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Libero Rassegna Stampa
13.08.2024 Borrell attacca Israele
Cronaca di Maurizio Stefanini

Testata: Libero
Data: 13 agosto 2024
Pagina: 12
Autore: Maurizio Stefanini
Titolo: «L'ultima sparata di Borrell: Sanzioni contro Gerusalemme. E che passione per Teheran...»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 13/08/2024, a pag. 12, con il titolo "L'ultima sparata di Borrell: Sanzioni contro Gerusalemme. E che passione per Teheran... " l'analisi di Maurizio Stefanini.

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Maurizio Stefanini

Josep Borrell, quando Israele è sotto attacco, propone sanzioni contro ... Israele. Per punire i due ministri Ben Gvir e Smotrich. «Feroce con Israele, affettuoso con l’Iran», lo definiva la stampa israeliana al momento della nomina ad Alto rappresentante UE. E in effetti aveva ragione.

A 22 anni andò a lavorare in un kibbutz, in un’epoca in cui tra la Spagna franchista e Israele neanche c’erano relazioni diplomatiche. Figlio di un fornaio catalano il cui padre pure fornaio era tornato dall’Argentina, laurea in ingegneria aeronautica, Josep Borrell in quell’estate del 1969 nel kibbutz di Gal On, nel Negev, conobbe pure l’ebrea francese Caroline Mayeur, che divenne sua moglie. In seguito Josep ottenne un PhD in Economia alla Università Complutense di Madrid, un master in matematica applicata alla Stanford University di Palo Alto e dottorato in Economia dell’Energia presso l’Istituto Francese del Petrolio di Parigi, il futuro leader dell'opposizione spagnola, presidente del Parlamento europeo, ministro degli Esteri spagnolo e infine alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza divenne deputato socialista proprio in quel 1986 in cui il governo socialista di Felipe Gonzalez stabilì infine relazioni ufficiali con Israele.
Ma quattro anni dopo divorziò da Caroline. E nel 2019 quando Borrel si apprestò ad assumere la guida della politica estera della Ue al posto di Federica Mogherini, proprio dallo Stato ebraico arrivarono segnali di allarme su quell'ex-volontario di un kibbutz e marito di una ebrea.
«Feroce con Israele, affettuoso con l’Iran» fu il tenore dei commenti di cui si fece eco un articolo del quotidiano Israel Hayom.

BEN-GVIR E SMOTRICH

Da allora sono passati cinque anni, ma la sensazione di allarme sembra confermata dalla richiesta di sanzioni contro due ministri israeliani da lui suggerita. Si tratta dei ministri per la Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, e delle Finanze Bezalel Smotrich, entrambi leader di partiti religiosi. Ben-Gvir in un post sul suo profilo X ha criticato la strategia dei negoziati incoraggiata dagli Stati Uniti e dai principali Paesi della regione, perché Hamas «deve continuare a essere calpestato fino a che non si arrenderà completamente». Per farlo, lo Stato ebraico dovrebbe «fermare il trasferimento di aiuti umanitari e carburante a Gaza finché tutti i nostri rapiti non saranno tornati a casa».
Dichiarazioni che ricalcano quelle fatte a più riprese da Smotrich, «Come le sinistre dichiarazioni del ministro Smotrich, questo è un incitamento a crimini di guerra», ha commentato Borrell, suggerendo di fissare in agenda un aggiornamento del regime di sanzioni europee per colpire i due ministri. Il capo della diplomazia europea ha esortato un’altra volta il governo israeliano a «prendere inequivocabilmente le distanze da queste incitazioni a commettere crimini di guerra» ed a «impegnarsi in buona fede nei negoziati facilitati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un cessate il fuoco immediato» a Gaza.
Ma già nel 2018 aveva affermato che la Spagna era pronta a riconoscere lo “Stato palestinese” anche in modo unilaterale, se l’Unione Europea non avesse preso una decisione unanime in materia. In un articolo d’opinione pubblicato sul quotidiano spagnolo La República nel maggio 2018 aveva condannato Israele per la sua risposta ai disordini al confine con Gaza durante il 70° anniversario dello Stato ebraico e l’apertura dell’ambasciata degli Stati Uniti a Gerusalemme. E durante il suo mandato di Ministero degli Esteri su Twitter in occasione del quarantesimo anniversario della Rivoluzione islamica scrisse: «il tasso di alfabetizzazione era del 35%. Adesso è all’84%. Nel 1980, il 5% delle donne occupate erano studentesse universitarie. Adesso lo è il 47%, ma solo il 16% della forza lavoro è femminile e il tasso di disoccupazione femminile è il doppio di quello maschile...
L’Iran è un Paese chiave nella regione del Medio Oriente.
Ha avuto un ruolo essenziale nella guerra in Siria, aiutando Assad mentre gli americani si ritiravano... Mantiene una forte concorrenza con l’Arabia Saudita, paese produttore di petrolio ma arabo e sunnita, mentre il regime di Teheran è sciita, come si vede in la guerra in Yemen... 40 anni dopo il Vietnam... L'Iran rimane un'ossessione per il governo degli Stati Uniti... Sicuramente l'Iran potrà sopravvivere alle sanzioni se Trump non verrà rieletto. Altrimenti il regime potrebbe riattivare il programma nucleare per scopi militari e moltiplicare i suoi interventi nella regione».

NIENTE DI NUOVO

Interrogato durante un’intervista al sito di notizie americano Politico sugli appelli di Teheran a distruggere Israele, Borrell rispose: «L’Iran vuole cancellare Israele dalla mappa geografica, non c’è niente di nuovo in questo. Dobbiamo convivercene».

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