slogan»
Francesca Mannocchi: "Mai più" non è solo uno slogan Diario di guerra di Deborah Fait
Francesca Mannocchi, che scrive sulla Stampa, ce l’ha a morte con quelli che lei chiama “coloni”, cioè quegli ebrei israeliani che, con tutti i diritti, vivono in Samaria e che, da anni, devono difendersi dagli attacchi degli arabi della zona. Nell’articolo del 25/8 la giornalista riprende i fatti accaduti il 15 agosto, giorno in cui un gruppo di israeliani sarebbe andato a reclamare il loro diritto di vivere in santa pace. L’articolo, scritto con quintali di melassa, racconta la tragedia di Rashid che va a difendere dai ‘cattivi ebrei’ il suo villaggio, naturalmente disarmato, come Davide contro Golia, finché viene ucciso dai perfidi “coloni”. Poi la Mannocchi continua citando le parole di Waseen, il fratello di Rashid, racconta della moglie, sempre di Rashid, che mentre avveniva l’attacco, stava allattando la figlia di due anni. Si guarda bene dallo scrivere che da quel villaggio partivano gli attacchi terroristici a Tel Aviv e in altre città israeliane. Tra una melassata e l’altra, parla di almeno 1000 attacchi contro i poveri arabi della Cisgiordania, che in realtà risponde al nome di Giudea e Samaria, territorio occupato dai palestinesi. La Giordania nel 1947, illegalmente, li annesse sebbene fossero stati assegnati a Israele fin dal lontano 1922 con la famosa Conferenza di Sanremo, sempre attuale. Forse la Mannocchi non sa nemmeno cosa fosse questa conferenza, forse le viene in mente il Festival di Sanremo ma le confido un segreto: è tutt’altra cosa. Riporto le parole di Marcello Cicchese sulla risoluzione di Sanremo approvata dalla Lega delle Nazioni: “Dal 19 al 26 aprile 1920 si svolse a San Remo, nel Castello Devanchan, la cosiddetta Conferenza di Pace dei vincitori della prima Guerra Mondiale. Si trattava di decidere la sorte dei territori che erano appartenuti allo scomparso Impero Ottomano. Il Consiglio Supremo della Conferenza decise di conferire alla Gran Bretagna il Mandato per la Palestina, con il preciso compito di dare esecuzione alla Dichiarazione di Balfour del 1917, con la quale la Gran Bretagna si era dichiarata favorevole alla costituzione per il popolo ebraico di una "national home" in Palestina. La deliberazione internazionale presa in quella sede fu ratificata in seguito dalla Lega delle Nazioni nel 1922, e può considerarsi quindi come il primo riconoscimento ufficiale del futuro Stato ebraico” Naturalmente il Mandato Britannico per la Palestina comprendeva Giudea e Samaria che sono da sempre il cuore del popolo ebraico. Quando nel 1947 la Giordania occupò quei territori si premurò di cacciarne gli ebrei per sostituirli con popolazioni arabe che da allora occuparono parte del loro tempo ad aggredire gli ebrei che, teste dure, nel frattempo eraano tornati nelle loro terre, non solo terre dei loro avi, ma quelle assegnate loro dalla Nazione Unite. Perciò invito la signora Mannocchi a usare meno melassa e più cognizioni storiche e più simmetria nei suoi commenti. Gli ebrei di quei territori devono dormire con le armi sotto il cuscino da sempre e, dopo decenni di attacchi da parte araba, si sono giustamente rotti le palle. Certo, non è etico farsi giustizia da soli ma, sappia che l’impunità non esiste. Quando degli ebrei vengono giudicati colpevoli subiscono un processo e finiscono in galera. I palestinesi assassini, al contrario, vengono considerati eroi da venerare e da cui prendere esempio e, se muoiono, diventano martiri pronti per le 72 vergini che li aspettano nel paradiso di Allah. Mi permetto di ricordare a Francesca Mannocchi che, dopo le stragi palestinesi del 7 Ottobre, gli arabi di Giudea e Samaria hanno incominciato una delle loro ennesime rivolte con attentati anche all’interno di Israele e che Jid, il villaggio che lei nomina ogni volta che può, non è altro che un covo di terroristi. Lei pianga pure il suo Rashid ma si ricordi che, lui e tutti gli abitanti arabi dei “territori israeliani” occupati, il 7 Ottobre hanno fatto festa, urlavano per le strade, mangiavano bakhlavà alla faccia delle migliaia di israeliani, ebrei e non ebrei, adulti e bambini, giovani donne e vecchi, trucidati, torturati, macellati dai loro fratelli di Gaza. Concludo ricordando alla giornalista che esistono due realtà, una, il popolo israeliano, che da sempre anela alla pace e che non ha mai incominciato una guerra, e la seconda, gli arabi palestinesi che hanno un solo e unico obiettivo: la scomparsa violenta dello stato di Israele con tutti i suoi abitanti gettati in mare. Cioè una seconda e definitiva Shoah. Ci faccia un pensierino e torni alla realtà: Israele non si farà mai e poi mai cancellare dalla mappa del mondo e per questo si difenderà con le unghie e con i denti perché quel “Mai Più” non è solo uno slogan.