Benny Morris finito a Haaretz, leggere cosa dice per non dargli più retta Intervista di Lorenzo Cremonesi
Testata: Corriere della Sera Data: 25 agosto 2024 Pagina: 5 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: ««Netanyahu pensa soltanto al potere, ma sotto di lui non funziona nulla»»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 25/08/2024, a pag. 5, con il titolo ''Netanyahu pensa soltanto al potere, ma sotto di lui non funziona nulla" l'intervista di Lorenzo Cremonesi a Benny Morris
Lorenzo Cremonesi
«Altro che Winston Churchill d’Israele! La storia giudicherà Benjamin “Bibi” Netanyahu come il peggior primo ministro del nostro Paese dalla sua nascita nel 1948 in poi», scrive lo storico Benny Morris sul quotidiano Haaretz e lo ripete in questa intervista al Corriere . Parole durissime contro l’attuale premier, che è diventato il più longevo nella storia dello Stato e oggi anche il più controverso.
Netanyahu ama farsi fotografare con i libri di Churchill tra le mani: una pia illusione?
«È il premier più corrotto, più incompetente, più dannoso, più pericoloso per noi. Utilizza i fondi dello Stato per lo champagne, per farsi le ville con piscina a Gerusalemme, per corrompere chi gli sta attorno. Ma la sua incompetenza è emersa gravissima e tragica dal 7 ottobre scorso. Nessun eventuale successo potrà mai cancellare le sue responsabilità per non avere evitato l’attacco di Hamas pur avendo a disposizione tutti i mezzi per farlo».
Cosa non funziona?
«Tutto. Sotto di lui non funzionano i servizi d’informazione, l’esercito, le sue unità speciali fanno acqua da tutte le parti. Possibile che l’esercito più forte del Medio Oriente non riesca a battere i 30.000 combattenti di Hamas a Gaza? La triste verità resta che in 10 mesi siamo stati battuti da una piccola organizzazione terroristica».
Cosa lo differenzia da Churchill?
«Netanyahu è un cinico pragmatico attaccato al potere, pronto a tutto pur di non perderlo. Churchill era un leader che pensava al bene del Paese in nome di alcuni principi. Bibi non ha alcuna ideologia, se non quella di restare al timone».
Tanti qui dicono che oggi Israele si comporta da forte col pugno di ferro contro i deboli palestinesi a Gaza e invece da pavido contro i molto più forti apparati militari iraniani e di Hezbollah in Libano…
«Sì, certo. Il nostro stato maggiore sembra incapace di combattere contemporaneamente su due fronti. Hanno ucciso forse metà dei combattenti di Hamas, ma nel frattempo il suo leader Sinwar è riuscito a reclutarne altrettanti. Ciò significa che sino a quando lui sarà in vita si dirà vittorioso e noi avremo perso la guerra: al primo cessate il fuoco lui ricostruirà Hamas in breve tempo più forte di prima. Con Hezbollah la storia è molto diversa, sono un’organizzazione molto più forte, dispongono di oltre 150.000 tra missili e proiettili pesanti. Per vincerli Israele deve invadere il Libano con le truppe di terra, occorre lanciare una vera e propria guerra su larga scala con missili che cadono su Tel Aviv».
E se domani Israele riuscisse ad assassinare Sinwar?
«Sarebbe una svolta. Molti combattenti di Hamas si arrenderebbero. Bibi la presenterebbe come la sua grande vittoria personale e potrebbe pensare di indire elezioni per approfittarne. Ma nel frattempo scatterebbe la guerra con Hezbollah e dunque le elezioni verrebbero ancora una volta posticipate».
Però Netanyahu non è solo: ci sono l’esercito, i servizi, gli organi dello Stato…
«Lui riesce a controllarli. Per qualche motivo non sembra che l’esercito sia in grado di evitare la sua interferenza. Dal ministro della Difesa, ai capi del Mossad, nessuno riesce a fermare o modificare le sue scelte. Perché Bibi, al contrario di Churchill, è un mago nel procrastinare, non sceglie quasi mai, perde tempo, causando danni incommensurabili. Ma questa è una democrazia, Bibi possiede una maggioranza di 64 seggi su 120, nessuno può deporlo».
La sua popolarità non rappresenta un problema?
«Un problema terribile e ci dice tanto della nuova Israele. Gli elettori di Bibi sono una maggioranza parecchio ignorante, ricordano i sostenitori di Trump negli Stati Uniti. Israele sta vivendo i dilemmi ormai classici delle democrazie occidentali malate e minacciate dai populismi. Ci rifletteva anche Platone: che fare quando la maggioranza fa scelte profondamente sbagliate? In Israele, tra l’altro, cresce il radicalismo religioso e messianico».
Lei crede ancora che Israele debba attaccare l’Iran?
«Si, deve approfittare di questa guerra per porre fine al progetto nucleare iraniano».
Il prossimo libro?
«I crimini di guerra commessi da arabi e israeliani nel conflitto del 1948».
Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante