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Il Giornale Rassegna Stampa
26.08.2024 Colpire per primi, la lezione di Bibi: mai più in letargo come il 7 ottobre
Commento di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 26 agosto 2024
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Colpire per primi, la lezione di Bibi: mai più in letargo come il 7 ottobre»

Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 26/08/2024 a pag. 12 il commento di Fiamma Nirenstein con il titolo: "Colpire per primi, la lezione di Bibi: mai più in letargo come il 7 ottobre".


Fiamma Nirenstein

Raid israeliano in Libano. Israele non ha atteso di essere attaccato. Quando era chiaro che Hezbollah stesse per lanciare, ha fatto alzare in volo gli aerei e ha distrutto tutte le rampe dei missili. Netanyahu ha appreso la lezione del 7 Ottobre.

Dov’è l’aviazione? Questa fu la tragica domanda che ieri non si è dovuta ripetere: chi ricorda minuto per minuto, come la cronista, il 7 di ottobre, non può dimenticare che dall’attimo in cui i missili di Hamas cominciarono ad avventarsi in misura molto superiore al solito sul sud di Israele, lo sguardo disperato di tutti, mentre crescevano le notizie di morte, rimase puntato verso il cielo in attesa dei caccia israeliani. Si aspettava che stanassero, che distruggessero finalmente i lanciamissili, che bombardassero le migliaia di invasori e le loro retrovie e coprissero l’ingresso dell’esercito. Non accadde. La desolazione del cielo silente contro il rimbombo dei missili di Hamas fu lo sfondo della rovina.

Stavolta, invece, Israele ha levato in volo i suoi caccia, in numero elevato, impressionante, si dice cento, prima del disastro, in un’azione preventiva. Alle cinque Israele si è svegliata con quel continuo ronzare nel cielo. Già il 14 di aprile di fronte all’attacco iraniano i missili di Teheran erano stati bloccati oltre che da “Kipat Barzel”, dagli F35; il 19 luglio all’attacco dei Houty si è risposto levando in volo gli aerei che ne hanno bombardato Hodeida a 1800 chilometri di distanza. Due risposte agli attacchi nemici, un risveglio evidente dal letargo mortale del 7 ottobre. Ma stavolta Israele ha fatto di meglio, l’attacco è stato preventivo, ed è seguito a una formidabile quantità di informazioni del Mossad: dove erano i missili (3000, mai alzatisi in volo), quando avrebbero sparato, cosa intendevano colpire, tutto da dentro le mura di Nasrallah e la sua operazione di vendetta per il suo capo di stato maggiore, Fuad Shukra, un fratello per lui.

Forse solo ieri Nasrallah, che com’era ovvio ha vantato la riuscita della sua operazione fallita, si è reso conto accorto di quanto gli serviva davvero quel suo vice esperto di armi, di terrorismo ben mirato, di strategia per distruggere Israele, il capo della tortura post 7 ottobre contro il Nord di Israele. Netanyahu ha bloccato la vendetta e il duplice obiettivo principe di Hezbollah nella guerra continua a fianco di Hamas: il centro di Tel Aviv, addirittura al sancta sanctorum della guerra, la Kirya, la bocca del sotterraneo in cui in guerra si riunisce il gabinetto di Netanyahu; e, si dice, la base del Mossad di Glilot. Niente di tutto questo è stato realizzato: Israele invece di lasciarsi attaccare e poi rispondere, come ha fatto fino ad ora, ha innovato e quindi attaccato.

Niente più 7 di ottobre, che i nemici smettano di sognare la sorpresa che può avviare la distruzione dello Stato Ebraico: questo è il messaggio. Non si tratta di una mossa strategica definitiva, Netanyahu mentre ha deciso di muoversi con baldanzosità e decisione, proprio come nella vicenda di Rafah ha fatto solo quello che era indispensabile, senza dimenticare che giorno dopo giorno dai Boeing 744 seguitano a venir scaricati equipaggiamenti e armi indispensabili, e che in Florida nel comitato centrale del Centcom egli siede con gli USA, ma anche col Kuwait e i Sauditi. “Non è la fine del capitolo” ha detto però Netanyahu. Sa che la calma è momentanea, e che non è certo pace quella di un nord tutto sgombro dai suoi cittadini, con città come Kiriat Shmona e i kibbutz vuoti; i bambini non andranno a scuola il primo di settembre, le famiglie sono sparse per gli alberghi di tutta Israele non hanno più casa ne lavoro.

Ma Israele fa i conti con il problema di tutti i problemi, quello che affronta ancora combattendo da dieci mesi a Gaza mentre Sinwar preferisce la distruzione definitiva alla restituzione dei rapiti: l’odio, l’antisemitismo con radici religiose che è diventato l’ordine dell’Iran ai suoi di distruggere comunque Israele, e di attaccare l’Occidente. In qualsiasi situazione, che sia o non sia conveniente. L’Iran cova il suo progetto di bomba atomica e profitta della protezione russa e cinese, lo Yemen si prepara, Nasrallah li ha chiamati a agire quanto prima: ma la grande coalizione inventata da Qassem Soleimani adesso almeno sa che gli aerei di Israele si alzano in volo, e che Netanyahu darà l’ordine.     

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